24 maggio. Marostica.
Ieri era autunno e oggi, improvvisamente, giugno. Marostica è la città delle ciliegie. Per strada, a ogni piazzola sassosa, ad ogni viottolo che si inoltra nella campagna c’è un ambulante con le cassette piene di frutti rossi.
E ciliegi. E poi queste nuvole che si strappano sull’azzurro del cielo.
Gli alpini in piazza degli scacchi suonano l’inno italiano.
Marostica è uno strano giro di boa. Cominciano le montagne dell’ultima settimana e oggi si sale a Madonna di Campiglio. Ho sentito che qualcuno non ci sarebbe andato perché quel posto ricorda troppo l’umiliazione ingiusta di Marco. Forse è vero. Eppure tutti i luoghi si meritano un riscatto, come lo meriterebbero le persone, soprattutto quelle accusate ingiustamente o con troppa crudeltà da una società incapace di essere obiettiva.
Qualcuno sì, qualcuno no. Due pesi due misure. È tipico. E anche il ciclismo, a volte, incappa in tutto questo.
Anche oggi. Dove si decide in modo strano chi entra e chi no. Certe ingiustizie velate da buonismo non le ho mai sopportate. Ma non su di me, sugli altri. E’ sugli altri che mi fa più rabbia. Son così fin da bambina. E forse non basteranno i chilometri, i viaggi, sui treni, sugli autobus ad affievolire questa ribellione.
Fortuna che, tra tutte le cerimonie, il cuore di tutto rimangono i corridori. Quelli che sorridono e hanno il tempo di fermarsi a firmare autografi, a chiederti come stai. Loro che dovranno patire la montagna, che stasera avranno le gambe spezzate e sanno che lassù ci sarà un solo re, gli altri avranno fatto fatica e basta. Fatica.
“Sonny, per te la fatica in bicicletta è poesia” c’era scritto su una maglia dei tanti fans club che gironzolavano oggi tra i pullman.
Sono poche le cose che servono a questo sport per restare davvero nel cuore della gente: il sorriso alla partenza, anche solo un sorriso, e la smorfia di fatica all’arrivo.
Tutto questo procura amore. Quello vero.
Il resto è come quelle catenine che sembrano d’oro ma in realtà sono solo bagnate. Basta solo un po’ di sudore e ritornano quello che erano. Latta. Come quelle ammucchiate nei cestini troppo pieni dopo il passaggio del Giro.