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Giorno del ricordo delle Foibe, il dovere di non dimenticare

Creato il 10 febbraio 2016 da Mrinvest

Oggi si celebra il giorno del ricordo delle Foibe, per non dimenticare i martiri del comunismo nazionalista di Tito. E, come al solito, si scatenano le polemiche.

Giorno del ricordo delle Foibe

Recupero di resti umani dalla foiba di Vines, località Faraguni, presso Albona d’Istria, negli ultimi mesi del 1943

Oggi si celebrano i massacri delle foibe Titine. E, come avviene ormai dal 2004, anno in cui fu istituito per legge il giorno del ricordo delle foibe, le polemiche si scatenano sia sui social che sulla stampa ufficiale.

Contrariamente a quanto, giustamente, avviene per il 27 gennaio, giorno della memoria della Shoah – quando radio, televisioni e giornali con lo slogan “per non dimenticare” non parlano altro che dell’eccidio degli ebrei da parte dei nazisti – il 10 febbraio, giorno del ricordo delle foibe, sembra quasi che si debba chiedere scusa se si vuole onorare la memoria di decine di migliaia di persone. Persone massacrate dalle truppe comuniste di Tito per il solo fatto di essere italiane e, soprattutto, anticomuniste.

Il silenzio di una parte politica.

Per oltre sessant’anni su questa triste vicenda è stato steso un velo di silenzio e di omertà, solo perché a commettere questo eccidio erano stati dei comunisti. E per decenni la verità è stata tenuta nascosta dalla politica cattocomunista dei governi italiani.
Ancora oggi non si è in grado di sapere quante siano state esattamente le vittime di questo crimine e molti osservatori e studiosi delle foibe pensano che molta documentazione di quella verità sia secretata e ancora nascosta negli archivi dell’ex PCI.

La memoria storica dei sopravvissuti è particolarmente viva soprattutto nella zona che va da Trieste a Gorizia, dall’Istria alla Dalmazia ed in generale in tutta la Venezia Giulia e indica, nelle zone dove erano situate le foibe, la volontà dei comunisti di Tito di nascondere la repressione criminale contro gli italiani. Italiani che difendevano la loro identità e non volevano che la loro terra finisse in mano alle truppe ed al governo comunista di Tito.

Opicina, Brestovizza, Cocevie, Podgomila, Zavni, Vines, Gallignana in Istria, sono solo alcune delle oltre 70 località dove furono scoperti i cadaveri degli infoibati che venivano, in alcuni casi, gettati vivi in queste insenature carsiche del terreno.

Il negazionismo jugoslavo.

Sempre contrariamente a quanto avvenne per gli ebrei nel Dopoguerra, si tentò anche di imporre una “tesi negazionista” volta a non riconoscere un qualsivoglia eccidio da parte Jugoslava.
La storia ha dimostrato poi che quel negazionismo era del tutto strumentale ad accreditare le truppe Jugoslave come parte fondante della cacciata tedesca dall’Italia.

Quel negazionismo divenne, in Jugoslavia, un “verità di Stato” e si basava sulle dichiarazioni dei dirigenti Titini, riportate da importanti pubblicazioni storiche, secondo cui “da parte del governo jugoslavo non furono effettuati né confische di beni, né deportazioni, né arresti, salvo che di persone note come esponenti fascisti di primo piano o criminali di guerra”.
Insomma, si trattava solo di una vendetta contro i fascisti e non, come è avvenuto, contro una popolazione inerme. Insomma dove non era possibile negare, tutto veniva ridimensionato ad una “giustificata rappresaglia” antifascista.

Si è dovuto attendere il 2011 perché congiuntamente, il Presidente della Repubblica Italiana e il Presidente della Repubblica Croata, il 3 settembre incontrandosi ufficialmente, affermassero che “Questa è l’occasione per ricordare le vittime italiane della folle vendetta delle autorità postbelliche dell’ex Jugoslavia. Gli atroci crimini commessi non hanno giustificazione alcuna”.

Il giorno del ricordo delle foibe rimane una memoria di serie inferiore.

Nonostante tutto, il giorno del ricordo delle Foibe si cerca, da parte di qualche nostalgico della falce e martello, di farlo rimanere una memoria di serie B, sposando tesi giustificazioniste legate al ventennio fascista e comunque non indicando nel comunismo la matrice di tale crimine di guerra.
Lo stesso Presidente Napolitano, cui va il merito di aver ricordato per primo le foibe nel 2007, però, come ci ricorda il Fatto Quotidiano, “nel suo discorso sulle foibe, non usò mai l’aggettivo comunisti”.

Si dice che la storia vera non si può scrivere fino a che i loro protagonisti sono in vita e quindi per sapere la “verità”, provata da documenti che, siamo sicuri, sono gelosamente conservati da chi ha tutto l’interesse a non far emergere le responsabilità di una sinistra criminale, dovremo quindi attendere ancora molti anni perché quei morti abbiano, per tutti, la stessa dignità e lo stesso rispetto di coloro che sono morti credendo e combattendo per i propri Ideali.

Nel frattempo noi li vogliamo, invece, onorare al pari di tutti coloro che sono morti per la nostra libertà, evitando che l’Italia finisse per essere un satellite della galassia comunista. Questo giorno del ricordo delle Foibe forse fa paura, ancora, a troppi politici ed a troppi falsi storici italiani.

Fonte: L’ultima Ribattuta


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