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GIOVANI, avanti chi MERITA

Creato il 20 dicembre 2010 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

GIOVANI, avanti chi MERITAIn questa  puntata domenicale su Rai 1 all’interno della rubrica L’Arena l’argomento affrontato nel dibattito condotto da Massimo Giletti è la meritocrazia.

Lo sforzo è quello di capite se chi studia  e investe le proprie energie nelle capacità formative può affidarsi in Italia alla meritocrazia per creare il proprio futuro?  Tema, alquanto spinoso, che prende l’avvio riproponendo un video che nella passata edizione “fece molto discutere”: è il video di un’intervista doppia, che vede confrontarsi un ex gieffino e un giovane ricercatore.

Il divario tra i compensi percepiti dai due, è allarmante: 3,5mila euro a serata in discoteca per firmare autografi e presenziare per il concorrente, 33 euro a giornata per il ricercatore. A distanza di un anno, ritroviamo i due protagonisti: cosa sarà successo?

Il ricercatore ha lasciato l’Italia ed oggi lavora a New York, guadagnando 4 volte di più di quanto guadagnasse nel bel Paese. Il concorrente del celebre reality, invece, studia in una scuola di recitazione e guadagna il 70% in meno rispetto all’anno scorso.

In studio si apre il dibattito, gli illuminati rappresentanti del mondo della politica, della classe dirigente, negano ogni impedimento, attribuendo la colpa all’inerzia dei ragazzi…perché “alla lunga vince la passione e la determinazione”, “lavorare su se stessi paga sempre”.

GIOVANI, avanti chi MERITA
A nulla valgono le timide voci fuori dal coro che dicono che c’è un’intera generazione che non ha futuro e che la fuga all’Estero è dovuta all’impossibilità di vedere riconosciuti gli sforzi, per non parlare  di quella parte di giovani che sceglie (status sociale permettendo) di formarsi direttamente  all’estero e che sicuramente non faranno ritorno nel nostro Paese. A nulla vale la storia di Norman, un laureato 27enne, che vedendo sacrificato il proprio talento, a causa del nepotismo che gli ha impedito di proseguire nella sua carriera accademica, ha deciso di togliersi la vita.

I rappresentanti politici proseguono imperterriti: “siamo all’alba di una nuova era quella che permette di immettersi dentro grandi potenzialità, il problema è culturale, non c’è la voglia di aprirsi al mondo con sacrificio”- “ E’ comodo demandare allo Stato la soluzione”!

Pertanto non è compito del governo, della società e dello Stato offrire opportunità professionali ai giovani che poi ci metteranno il loro talento.  I giovani sono colpevoli di non saper affrontare il futuro con sufficiente spirito sacrificale, in Italia non ci sono raccomandazioni, non è difficile trovare lavoro, è facile imboccare la strada per l’autoaffermazione se realmente si vuole farlo.

A me sembra  che il termine “meritocrazia” sia sulla bocca di tutti, a destra come a sinistra e le promesse da parte dei politici siano tante. Meritocrazia è una parola densa di implicazioni sociali, una parola che traccia una linea di demarcazione e impone di scegliere da che parte stare, senza giocare sulle ambiguità, senza camminare sul filo dei mille significati possibili laddove ce ne sono in realtà ben pochi, chiari, coerenti, connotati ideologicamente e perfettamente riconoscibili. In Italia dopo gli studi, al termine di diploma o laurea  la  speranza di potersi realizzare allo stato attuale è minima, soltanto una sparuta minoranza riesce a farlo. Ma la politica lo nega.

GIOVANI, avanti chi MERITA
Nella società  italiana, dove l’assenza di “merito” incancrenisce ogni articolazione della vita sociale e svilisce aspirazioni, competenze, passioni e idee abbiamo una classe politica che nega anche la realtà più evidente basata su un sistema clientelare che impedisce di avanzare per merito, di avere retribuzioni adeguate alla media europea e di beneficiare di cuscinetti economici di base per affrontare le esigenze di un mercato del lavoro flessibilmente precario. L’Italia è un Paese per vecchi, gestito da vecchi, dove un intero sistema di potere feudale si regge ancora sul do ut des, ti do se tu mi dai, tra “potenti”.

Meritocrazia è il contrario di raccomandazione, di familismo e di clientelismo. Significa valutare un giovane per il suo curriculum e non per le sue origini o le sue parentele. Meritocrazia significa considerare il talento. Credo che solo attraverso una presa di coscienza generazionale sulla necessità di cambiare davvero la classe dirigente italiana, potremo dare un futuro al nostro Paese.


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