Il loro obiettivo, in linea con le aspirazioni e le realizzazioni di uno studio corteggiato e conteso da enti pubblici e aziende private, è quello di "fare ricerca ad alto livello" realizzando pre-serie, prototipi o pezzi unici e numerati.
Loro sono Davide Crippa, Barbara Di Prete e Francesco Tosi, trenta-quarantenni creativi (Davide e Barbara sono architetti e insegnano al Naba e al Politecnico di Milano, Francesco è web designer) che hanno trovato il loro campo più fertile nel design, nell'art direction e nella comunicazione.
Dal 2004 hanno dato vita a Ghigos (http://www.ghigos.com/), studio di progettazione che spazia dall'exhibit alla grafica, dal design all'architettura.
"Apparecchiare la città", un progetto di Ghigos
Due mesi fa, nello spazio di via Cattaneo a Monza, hanno inaugurato il Fab-Lab, dando vita alla startup Ideas nata in risposta a un bando della Camera di Commercio monzese.
Incubatore della startup è la stessa Ghigos. Non solo perché gli attori sono sempre loro tre, ma perché dalla stampante in 3-D escono i pezzi che si incastrano perfettamente nei loro progetti.
Come parte dei gioielli progettati dagli studenti del Politecnico o degli oggetti concepiti per un utilizzo casalingo, dove l'idea nasce da una contaminazione tra il "dentro" e il "fuori", tra città e persone che le abitano, tra interni di abitazioni e paesaggi naturali da cui sono circondate.
La personalizzazione e l'unicità sono il risultato di una ricerca che ama la sperimentazione ma il cui obiettivo è l'eccellenza.
"Non ha senso fare un Fab-Lab per produrre in serie - sostiene Davide Crippa - Al massimo si possono produrre duecentocinquanta pezzi, non di più".
E non potrebbe essere diversamente, perché una delle realizzazioni di cui va più orgoglioso è il progetto Recicle Stones, veri e propri pezzi d'arte utilizzati in funzione di arredo che nascono dagli scarti nelle cave di pietra.
Con il movimento dei makers però non è molto tenero.
"Molti di loro sono più vicini al bricolage che al design - afferma - Questo però può anche andar bene se il Fab-Lab viene concepito con una funzione sociale, se ha un legame stretto con il territorio".
E la dimensione sociale è anche nel Dna di questi creativi monzesi, che nell'ambito di un progetto di Distretto Urbano del Commercio a Lissone si sono spinti a realizzare un flash-mob con centinaia di persone che manifestavano nelle vie cittadine vestite di arancione, un'azione tesa a "rivendicare un'identità produttiva" e che grazie alla sua originalità ha avuto una notevole visibilità sui media.
Nei prossimi mesi "i ragazzi di Ghigos" (come sono a volte chiamati in ricordo dell'origine di aggregazione studentesca del loro gruppo negli anni Novanta) saranno impegnati con i progetti legati all'Expo: come il cluster per il padiglione del riso o la mostra interattiva sul cibo che sarà allestita nelle sale del Museo della Scienza e della Tecnica dove rimarrà a disposizione del pubblico per dieci anni. La mostra sarà completamente interattiva e i dispositivi saranno realizzati nel Fab-Lab recentemente inaugurato.
Non c'è che dire "i ragazzi di Ghigos" hanno fatto molta strada. Del resto, lo slogan che campeggia sul sito dello studio, non lascia dubbi: "1968 l'immaginazione al potere, 2014 l'immaginazione è un dovere".
Creativi sì, ma anche manager, perché ormai sappiamo come è finita la rivoluzione dei figli dei fiori.
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