di John Elkann. Il tema dei giovani e del lavoro, di cui si è discusso la settimana scorsa nel corso di un incontro con gli studenti di Sondrio, è troppo importante per farne occasione di polemiche demagogiche o di strumentalizzazioni. Personalmente sono rammaricato che un messaggio nato per essere di incoraggiamento alla fine sia stato interpretato come un segnale di mancanza di fiducia nei giovani. Torno dunque sull’argomento per essere più chiaro sul senso del mio intervento. Non credo e non ho mai detto che il problema della disoccupazione, quella dei giovani in particolare, non esista né che tutto dipenda dalla mancanza di determinazione di chi cerca lavoro. Ho invece posto l'accento su cosa è possibile, anzi si deve fare, proprio ora che la debolezza dell'attuale quadro economico, soprattutto in Italia, rende tutto più difficile. Si sente spesso dire che studiare non serve a niente, perché non garantisce un lavoro. Dati alla mano, le ricerche più attendibili in questo campo dicono il contrario: in media, secondo recenti rilevazioni Istat, chi ha un diploma di scuola superiore ha maggiori probabilità di trovare lavoro rispetto a chi si è fermato alla licenza media. E chi ha una laurea, ha ancora maggiore probabilità di trovare lavoro rispetto a un diplomato e nell’arco della vita migliori prospettive di carriera e di retribuzione. Sappiamo anche che alcune lauree offrono maggiori possibilità: conseguire un titolo di studio tecnico-scientifico richiede grande fatica e determinazione, ma nella stragrande maggioranza dei casi lo sforzo viene ripagato. Ad esempio più di 9 laureati in ingegneria su 10 risultano occupati a 4 anni dalla fine degli studi. Anche per chi si impegna per conseguire un serio attestato professionale si aprono opportunità: le rilevazioni sui fabbisogni professionali delle imprese italiane evidenziano con cadenza regolare le aree in cui l’offerta lavorativa fa fatica ad essere soddisfatta. Questo sposta il problema su come assicurare un’adeguata informazione e uno sforzo di orientamento, per permettere alle famiglie e agli studenti di fare scelte consapevoli e utili. E solleva il tema sull’importanza di investire sull’istruzione, aumentando e non certo riducendo le risorse da assegnare alla scuola, soprattutto quella pubblica. Su questi temi la Fondazione Agnelli conferma l' impegno a fornire il proprio contributo, attraverso iniziative e ricerche: proprio mercoledì prossimo a Roma verrà presentato un nuovo Rapporto, dedicato ad un tema cruciale, come la valutazione della scuola. Mentre lavoriamo per contribuire a migliorare la nostra scuola e quindi il Paese, c’è un’idea che mi preme condividere con chi è giovane e guarda con preoccupazione al suo domani: soprattutto oggi, chi sa essere ambizioso, investe su se stesso e sulla propria istruzione, ha l'atteggiamento giusto. La Fondazione Agnelli ne è convinta: non a caso da pochi mesi ha avviato un programma di prestiti d’onore per studenti universitari, per sostenerli nel puntare su se stessi. Il senso della mia risposta nel dialogo con gli studenti è tutto qui: non bisogna mai rinunciare, ma avere la forza di credere in se stessi ed essere molto determinati. E chi dice che è tutto inutile e che non vale la pena provarci, sbaglia.
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Giovani e lavoro: credere in se stessi ed essere determinati!
Creato il 18 febbraio 2014 da Freeskipper
di John Elkann. Il tema dei giovani e del lavoro, di cui si è discusso la settimana scorsa nel corso di un incontro con gli studenti di Sondrio, è troppo importante per farne occasione di polemiche demagogiche o di strumentalizzazioni. Personalmente sono rammaricato che un messaggio nato per essere di incoraggiamento alla fine sia stato interpretato come un segnale di mancanza di fiducia nei giovani. Torno dunque sull’argomento per essere più chiaro sul senso del mio intervento. Non credo e non ho mai detto che il problema della disoccupazione, quella dei giovani in particolare, non esista né che tutto dipenda dalla mancanza di determinazione di chi cerca lavoro. Ho invece posto l'accento su cosa è possibile, anzi si deve fare, proprio ora che la debolezza dell'attuale quadro economico, soprattutto in Italia, rende tutto più difficile. Si sente spesso dire che studiare non serve a niente, perché non garantisce un lavoro. Dati alla mano, le ricerche più attendibili in questo campo dicono il contrario: in media, secondo recenti rilevazioni Istat, chi ha un diploma di scuola superiore ha maggiori probabilità di trovare lavoro rispetto a chi si è fermato alla licenza media. E chi ha una laurea, ha ancora maggiore probabilità di trovare lavoro rispetto a un diplomato e nell’arco della vita migliori prospettive di carriera e di retribuzione. Sappiamo anche che alcune lauree offrono maggiori possibilità: conseguire un titolo di studio tecnico-scientifico richiede grande fatica e determinazione, ma nella stragrande maggioranza dei casi lo sforzo viene ripagato. Ad esempio più di 9 laureati in ingegneria su 10 risultano occupati a 4 anni dalla fine degli studi. Anche per chi si impegna per conseguire un serio attestato professionale si aprono opportunità: le rilevazioni sui fabbisogni professionali delle imprese italiane evidenziano con cadenza regolare le aree in cui l’offerta lavorativa fa fatica ad essere soddisfatta. Questo sposta il problema su come assicurare un’adeguata informazione e uno sforzo di orientamento, per permettere alle famiglie e agli studenti di fare scelte consapevoli e utili. E solleva il tema sull’importanza di investire sull’istruzione, aumentando e non certo riducendo le risorse da assegnare alla scuola, soprattutto quella pubblica. Su questi temi la Fondazione Agnelli conferma l' impegno a fornire il proprio contributo, attraverso iniziative e ricerche: proprio mercoledì prossimo a Roma verrà presentato un nuovo Rapporto, dedicato ad un tema cruciale, come la valutazione della scuola. Mentre lavoriamo per contribuire a migliorare la nostra scuola e quindi il Paese, c’è un’idea che mi preme condividere con chi è giovane e guarda con preoccupazione al suo domani: soprattutto oggi, chi sa essere ambizioso, investe su se stesso e sulla propria istruzione, ha l'atteggiamento giusto. La Fondazione Agnelli ne è convinta: non a caso da pochi mesi ha avviato un programma di prestiti d’onore per studenti universitari, per sostenerli nel puntare su se stessi. Il senso della mia risposta nel dialogo con gli studenti è tutto qui: non bisogna mai rinunciare, ma avere la forza di credere in se stessi ed essere molto determinati. E chi dice che è tutto inutile e che non vale la pena provarci, sbaglia.
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