Giovanni Sollima è un crogiolo sinestetico dove, qua e là, fioriscono eleganti intarsi, come un'architettura che si genera da sola con un moto interiore. Con ago e filo cuce elaborazioni di campi sensoriali diversi in un corpus che diviene multicolore riverbero spirituale. Sollima scava nell'anima umana e affonda le mani nei più disparati gerghi musicali per dare forma viva alle proprie visioni sonore. Nel viaggio di Works si accendono colori, si sussurrano versi, ci si lascia trasportare dalle melodie. Su un humus cameristico Giovanni Sollima amalgama una mistura plasmata dalla congiunzione dei più diversi tra i linguaggi musicali. Ed è sicuramente questo il dettaglio tecnico che più avvince nel flusso narrativo che s'espande dalle note. La sola Terra Aria, atto primo di una suite frazionata in quattro episodi, vale per intero il prezzo del biglietto: torsioni barocche disegnano lievi spirali sulle quali si distendono respiri di cristallo e l'aria perde ogni consistenza e diviene materia che appartiene solo al tempo, arrestando lo scorrere di questo proprio quando si raggiunge il picco del pathos. La declinazione di (apparentemente) distanti mondi musicali è evidente nei successivi movimenti: dagli accenni celtici che però hanno un approccio quasi post-rock di Terra Fuoco agli intrecci di delay che, nel finale, divengono martellanti al confine dell'esoterismo tribale di Terra Acqua. Sollima non s'intimorisce nell'imbastardire la tradizione classica (che trova in Zobeide un buon compendio tra Bach – forte la sua impronta anche in Trio - e Bartòk) con stili più contemporanei e “di massa”. Gli intenti colti emergono con la forza delle citazioni in spoken words della Divina Commedia di Dante (Hell IV) o nel ricordo di Lord Byron (Byron). Con Hell I il barometro emotivo segna vertiginose altitudini: si vaga in un deserto dove piccole voragini si aprono per lasciar fuoriuscire il vento che dà vita ad una tempesta che si avvita intorno al cuore, lo essicca e lo rigenera. È l'affresco della mestizia e della rinascita interiore, dove il violoncello, nei punti più stridenti sembra intonare un requiem solitario in una notte d'assenza che si conficca nelle ossa, un grido nella penombra che va affievolendosi in una placida agonia. Magnifica. Parecchio distante dall'autoreferenzialità di molti suoi colleghi neo-contemporanei, più dediti al puro astrattismo privo di funzione comunicativa, Giovanni Sollima, palermitano d'esportazione internazionale, migra in sentieri scavati da incandescenti colate di umori e riconfigura una poetica dalla fragile bellezza e dall'evocativa forza interiore. Qualcosa non da poco.
(Sony BMG, 2005)
Terra Aria / Terra Acqua / Terra Danza / Terra Fuoco / Zobeide / Byron / Hell I / Hell IV (Ugolino) / La Spera Ottava / Inversion Recovery / Trio / Notte