(radio-gavetta)
Giovanni Stefano Savino. Da: Versi col vento
CLXXXVII
Io accusare la vita, e di che?,
ho avuto tutto quello che può avere
un uomo, e per più vite da saldare
insieme con un nodo stretto stretto;
levare un brontolio?, ma se ho mangiato
in gavetta, nel piatto, della mano
nell’umile conchiglia, e se ho dormito
nel letto, in branda, nel duro per terra,
e ho dato senza mai chiedere niente
in cambio; ed accusare? e chi o che cosa?,
se mai me stesso, per essere vano,
a brandelli ed inutile. Alla fine
ho cominciato a scrivere e continuo,
ego miles al bordo della strada.
CCXI
Una volta passavo con le gambe
al di sopra del segno della corda
e dopo il salto, da terra, voltando
la testa, misuravo la raggiunta
altezza, ora al di sotto passerei,
senza vergogna. Stamani l’amico
lontano mi ha lanciato, il suo mistero
resiste inviolato, un lungo raglio.
Da: Versi col vento. Gazebo Libri 2010.