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Come passano i ragazzi romani (ma anche non solo) il sabato sera? Già me li vedo: “Che famo stasera?” “Annamo a pijacce ‘na pizza?” oppure “Dai, venite da me che i miei nun ce stanno!” o ancora “Se famo un cinemino?” altrimenti “Annamo a fa’ du’ passi a Campo De Fiori”. Qualcun’altro invece la scorsa settimana ha proposto agli amici: “Daje! Annamo a mena’ i pischelli!” Che tradotto significa “Dai, andiamo a picchiare i ragazzini!”.Già perché la noia dei giovani non è solo roba di provincia, quando, di sabato sera, il paese in cui abitano offre ben poco svago ai ragazzi. No, è roba anche di Roma, Caput Mundi, piena di locali, divertimento innocuo e luoghi di ritrovo ludici e culturali.La scorsa settimana il mio Figlio Quindicenne è stato aggredito da una banda di ragazzi più grandi che senza nessun motivo lo ha preso a pugni e a calci accanendosi contro di lui con incredibile violenza.
Veniamo ai fatti. Era sabato sera e mio Figlio è uscito con tre amici con l’obiettivo di prendere un kebab e fare due chiacchiere e due passi.Verso le 22, nel mezzo di un film che il resto casalingo della Famiglia stava vedendo tranquillamente sul divano, riceviamo una telefonata da lui (fortunatamente, da lui, sennò sarei morta li!) che ci informava dell’aggressione; il Figlio mi dice di essere stato aggredito, mi assicura di stare bene, e mi passa al telefono l’infermiera dell’ambulanza che l’aveva soccorso la quale mi ha messo al corrente della situazione, mi ha tranquillizzato sulle condizioni del Figlio, e mi ha invitato ad andare a prenderlo per portarlo in un pronto soccorso.
In pratica i quattro imbecilli ragazzi si trovavano dietro alla stazione termini (zona assolutamente non raccomandabile di giorno, figuriamoci di sera, e soprattutto zona interdetta al girovagare del Figlio. Figlio in questo caso bugiardo e purtroppo disobbediente.Insomma i 4 ragazzini si trovavano in una strada poco raccomandabile quando sono stati presi di mira da una banda di ragazzi più grandi (italiani, anzi, romani) che hanno iniziato a dar loro fastidio prima sfilando lo zaino a uno. Poi togliendo il cappello a un altro. Infine levando il cappello anche a mio Figlio. Figuriamoci. Per lui il cappello è più di un appendice. È proprio parte di sé. E quindi al contrario dei suoi amici lui ha reagito pacificamente chiedendo indietro il suo berretto.
Questi, che non aspettavano altro che una parola, gli hanno subito assestato un pugno in faccia che lo ha fatto cadere a terra, e una volta giù, a detta dell’unico amico rimasto lì impotente, sia pure un po’ discosto, hanno cominciato a colpirlo violentemente con calci e pugni.Una volta “terminato” il lavoro se ne sono andati. Non prima però di aver restituito a mio Figlio gli occhiali che nella colluttazione gli erano caduti. Carucci no?Quindi i ragazzi (i nostri!) hanno fermato una volante dei carabinieri per segnalare il fatto, e la pattuglia ha chiamato l’ambulanza.
Il Marito è corso sul posto per portare il Figlio al pronto soccorso. Lì gli hanno fatto lastre, e tac alla testa, all’addome e al torace, e grazie al Cielo non hanno riscontrato nulla, a parte un po’ di lividi e contusioni.Quindi, sia pure un po’ dolorante, il Figlio se ne è ritornato a casa, con pochi danni e una prognosi di 7 giorni.Poteva decisamente andare peggio. Poteva uscir fuori un coltello (e le cronache confermano che purtroppo poteva succedere) o un pugno assestato peggio (anche questo è confermato da notizie di cronaca più o meno nera – basti pensare al caso dell’infermiera rumena che a Roma nel 2010 è stata uccisa con un pugno per una banale lite sotto la metropolitana). Insomma c’è da ringraziare il Cielo. Ma c’è anche da chiedersi come mai dei ragazzi di 20-25 anni non trovano niente di più divertente che sfogare la propria rabbia su dei ragazzini inermi.Da sottolineare anche la presenza di alcuni passanti che, pur richiamati dalle urla di aiuto del Figlio e dei suoi amici si sono ben guardati dal prestare soccorso. Ancora una volta meglio guardare il proprio ombelico: così non si rischia di vedere cosa ci succede intorno.
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