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#GiroTeam | Androni Sidermec | Week 3

Creato il 01 giugno 2015 da Emialzosuipedali @MiriamTerruzzi

Grazie per tutte le emozioni che ci date tutti i giorni
Un bigliettino semplice, scritto a penna con un fiocchetto dorato. Un bambino l’ha appeso al pullman del team Androni Sidermec. E’ la mattina dopo il giorno di riposo. E’ la prima mattina della terza settimana. E a Pinzolo piove. C’è il campanile grigio che buca il cielo senza colore. Le prossime tappe fanno paura, persino quella di oggi. Forse quel bigliettino innocente mischia la tenerezza al coraggio.
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E’ il giorno del Mortirolo, dei suoi tornanti crudeli in mezzo ai boschi in silenzio. Pelli entra nella fuga e resta con loro fino all’inizio della salita. Ma questa è una montagna che mischia le carte: tanti o pochi, non importano i minuti che hai. Il tempo qui viene stritolato come le gambe. Dal tornante ventisei li vedo passare ad uno ad uno. Il capitano e i suoi ragazzi. Serghei, in gruppo, appena incrocia il mio obiettivo, sorride. Forse è più una smorfia ma non importa. Nel ciclismo sono questi gesti a farti capire che questo è un viaggio che va affrontato anche con lo spirito giusto. Rispondere alle salite, stringere i denti con il fantasma del fuori tempo massimo. E sapere che domani sarà di nuovo così. O forse, se non proprio domani, tra qualche giorno. Qui non ti puoi fermare, recuperi tutto come puoi. Le ore che passano tra l’arrivo e la partenza successiva sono preziose. Il resto è fatica, sudore, stanchezza. Forse soprattutto stanchezza perché i chilometri nelle gambe sono tanti ora.
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Il giorno dopo il tempo e il percorso sono clementi. Da Tirano a Lugano dove Appo arriva quinto sul rettilineo d’arrivo accanto al lago azzurro e tranquillo. Sole che sembra giugno, una barchetta bianca che rompe l’acqua e poi il battello con i palloncini rosa. Flag è in testa alla classifica delle fughe, oltre che a quello dei Traguardi Volanti. Una vita fuori dal gruppo. Lo dice anche la sua bicicletta. Si è fatto fare un telaio a strisce bianche e nere da carcerato con scritto Prisoner.  Il gruppo gli sta stretto come una cella con le sbarre alle finestre.
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Questa però è la settimana del Capitano. A Verbania arriva assieme al gruppetto di Mikel Landa. Dicono che se fosse stato nella fuga forse qualcosa sarebbe successo. O forse no. Perché l’ultima salita gli avrebbe tagliato le gambe. Verso Cervinia le gambe restano quelle, Pelli rimane con i migliori, non si stacca da loro fino a quando lo striscione dice che mancano cinque chilometri alla vetta. 

La vetta. A volte, più fai fatica, più ti concentri sull’obiettivo, altre il male ti distrae da tutto il resto. Conta la testa. Giovanni Ellena, il suo DS, dice che nelle tappe di montagna è uscita la sua classe di campione. La dimostrazione che sa usare la sua esperienza con intelligenza. Pelli, stai crescendo” gli dice la sera, entrando nella sua stanza durante i massaggi. Lui lo guarda male. Forse lo vorrebbe anche mandare a quel paese.
E’ la vigilia del Sestriere. Giudice crudele e senza pietà.
Flag, in fondo al gruppo, mentre affrontano la salita, offre la borraccia a Philippe Gilbert. Sono a pochi punti l’uno dall’altro: in palio il premio dei traguardi volanti. E’ un Giro strano, questo. Nessuno avrebbe mai pensato di vedere il campione belga battagliare per questo premio. Ma si sa che ogni corsa è a sé, a volte imprime il suo carattere tappa dopo tappa. Phil la borraccia non la prende ma sorride e dà una pacca sulla spalla al suo quasi avversario.
Pelli è con i migliori, all’inseguimento di Contador. Sul Colle delle Finestre, anzi in discesa, tornano i crampi ma il doc, il dottor Vicini, ha già previsto tutto. I crampi sono stati la croce di questo settimane, incubo dei momenti migliori. Dall’ammiraglia gli passano un gel e i Sali. Tutto risolto e poi il Sestriere. Ottavo.
Quella sera, a Giovanni che gli dice la stessa cosa, sul letto dei massaggi, lui risponde con un sorriso. Pelli stai crescendo.  
Cresci così, anche quando pensi che la strada ti abbia insegnato tutto. Cresci a tue spese sempre e forse è proprio per questo che impari ad usare la testa. Assieme al talento.

Milano è la fine. Non solo del Giro. Ma di giorni e giorni votati a queste tre settimane. Allenamenti, sogni, ritiri, sacrifici, rinunce. L’Arco della Pace, laggiù, in fondo all’arrivo è una specie di porta per tornare nell’altra dimensione. Niente si ferma, è vero. Anche se qualcosa qui resta sempre. Forse coriandoli di anima regalati alla strada. Ogni giorno. Anche dalle retrovie.
Flag ce l’ha fatta, è il re dei traguardi volanti, Gilbert è rimasto a quattro punti da lui. Ed è pure il corridore che ha percorso più chilometri in fuga. Seicentouno in totale.
Sotto il podio, assieme alle loro biciclette parcheggiate tutte vicine, ci sono i suoi compagni. Maniche corte e maglietta arrotolata attorno al collo. Sono preoccupati per il Prosecco che li aspetta al pullman. L’ha preparato Jorge, il massaggiatore. Lui e Bruno sono gli intenditori di vino e di birra e, per l’occasione, hanno preparato le bottiglie al fresco nel frigorifero del rifornimento.

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Io c’ho anche fame!” dice Simone.
Ho ancora dei biscotti nella borsa. Li tiro fuori: Frappo e Zilio ridono.
La borsa di Mary Poppins!
Senti ma non è che son lì dentro dalle tappe in Liguria?” chiede Simone.
Scherzano. Se li dividono e io sono contenta perché erano tre settimane che volevo portargli qualcosa. Abbiamo cominciato con una torta di mele e finiamo con i biscotti. In mezzo, un viaggio quasi senza soste che li ha scavati con la fatica cercando il coraggio. I crampi, le fughe, le occasioni, i sogni, i massaggi dopo i giorni neri e quelli più leggeri.
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Milano, ecco questo è il Giro del ragazzi Androni Sidermec. Li aspetta il Prosecco tenuto al fresco e la strada verso casa. Lunga o breve, non importa. Essere arrivati qui, stretti in questo abbraccio di gente, è un po’ come essere a casa.



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