L’avevo promesso a Patrizia e anche se con un po’ di ritardo - ultimamente di promesse sulle poesie di mio padre ne ho fatte tante, ma il tempo, mannaggia, il tempo, perdono, perdono, perdono… - pubblico un’altra poesia di mio padre Santi e lo faccio pensando che da lui ho preso tanto e lo ringrazio con tutto il cuore per questo. Ho preso l’attenzione per le cose che ci circondano, l’abitudine a pormi delle domande, sull’uomo in genere, su ciò che è giusto e su ciò che non lo è affatto, l’abitudine nel considerare che nulla è dato per scontato, perché parlarne fa bene, parlarne senza mai smettere di farlo ci rende consapevoli, e la consapevolezza è il primo passo per una vita migliore.
Lui aveva dentro di sé una spasmodica voglia di “guardare”; un occhio disincantato che però conservava tutta la sua ingenuità, meravigliandosi se le cose non andavano per il verso giusto.
Un’analisi attenta, spesso profonda e allo stesso tempo amara, ma sempre con un finale di speranza.
E allora, grazie di tutto questo Papà Santi.
Girovagando
Girovagando tra le aiole del giardino, guardo i colombi che frugano tra l’erbe. A dritta e a manca frugano ed oltre le stradelle che di quel prato segnano i confini. Frugano quelli, frugano, attenti a non fiatare; e non si curano di me, del mio vagabondare solitario, del mondo che d’intorno si frantuma. Par che siano satolli, ma non cessano ancora di frugare cercando i resti del frugale pasto che un bimbo sbocconcella. Quanta gente ripete il verso di quei pennuti che non han ritegno! E spira il vento, spira lieve sul bimbo e sui colombi, con l’erba si trastulla. Santi