Magazine Diario personale

Girovagando

Da Arthur

Girovagando_aL’avevo promesso a Patrizia e anche se con un po’ di ritardo - ultimamente di promesse sulle poesie di mio padre ne ho fatte tante, ma il tempo, mannaggia, il tempo, perdono, perdono, perdono… - pubblico un’altra poesia di mio padre Santi e lo faccio pensando che da lui ho preso tanto e lo ringrazio con tutto il cuore per questo. Ho preso l’attenzione per le cose che ci circondano, l’abitudine a pormi delle domande, sull’uomo in genere, su ciò che è giusto e su ciò che non lo è affatto, l’abitudine nel considerare che nulla è dato per scontato, perché parlarne fa bene, parlarne senza mai smettere di farlo ci rende consapevoli, e la consapevolezza è il primo passo per una vita migliore.

Lui aveva dentro di sé una spasmodica voglia di “guardare”; un occhio disincantato che però conservava tutta la sua ingenuità, meravigliandosi se le cose non andavano per il verso giusto.

Un’analisi attenta, spesso profonda e allo stesso tempo amara, ma sempre con un finale di speranza.

E allora, grazie di tutto questo Papà Santi.

Girovagando

Girovagando
tra le aiole del giardino,
guardo i colombi
che frugano tra l’erbe.
A dritta e a manca frugano
ed oltre le stradelle
che di quel prato segnano i confini.
Frugano quelli, frugano,
attenti a non fiatare;
e non si curano di me,
del mio vagabondare solitario,
del mondo che d’intorno si frantuma.
Par che siano satolli,
ma non cessano ancora di frugare
cercando i resti del frugale pasto
che un bimbo sbocconcella.
Quanta gente ripete il verso
di quei pennuti che non han ritegno!
E spira il vento,
spira lieve sul bimbo e sui colombi,
con l’erba si trastulla.
 
Santi    
 
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