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Giugno, 16 (eclissi lunare con versione alternativa di stelle cascate il 14 agosto)

Da Paride

Per colpa di mio padre che
M’insultò: “Poeta!”
Un giorno che guardavo il cielo

Vuoto azzurro
Con
Un
Binocolo

Avevo un capro da sacrificare
Adesso ho una notte che
Guardo nel
Pieno nero costellato
Cadere

Senza mai esprimere
Un desiderio

Stelle, asterischi, emblemi
Crollano
Come destini
Divagazioni, fortune

Stelle
Contarle
Impraticabile

Poche decine di morti lucenti dietro
Il limite della proporzione
Che già così mi appare
Sterminata
Occhi

Non sconfinerete probabilmente mai

Davanti
Dinanzi
Troppo cucciola
La mia mente non ancora smussata

Per colpa di mio padre che
M’insultò la crescita

Dentro
Senza volere
Nella lesione appena

Spalancatasi
Insinuandovi
L’ira tranquilla

La rabbia senza intenzione
L’irritazione sopita di
Non sapere

Dove termina il mio respiro e dove l’aria

Ma stanotte
Adesso

Non così intensamente convinta
La voglia furibonda di espiare
Come nel tempo del belare dei

Capri
Sgozzati

E
Pensare
Che forse mai lui si chiese:

“La luce di quali stelle non ha più un corpo?”


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