Tra le storie di una Napoli di inizio secolo, ce ne sono alcune poco conosciute, ma che mostrano grande sensibilità d’animo e capacità di interagire col “ventre di Napoli”.
Nel 1913 a Napoli il Ministero della Marina propose a Giulia Civita Franceschi – una donna dalle straordinarie qualità pedagogiche – un progetto per il recupero dei ragazzi di strada, ospitandoli sulla Nave Asilo Caracciolo. Tale originale esperimento educativo definito “Metodo Civita”, richiamò l’attenzione e l’ammirazione di numerosi studiosi, tra i quali Maria Montessori che rimase stupita dai risultati raggiunti. Nei quindici anni che seguirono più di settecento scugnizzi, grazie alle cure formative ed all’affetto di Giulia trovarono attraverso quest’opera solidale una casa, una famiglia e l’istruzione.
Alla donna furono conferiti riconoscimenti ufficiali, alte onorificenze e ricevette una medaglia d’oro nel 1922 dal Ministro dell’Istruzione Antonino Anile. Ciononostante fu rimossa dalla direzione della Nave Asilo “Caracciolo” nel 1928, e stroncata definitivamente dal regime fascista che inserì la sua iniziativa nell’Opera Nazionale Balilla. La feconda attività di Giulia Civita Franceschi, però, proseguì fornendo un’appassionata esposizione del metodo pedagogico attraverso i suoi elaborati, e la vera occasione le fu offerta (oltre che dagli articoli di Lieta Nicodemi e di Olga Arcuno, sulle testate giornalistiche storiche “Risorgimento” e “Solidarietà”) attraverso il Congresso delle donne napoletane nel giugno del 1947. In quel contesto fu divulgato pubblicamente il Metodo Civita dal quale emerse chiaramente la specificità della Nave Asilo “Caracciolo”.
L’articolo completo:
Giulia Civita Franceschi e la nave scuola degli scugnizzi – Vite straordinarie | L’Eterno Ulisse.