I nemici lo chiamavano Belzebù e basterebbe. Cinico e potente, longevo e poco logorato dagli incarichi parlamentari e di governo che ha ricoperto in tutta la sua lunga vita (tralasciamo i dettagli già citati in ogni dove). Potente tra i potenti, il Divo Giulio, è stato, e rimarrà per sempre, il sovrano assoluto delle ombre e dei misteri che anneriscono la storia della nostra Repubblica sin dalla sua nascita.
Dal vaticano a cosa nostra, dai bacia mano ai papi al bacio con Buscetta. Dai compromessi al grande sbaglio, chissà se intenzionale, che portò alla morte di Aldo Moro.
Aspetto da secchione, ingobbito non dalle preoccupazioni ma dall’eccesso di intrecci e cospirazioni, rimarrà nei libri di storia e , forse, tra decenni qualcuno ne disegnerà un ritratto più lusinghiero di quello di Sorrentino nel film Il Divo.
Giulio Andreotti è morto. Non ne sentiremo la mancanza, vista soprattutto la veneranda età. Dei segreti che si è portato nella tomba, avremmo voluto sapere di più. Chissà se teneva un diario, ovviamente, segreto, di tutte le nefandezze , vere-presunte-o-false di cui lo hanno accusato.