Mussari ha continuato sottolineando che «senza la produzione di ricchezza il mondo sarebbe infatti meno equo e meno giusto nei confronti degli ultimi. Nella logica del mercato invece c’è anche la risposta per gli ultimi. Altri modelli economici, invece, pur partendo da buone intenzioni hanno portato le distruzioni alle quali abbiamo assistito nel ventesimo secolo». Il Presidenti dei Abi ha sottolineato che «le banche italiane, rispetto a quelle che sono in giro per il mondo, si sono salvate dalla crisi del 2002 grazie alla fedeltà ai valori che sono all’origine della loro storia. Tradizione cristiana e banche sono legate».
L’origine del sistema creditizio del nostro Paese vanta una cultura cristiana piuttosto profonda. «Talmente profonda che è stato proprio grazie ad essa che gli istituti italiani sono riusciti a scongiurare le speculazioni che altrove hanno invece indebolito le strutture finanziarie». Gotti Tedeschi ha poi dettagliato: «La legge della domanda e dell’offerta, la liceità del denaro e anche del prestito a interesse sono state elaborate dai monaci di Salamanca. In particolare, le banche nostrane sono nate con l’intento di sintetizzare in maniera efficace finanza e contrasto all’usura, visto che inizialmente erano proprio gli enti ecclesiastici a promuovere la loro istituzione. Ecco allora che denaro e cristianesimo non sono l’uno l’antitesi dell’altro, a patto che l’uso della ricchezza sia giusto e che il denaro non condizioni l’individuo», ha concluso l’economista del Vaticano.