“Giustizia privata” di F.Gary Gray (in originale è “Law Abiding Citizen” è un film di una noia mortale.
E’ un thriller in cui l’unico trillo è quello “telefonico” con cui si annunciano gli eventi: quote molto basse per chi azzecca le violente dipartite dei protagonisti. Non vale nemmeno la pena scommettere.
Il film non sarebbe neanche male perché qualche idea interessante c’è.
Ad esempio c’è una sequenza di un agguato molto ben costruita che, in film diverso, sarebbe stata osannata per decenni… vabbe’, facciamo un lustro.
Jamie Foxx è, comunque, discreto anche nei brutti film alimentari e Gerard Butler sarebbe un antagonista molto più convincente e affascinante se lo stesso ruolo fosse stato scritto con più di attenzione. L’idea del vendicatore tecnologico dal disegno oscuro, è sì abusata, ma ha ancora un fascino.
Almeno per me.
In “Giustizia Privata” si riciclano con poca eleganza un paio di temi cari al genere di ambientazione, come dire, giudiziaria.
Il grande dilemma della giustizia “cieca” che segue le regole a costo di sacrifici per poi, magari, fa esplodere una “pacificatoria” bomba al napalm in una cella di carcere (tracce di incubi da Vietnam o pura esigenza di pirotecnia?).
La considerazione che il patteggiamento è forse un male e che le regole processuali rispondono a ragoni pratiche al confine con il cinismo. D’altronde i romani dicevano “summus ius, summa iniura”
La pena di morte è orribile ma necessaria, con tanto di fastidioso accostamento iconico con il simbolo della religione cattolica.
In più abbiamo una imbarazzata, e totalmente inutile, citazione di “Dexter” e “Saw” (soprattutto il primo) e un potente sindaco di colore: una donna che assomiglia ad cattivo sergente bianco.
Non manca la sequenza in cui si giura, rapidamente, sulla Bibbia perché ordine sì, ma regole soprattutto.
Sconfitto il male si torna in famiglia
Occasione persa, biglietto sprecato..,