Esile nella corporatura quanto energica e vigorosa nel carattere, Eleonora D’Arborea, nobildonna sarda, portò con la storia di cui lei stessa si volle rendere protagonista, un vero e proprio cono di luce sulla capacità delle donne di essere strateghe.
Quella che da tutti è ricordata come la “giudichessa” nacque in Catalogna intorno al 1340 da Mariano de Bas – Serra e da Timbora di Roccabertì ed ebbe due fratelli, Ugone e Beatrice. La sua vita si svolse e riguardò la Sardegna dove nel 1347 il padre Mariano venne nominato giudice dalla Corona de Logu, assemblea dei notabili, prelati e funzionari delle città e dei villaggi dell’isola.(chi volesse leggere tutta la storia può farlo cliccando questo link) .
Questa è solo una piccola perla dell storia della Sardegna che ha lasciato una importante traccia. Io però voglio parlarvi degli abiti che caratterizzavano la popolazione di quell’epoca. Mi sono capitate sotto gli occhi delle bellissime foto di amici artisti che, in occasione di una sfilata indossavano proprio questi sontuosi abiti. Mi sono documentata per capire quale fosse la provenienza. Inizialmente pensavo a dei costumi di qualche sartoria teatrale Invece ecco svelato il mistero.
C’è una famiglia dell’oristanese (Terralba), la famiglia Tronci, che ha una grande tradizione: realizza attraverso studi particolareggiati sulla storia e le stampe di quel periodo, gli abiti indossati da Eleonora D’Arborea e dai suoi sudditi.
Ho chiesto ad una delle componenti la famiglia Tronci, Monica, di raccontarci un po’ come è nata questa passione familiare.
Da quanto tempo i tuoi hanno cominciato ad interessarsi di ricerca del costume e di deciderne la realizzazione?
Il primo abito medievale è stato il mio, nel 1995. Mamma lo fece per farmi sfilare alla Sartiglia (importante festa che si svolge ad Oristano per Carnevale). Dopo il mio nacque quello di Claudia e poi quello di Giorgio e Valeria (i miei fratelli).
Per tanti anni abbiamo partecipato ad una Rievocazione storica ad Oristano occupandoci anche delle danze medievali. Noi abbiamo sempre danzato e di conseguenza tutto ciò è avvenuto naturalmente. In questa rievocazione noi sorelle eravamo nobili mentre i miei genitori si occupavano di preparare il gruppo di popolani, visto che ogni comune della curadoria partecipava in questo modo. In quell’occasione loro facevano quello che negli altri paesi era fatto dalle pro loco. Organizzavano il gruppetto con abiti e oggetti da portare simbolicamente in dono ad Eleonora d’Arborea che era la protagonista della rievocazione. Si metteva in scena la ratifica della pace del 1388.
Poi abbiamo deciso di creare un gruppo tutto nostro e di specializzarci. A casa abbiamo 120 abiti soprattutto da nobili ma anche da benestanti, notabili, banchieri, vescovi, popolani e tanto altro
Gli abiti sono realizzati solo dai tuoi genitori?
Gli abiti li fanno i miei genitori: Gianfranco e Graziella Pau. Mio padre prima li disegna e questa passione per il disegno si è collegata ad un’altra grande passione per la storia medioevale. Mentre la passione di mia mamma è il cucito . Questa fusione di passioni sono stati gli elementi base per la realizzazione di questi abiti attraverso però uno studio particolareggiato di documentati, libri, quadri e altre immagini originali.
Ade esempio: due anni fa mio padre ha deciso di riprodurre l’abito di Eleonora d’Arborea , per l’esatezza quello del quadro che si trova nell’ufficio del sindaco di Oristano. Un abito non esattamente medievale ma “presunto” dal pittore nel 1800.
Hai sempre indossato lo stesso abito?
A seconda delle occasioni io indosso l’abito del personaggio di spicco. Il più delle volte è Eleonora d’Arborea ma una volta all’anno indosso l’abito della Duchessa di Mandas. In questo caso però ci spostiamo dal medioevo e rievochiamo un fatto accaduto nel 1600. Infatti a Mandas ci occupiamo di mettere in scena la Nomina del Duca avvenuta nel 1614 da parte del Re di Spagna. Il mio, Antica Turabolis, è il gruppo principale che rievoca la scena con l’aiuto di altri figuranti di gruppi che variano di anno in anno.
Ci sono sfilate e rievocazioni anche in altre città sarde?
Si, ad esempio quello di Iglesias (il più grande e importante in Sardegna), Dolianova e altri. Ma le occasioni sono veramente tra le più varie come ad esempio le sono processioni religiose o addirittura set fotografici e cinematografici. Prepariamo anche le danze, il mercato medievale, la mostra di abiti e copricapi, i giochi medievali per i bambini, cene a menu medievale e tante altre attività interessanti e di interesse storico.
Voi siete 4 fratelli, tre di voi artisti, nei vari settori. Come avete vissuto questi talenti artistici in famiglia?
La vena artistica c’è sempre stata perché mio padre ha sempre disegnato anche se per hobby. Io e Valeria avevamo la stessa passione ma non l’abbiamo portata avanti e oggi mi rendo conto che quando mamma diceva che la strada per noi era l’Istituto d’arte aveva ragione (come sempre). La passione per le materie artistiche è venuta fuori da grandi. Io mi sono occupata di fotografia e Valeria (sorella gemella) fa la camera woman quindi riprese e montaggio, ed è anche molto brava. Claudia (nota presentatrice di Videolina “Di che danza 6?”), invece, ha sempre studiato danza classica, fin da piccola, quindi si può dire che la prima è stata lei. E lei era anche quella che aveva doti, fisico, eleganza e presenza scenica perfetti. Anche io ho studiato danza ma ho iniziato a 17 anni. Quest’anno ho ripreso con La danza del ventre
Con la tua gemella Valeria avete anche altre passioni in comune?
Si, con Vali avevamo una grande passione comune ed era quella di organizzare manifestazioni. Infatti siamo state noi ad esempio, a soli 20 anni ad aver inventato in Sardegna il raduno delle fiat 500. Le prime in Sardegna! Ricordo che il primo anno, mentre pubblicizzavamo la manifestazione, molti ci ridevano in faccia per l’idea strampalata. Ora chiunque organizza un raduno ma noi siamo fiere di essere state le pioniere.
Grazie Monica, ed ora regaliamo ai lettori di Musicamore un bell’album con tante immagini di questi meravigliosi abiti.
Contatti con Monica Tronci: [email protected] – FACEBOOK