Gli acari di Berlusconi

Creato il 06 novembre 2010 da Olineg

Chissà se il cargo battente bandiera Pdl sta affondando davvero, chissà se il ministro Rotondi due sere fa a Tg3 Linea notte non stava improvvisando sghignazzando di una maggioranza B nel cassetto, chissà se ci saranno davvero le elezioni in primavera. Un elemento a favore dell’ultima tesi c’è, si tratta dell’insolita promozione, che in questi giorni, stanno facendo due piccoli partiti che sembrano ricalcare i modus operandi e comunicandi del fu Forza Italia, per depredarne i resti ancora commestibili della sua carcassa elettorale. Il primo di questi partiti si fa pubblicità su facebook, si chiama Azzurri Italiani, e non è difficile trovare nel nome una prima, inequivocabile, citazione; il sito del partito ricalca l’iconografia dell’impero arcoriano, cielo azzurro e innocue nuvole vaporose sullo sfondo, nella testata due donne sorridenti col pollice all’insù in senso di approvazione, stile cartellone pubblicitario del dentifricio, l’immancabile tricolore dipinto sui sedici petali della coccarda che fa da simbolo, sulla sinistra un player video con l’indicazione “Azzurri Tv”, che costantemente manda in onda lo stesso talk show in cui la star è Giacinto Marra detto Giangi (nella foto), leader fondatore e presidente del partito, torinese classe ’57, foto da piacione con auto-buffetto sotto il mento, uno che si presenta come il vero “presidente operaio”, essendo stato cameriere, garzone di bottega in un panificio, manovale al mercato, operaio Fiat e volontario nell’esercito, e tutto per pagarsi gli studi, conclusi nel sudato diploma da perito elettronico, viene da chiedersi quante volte lo abbiano bocciato per avere il tempo di fare tutti quei lavori, senza dimenticare le notti da Dj negli anni ’70 e ’80 col nome di Giangi Rizzi, il “Mago della notte”, probabilmente il remake più moderno del suonatore da crociera che il Giangi abbia realizzato durante i corsi di “giornalismo sperimentale”, e teorie e tecniche della comunicazione di massa, che gli avrebbero permesso di diventare, a suo dire, un riconosciuto professionista del marketing. L’altro partito è il Movimento Unione Italiano, simbolo una croce maltese su scudo rosso, che giganteggia, da qualche giorno, su alcuni cartelloni pubblicitari a Roma. Il sito ha un aspetto più professionale dell’altro, la solita bandiera italiana fa da cornice, nella testata scorrono delle belle foto che a prima vista sembrano dei banner pubblicitari, il neo partito (fondazione 15 settembre 2010) ha sede in via Flaminia 342, indirizzo altisonante che poi cercato su google maps si rivela un anonimo condominio. I principi del partito sono la fiera del qualunquismo e della banalità; dopo aver messo in chiaro che il partito sostiene i valori di democrazia, giustizia e solidarietà sociale (e ci mancherebbe altro!), si legge all’articolo 4 dello statuto che il Mui sostiene l’alternativa corporativa (già presente nei programmi di alcuni partiti di estrema destra come descrivo in quest’altro articolo), il decentramento fiscale ma… equo e solidale, della tutela della famiglia di diritto… ma anche quella di fatto. Segretario del partito è Stefano Bandecchi, imprenditore, classe ’61, che già aveva tappezzato Roma ai tempi in cui si era candidato come consiegliere regionale con Forza Italia nel 2005, e che oggi deve al suo ex segretario di partito Berlusconi e alla fida ministra Gelmini, il riconoscimento pubblico dell’università telematica Niccolò Cusano di cui il Bandecchi è amministratore delegato, oltre ad essere amministratore della Edizioni Winner Scrl (sempre sita al solito indirizzo in via Flaminia), che fino al 2005 era titolare del marchio Universitalia srl, istituto per la preparazione agli esami universitari, una sorta di Cepu, come fare preside di un liceo pubblico uno che ha un istituto privato. Tornando alle mie domande iniziali, non so se davvero le elezioni siano vicine, ma una cosa è sicura: il berlusconismo non finirà con Berlusconi.



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