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Gli accessori del babbo (20): il sussidiario

Da Desian
Perché non te le ricordavi, le tue domeniche di quinta elementare. D'inverno, quando il mare soffiava umido verso la città. E il sussidiario era un libro divulgativo rispetto alla complessità multidisciplinare di oggi.
Così hai potuto millantare quanto tu fossi veloce e ligio, nel fare i compiti, sempre da solo, senza genitori a ronzarti intorno. E, dopo che li avevi finiti, via a giocare, ad appiccicare figurine in un album (la stagione delle raccolte adesive era più o meno la medesima di questa), a spostare soldatini dentro un forte di compensato.
Questo hai detto, per scalfire la noia dei tuoi pargoli e istigarli a "darsi da fare".
In realtà stare lì, sotto le coperte, a ripassare l'antica Grecia, la geografia (fisica, demografica ed economica) del Piemonte, i cinque sensi con tutti quei nervi che trasportano stimoli elettro-chimici fin dentro il cervello è stata una gran bella cosa. Un'immersione totale dentro un mondo lontano, non tanto antico o moderno ma proprio distante.
Una distanza abissale, di metodi, di tempi, di cultura. Persino il Piemonte sembra cambiato, visto dall'oggi.
E rotolarsi con quei due, uno alla volta per non mescolare materie e programmi, come due compagni di classe è un privilegio di valore inestimabile: vedere uno sguardo che guizza quando la mente ha trovato la parola esatta, cogliere l'incertezza di fronte ad un accento difficile, ridere assieme di una parola storpiata in maniera irresistibile è più di un regalo. Più di un premio, forse un impegno. Leggero, tenue come un alito di grecale.
E domani, il lunedì, sarà più facile. Senz'altro.

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