Dunque, eccoci qui, come promesso, a parlare di nuovo di cv perfetti, lettere di presentazione, aspettative e… degli affari nostri.
Scommetto che non ci avete dormito, stanotte, ripensando a tutti i cv e le lettere che avete mandato, chiedendovi “dove ho sbagliato”, “Cosa potevo migliorare”, “Cosa potevo di re di più.. o di meno”, e “cosa potevo rispondere quando mi hanno chiesto quella cosa”…Una roba da impazzirci, vero?
Eravamo convinti di aver mandato via cv placcati oro, e non ci hanno mai chiamati manco avessimo mandato.. prodotti biologici del nostro cerchio della vita.
E ora siamo qui a chiederci senza sosta “ma allora questi cavolo di selezionatori che cosa vogliono sentirsi dire di me???”
Vogliono sentirsi magnificare le nostre lodi, su competenze che scopriranno se abbiamo… soltanto vivendo, oppure si vogliono sentir rassicurare su certi temi scottanti che li tormentano? Cose del tipo il nostro stato civile, la nostra buona (ma non troppo buona) salute fisica e mentale?
A molte di voi, infatti (ma anche a qualche ometto), non sarà certo sfuggito lo sgomento dei selezionatori, che sono “obbligati” a selezionare candidati “ambosessi”, ma si trovano sempre sulle spine quando devono selezionare noi donne. E non venitemi a dire che non è vero, o che non sapete perché, misteriosamente, nel 99,9% di casi alla candidata donna viene preferito il candidato uomo. Anche quando la donna ha più competenze, più esperienza, più attitudine.
E benché ciò non sia legalmente, eticamente, moralmente giustificato, ciascuna di noi si è trovata ad affrontare la “scomoda” domanda, buttata lì a fine colloquio come se niente fosse, giusto per “fare due chiacchiere” e “conoscersi meglio”…
“Ma lei è sposata?” chiede sempre il selezionatore (che ricordate: si muove secondo schemi mentali ben precisi, ce l’ha nel codice genetico, e sta scritto nel Manuale del Perfetto Selezionatore).
E lo chiede così, per essere gentile e metterci a nostro agio, come se davvero gli interessasse sapere se siamo felicemente sposate, se abbiamo una vita piena, appagante, elice, che potrebbe essere migliorata solo dal fantastico lavoro che ci sta offrendo.
Ecco la li, l’aspettativa. Ecco che dovremmo chiederci: “Che cosa si vuole sentir dire?”
Perché se sono sposata, mi chiederà se ho figli. E se non ho figli avrò risposto in maniera sbagliata, SARO’ sbagliata, perché adesso lui penserà che come mi assume gli sfornerò 10 figli uno dietro l’altro e questo in ufficio non mi vedrà mai… se gli dico che ne ho, penserà che sono già abituata e che quindi gli sfornerò un altro figlio…. Se gli dico che non lo sono, sposata, gli si spalancherà davanti un baratro dove immagini di fidanzamenti- lampo, congedi matrimoniali, e poi di 10 figli uno dietro l’altro che in 10 anni renderanno concreta l’impossibilità di licenziarmi (legalmente almeno) per avere qualcuno che svolga il dannato lavoro per cui mi hanno assunta….
E così via, in un loop infinito in cui, mettiamoci l’anima in pace, l’unica risposta giusta è “Tanto non vai bene lo stesso, abbiamo già in mente un altro candidato” oppure …oppure? Quale sarebbe la risposta giusta questo tipo di domanda? Come anticipare, anzi, l’odiata domanda, zittendo il selezionatore e anzi, rassicurandolo un tantino anche?
Le possibilità sono infinite, ma me le sono scritte tutte e ora ve le ripropongo:
La risposta corretta dovrebbe essere “con tutto il rispetto parlando, questi non dovrebbero essere affari suoi…” ma vi sfido a pronunciarla, con il rischio di apparire fin da subito delle peppie sindacaliste, avvocatesse del Diavolo. Da cui tenersi lontani anni luce.
No, dovremmo escogitare qualcosa del tipo: “No signore, attualmente sono single, e desidero rimanere tale, anzi se vuole posso firmare una carta in cui mi impegno in tal senso, e nel caso dovessi cambiare idea, procederei con le mie spontanee ed immediate dimissioni, o all’eliminazione del consorte – ma in modo che sembri un incidente -”
Va beh, se non altro sarebbe di scottante attualità.
Oppure potremmo corredare la nostra lettera di presentazioni di alcuni “Cenni aggiuntivi” utili: ad esempio “Se lo desidera, posso inviarle il certificato del mio medico che attesta una sterilità congenita, unita ad una incapacità fisica e costituzionale a svolgere meno di 10 ore lavorative, di cui solo 8 retribuite” (Anche se qui si aprirebbe il fastidioso capitolo su “stakanovisti: come riconoscerli e ghettizzarli, manuale per il Dirigente d’Azienda che ha solo operai lavativi”)
No, meglio lasciare solo un velato accenno sulla vostra volontà di lavorare tanto, e lavorare bene… ricordiamo che del resto, siamo pur sempre in Italia.
No, forse dovremmo scrivere un incipit che suoni del tipo: “Guardi, sono in grado di rispondere perfettamente ad ogni vostra esigenza. Sono una persona molto creativa e mi so adattare ad ogni contesto, anzi sono sempre stata abituata a svolgere qualsiasi tipo di mansione fosse necessario svolgere, tant’è che anche la mamma a volte mi faceva pulire il bagno di casa e a volte invece la cucina…”
Hm.. no. Troppo prolisso. Troppo casereccio. E poi sembra che non sappia neanche da che parte iniziare, o come muovermi in autonomia. O come fare le fotocopie (solo cessi e cucine sai pulire?? E l’androne?)
Nemmeno accennare alle lauree, ai dottorati, e alle esperienze da ricercatori, ci farebbe buon gioco: mette in difficoltà il selezionatore che si sentirà invariabilmente un poveraccio, assolutamente incapace di valutare la nostra genialità.. quando invece nulla di più sbagliato: dopotutto noi siamo persone assolutamente comuni… anzi, dovremmo pensare di rassicurare il selezionatore, non dico tacendo su lauree e affini, ma confessando candidamente di averle conseguite per posta, o i averle conseguite inutilmente, con il senno di poi, e di tenerle ad abbellire la parete del bagno.
Ecco, questo si che ci inserirebbe nella media di candidati perfetti per qualsiasi tipo di incarico dirigenziale.
E se provassimo con qualcosa del tipo: “Guardi, sono talmente perfetta per questo incarico, che sono in grado di rispondere perfettamente ad ogni vostra esigenza. Se non volete che sia sposata, non mi sposerò. E se lo sono, divorzierò. Se sono troppo giovane, invecchierò, e siccome penso già di essere troppo matura, giuro che ringiovanirò. Sono laureato, ma se vuole le lauree le brucio, come facevano i nazisti e i talebani con i libri, e le esperienze fatte le dimenticherò, e una tabula rasa io diventerò… Ci mancherebbe altro, per la vostra stimata azienda.” ?
Si, ecco, rassicurante e disponibile, senza scadere nel lecchinismo. Cioè, solo un pochino… ma del resto si sa, siamo in Italia… no?
Siamo nella patria di politici corrotti, di politici macchiette, e del sacrificio, e di maniaci omicidi, di uxoricidi, e di figli di politici ignoranti che hanno 4 lavori da più di 5000€ l’uno e… patria di milioni di maledetti disoccupati, troppo choosy e sempre sbagliati, che cercano costantemente un lavoro.
Onesto se possibile.
E viva l’Italia allora!
E NELLA PROSSIMA PUNTATA: le 32 risposte alle 32 domande che ti faranno ad un colloquio di lavoro… Ma intanto, toglietemi una curiosità: quali sono le domande più strane che vi hanno
rivolto durante un colloquio di lavoro? Forse ne possiamo trarre spunto per
qualche pre-risposta azzeccata…