Quello che era il quarto di finale del Mondiale 2011 più pronosticabile finisce in effetti come previsto, con la Nuova Zelanda che batte l'Argentina per 33-10 in quel di Auckland (qui il tabellino, qui gli highlights). Al di là del risultato, sono altri i numeri che permettono di fare la tara del match. Ad esempio, i 59 placcaggi portati dai Pumas nel primo tempo chiuso sul 12-7 per gli All Blacks grazia ai quattro piazzati di Piri Weepu che in totale infila sette calci di punizione su sette, macchiando la sua prestazione della piazzola non convertendo la meta di Kieran Reed arrivata nella ripresa. 59 tackle in quaranta minuti, 128 in ottanta, mentre i neozelandesi in tutta la partita arrivano a 52.
Presto detto: il possesso è dei padroni di casa, che lavorano e sudano, mentre gli avversari si gettano a contendere tutti gli ovali possibili - tutti -, abbassando la saracinesca quando la truppa di coach Graham Henry mette naso nei 22 degli argentini, dopo aver superato la trincea in mezzo al campo a furia di autoscontri. Il piede di porco Ma'a Nonu, per dire, riesce a dare libero sfogo alla sua cavalcata solo nell'ultimo quarto, mentre in precedenza si trova di fatto con tre guardie a marcarlo: una sul canale interno, una su quello esterno e l'ultima che si posiziona vertice basso del triangolo.All'Eden Park l'Argentina si diverte a fare quel che le riesce meglio, la parte dell'underdog e si leva pure la soddisfazione di passare in vantaggio alla mezz'ora (ci era andata vicino con un drop all'inizio) , dopo che Weepu ha portato i suoi avanti 6-0, neanche pensandoci un secondo di più di optare per il calcio in rimessa laterale: portare a casa tutti i punti possibili e subito, dopo che Reed ha solo sfiorato la marcatura pesante nell'angolo per il piede che tocca la linea laterale sull'intervento all'ultimo dell'apertura Santiago Fernandez. Così, al 30', il Numero 8 Leonardo Senatore manda a vuoto Richie McCaw partendo palla in mano dal raggruppamento ed esplora la metà campo All Blacks, servendo Felipe Contepomi che porta il possesso ancora avanti, si passa per una ruck sui cinque metri dalla quale il flanker Julio Cabello si tuffa in meta per il momentaneo 7-6 (arriva la trasformazione di Contepomi).
La Nuova Zelanda non smarrisce il focus e si muove con le due ali SB Williams e Cory Jane, servito da cross kick di Weepu, prima di provare lui stesso a lanciare in end zone Mils Muliaina, al 100° cap, festeggiato con l'ingresso in solitaria sul terreno di gioco. Va a sbattere sulle maglie strette bianco-celesti, azzarda off load per dare ritmo e giudizio all'attacco, mentre anche Conrad Smith finisce imbragato. E Colin Slade cede il posto di apertura ad Aaron Cruden dopo 33 minuti: il 10 titolare si ritrova alle prese con un infortunio - affare diffuso in quel reparto - dopo essere stato targettato contemporaneamente da due placcatori, per rendere l'idea espressa in precedenza . Si passa dunque dai raggruppamenti, mentre l'arbitro gallese Nigel Owens fischia altri due falli ai Pumas al 35' e al 38' che permettono a Weepu di chiudere sul 12-7 la prima frazione.La ripresa si apre con l'interrogativo: quanto potranno durare i Pumas che nel frattempo sostituiscono Rodrigo Roncero con Marcos Ayerza? Giocare senza palla stanca, continuare a placcare e non avanzare ovale in mano non è il massimo delle situazioni perché dopo tutto gli All Blacks non hanno alcuna intenzione di regalarlo. Gli argentini ci sono abituati, ma i neozelandesi devono essersela preparata in questa direzione la partita e si presuppone sappiano come gestirla, cominciando dalla Kapa O Pago che aveva aperto le danze dopo gli anni. Entra anche Isaia Toeava per Muliaina.
Tant'è, un piazzato dalla lunga distanza di Marcelo Bosh al 45' li riporta a -3. Poi è un continuo inseguire gli altri che cominciano a premere sull'acceleratore tra le combinazioni Toeava - Williams e Nonu che ha preso le misure e prova a lanciare Cruden.Gli ABs passano di fase in fase, a volte incrociando fin troppo da loro, poi gli avanti decidono che è il momento di andare per linee dritte e si attestano sui cinque metri, con una serie di mini unit per trovare la breccia. McCaw cerca di schiacciare l'ovale alla base del palo, ma l'ovale è tenuto alto. Si torna sul vantaggio precedente che vuol dire anche cartellino giallo al 56' per il mediano argentino Nicolas Vergallo per falli ripetuti in quell'ammasso di cingolati che si giocano ogni centimetro. Quelli sudamericani, alla fine, si sdraiano a terra per riprendere fiato, mentre Weepu allunga facile sul 18-10 e si apre l'ultimo quarto con quelli che difendono con un uomo in meno.
Andare oltre il baluardo che hanno di fronte riesce con più facilità ai neozelandesi, capitan McCaw prova a dare l'esempio e si è aggiunto pure lo sherpa Ali Williams al posto di Sam Whitelock. Scendono in trincea anche Martin Scelzo e Alejandro Campos. Per andare definitivamente in fondo occorre però un azzardo a buon fine: palla al largo che Jerome Kaino trasmette rapido a Read, Rodriguez esce per intercettarla, ma non ci arriva e la terza linea stavolta può schiacciare nell'angolo senza calpestare alcuna linea al 66', una volta tornata la parità numerica. Gli underdogs alla fine devi scrollarteli di dosso così, prima che non siano loro a farti altri scherzetti.
Al 72' Weepu marca altri tre punti e passa il testimone a Jimmy Cowan, l'esito pronosticato è ormai assodato e a tre dalla fine Brad Thorn va a marcare pesante dopo una scorribanda Cory Jane - SB Williams sulla fascia destra. Cruden trasforma e non c'è altro da aggiungere.
I Pumas che quattro anni fa si presero il terzo posto dando due batoste ai francesi, lasciano il torneo raccogliendo l'applauso dello stadio. Gli All Blacks si preparano invece per lo scontro con gli australiani: hanno qualcosa da riprendersi, il titolo di miglior squadra dell'Emisfero Sud dopo il Tri-Nations. Il tam tam ha avuto inizio: Cruden è uno che si può schierare dal primo istante oppure no? Rimane da capire qual è il guaio fisico di Slade, come se il management neozelandese non avesse già i suoi sudori freddi per lo stato di McCaw, che esce dal campo in anticipo non per preservarlo, ma perché i colpi della battaglia si sono fatti sentire nuovamente.