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Gli anni neri della Repubblica: le Stragi del 1993

Creato il 11 novembre 2012 da Candidonews @Candidonews

Gli anni neri della Repubblica: le Stragi del 1993

Con l’approfondimento di oggi entriamo in una delle fasi più buie della storia recente della nostra Repubblica. ‘Le stragi del 1993′ e la presunta trattativa Stato-mafia. Negli scritti che seguiranno troverete degli estratti presi da articoli diversi che mettono in ordine cronologico i fatti avvenuti nella primavera-estate di quel disgraziato anno. Prima però è il caso di dare uno sguardo al ‘momento storico’ in cui si trovava l’Italia.

Il 1993 era un anno di transizione, la classe politica risultava pesantemente compromessa dalle inchieste di Tangentopoli, c’erano state le stragi di Capaci e di via D’Amelio che avevano visto assassinati in giudici antimafia Falcone e Borsellino, a gennaio di quell’anno veniva arrestato il boss di Cosa Nostra Totò Riina, i Referendum anti-proporzionale e gli avvisi di garanzia avevano abbattuto il Governo Amato lasciando il posto ad un ‘tecnico’, il Governatore di Bankitalia Carlo Azeglio Ciampi. Le indagini sui rapporti tra Stato e mafia vedevano coinvolti uomini di spicco della prima Repubblica come Giulio Andreotti, colpito da avviso di garanzia. L’inchiesta sui fondi neri del Sisde arrivava a sfiorare il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro.

Insomma, un quadro d’insieme desolante che vedeva delegittimato l’intero organigramma istituzionale dello Stato. Il 14 maggio del 93 una autobomba esplose in via Fauro a Roma, al passaggio dell’auto di Maurizio Costanzo, provocando alcuni feriti ma nessuna vittima. Costanzo in quel momento si stava occupando di programmi televisivi contro la criminalità organizzata invitando personaggi di spicco nella lotta alla mafia. E proprio contro la mafia, dopo gli omicidi di Falcone e Borsellino, erano state prese misure severe come il regime di carcere ‘duro’ per i boss detenuti, detto anche 41bis.

In un clima come questo , nella notte fra il 26 e il 27 maggio 1993, a Firenze, vicino alla Galleria degli Uffizi, esplose una bomba che uccise 5 persone ferendone altre 48, causando danni al patrimonio culturale della città. La strage di via dei Georgofili:

Nella notte fra il 26 e il 27 maggio 1993, alle ore 1.04, a Firenze, in un’ antica via del centro storico, via dei Georgofili, ai piedi della storica Torre del Pulci, sede dell’Accademia dei Georgofili , deflagra un’autobomba.

Si tratta di un Fiat Fiorino imbottito di 250 chilogrammi di una miscela esplosiva composta da tritolo,T4, pentrite, nitroglicerina. L’esplosione provoca il crollo della Torre e la devastazione del tessuto urbano del centro storico per un’estensione di ben 12 ettari, con un impatto che è stato definito ” bellico”.

Muoiono Caterina Nencioni di 50 giorni, Nadia Nencioni di 9 anni, Angela Fiume di 36 anni, Fabrizio Nencioni di 39 anni, Dario Capolicchio di 22 anni. Angela, custode dell’Accademia dei Georgofili, risiedeva nella Torre con la sua famiglia. Dario, che proveniva da Sarzana e studiava architettura a Firenze, muore trasformato in una torcia umana nella sua abitazione, posta nell’edificio di fronte alla Torre. I feriti sono 48, moltissime famiglie rimangono senza tetto.Viene danneggiata anche la Galleria degli Uffizi, situata a pochi metri dalla zona dell’ esplosione e altri edifici di interesse storico- artistico.

Si perdono per sempre capolavori e preziosi documenti, ma soprattutto si perdono per sempre cinquevite.

Gli anni neri della Repubblica: le Stragi del 1993Gli anni neri della Repubblica: le Stragi del 1993

Il Paese veniva sconvolto dall’attentato di Firenze. Ancora forti erano i ricordi delle stragi del 92. Fu subito chiara la pista mafiosa. L’allora ministro dell’interno Mancino:  «L’attentato nel cuore di Firenze è opera della mafia». E spiega così la strategia dei clan: «Vogliono allentare l’attenzione delle forze dell’ordine su Palermo e ovunque operi la criminalità organizzata, perché la mafia è presente dappertutto”.

Purtroppo però il periodo di tensione non era destinato a passare cosi facilmente. Esattamente due mesi dopo, nella notte tra il 27 e 28 luglio, toccava a Milano e Roma essere teatro della strategia di tensione organizzata dalla mafia. Il cuore ‘economico’ e quello ‘politico’ del Paese venivano sconvolti da due attentati quasi simultanei. Cinque persone morivano nel capoluogo milanese, distrutto il Padiglione d’Arte Contemporanea. A Roma vennero danneggiate la Basilica di San Giovanni in Laterano e la facciata della Chiesa di San Giorgio al Velabro. Un altro colpo assestato al patrimonio artistico del Paese:

Gli anni neri della Repubblica: le Stragi del 1993

27 luglio 1993, Milano si sta spopolando. Di macchine ne passano poche. Chi resta in città si gode un pò di fresco nei luoghi di cinema, in quelli di musica. Alle 23,15, tutti i milanesi si fermano. Si sente un rumore lontano, sordo. Un’autobomba esplode in via Palestro a Milano, davanti alla Villa Reale. Il Padiglione di Arte Contemporanea viene distrutto. Moriranno cinque persone. Tre pompieri, un vigile urbano, un immigrato marocchino che dormiva su una panchina del parco. Alessandro Ferrari, 30 anni, Carlo Locatena, 26 anni, Sergio Pasatto, 34 anni, Stefano Picerno 37 anni, Driss Musafir, 44 anni. Altre sette persone, in maggioranza vigili del fuoco e vigili urbani.

Pochi minuti dopo la stessa scena si sposta a Roma. Due ordigni esplodono, uno sul retro della Basilica di San Giovanni in Laterano dove ha sede la Curia. L’altro davanti alla chiesa di San Giorgio al Velabro.

Nelle stesse ore viene registrato un black out a palazzo Chigi, la sede del Governo. Rimarrà isolata per alcune ore. Gli attentati vengono messi subito in relazione a quelli in via Fauro a Roma (14 maggio 1993) e in via dei georgofili a Firenze (27 maggio 1993, 5 morti)

La macchina utilizzata dagli attentatori é una Fiat Uno imbottita di esplosivo. Come a Firenze alla Galleria degli Uffizi, anche a Milano si sceglie un luogo d’arte per il nuovo attentato. Pochi minuti prima dello scoppio, la Fiat Uno viene segnalata da una coppia di giovani ad una pattuglia di vigili urbani. Dalla vettura esce infatti del fumo nero. I vigili pensano subito ad un principio d’incendio. Chiamano così, con l’autoradio, i pompieri che inviano sul luogo mezzi e soccorsi. Tre vigili del fuoco si avvicinano all’auto, tentano di aprire il cofano, si rendono suibito conto della trappola. E’ un autobomba, non un incendio. Intravedono al miccia a lenta combustione già accesa. E uno di loro grida: “C’é una bomba..“. Ma non fa in tempo a salvarsi. Lo scoppio é devastante. L’esplosione crea in via Palestro una fossa e ampia due metri per tre. Il Padiglione d’Arte Contemporanea si sbriciola. Ci vorranno anni per ricostruirlo.

Altri morti si aggiungevano a quelli di Firenze. Il 15 settembre poi veniva ucciso anche don Pino Puglisi, parroco di Brancaccio, un quartiere di Palermo controllato dalla criminalità organizzata.

Gli anni neri della Repubblica: le Stragi del 1993

La mafia non era intenzionata a fermarsi qui. Era infatti stata programmata un’altra strage, questa volta organizzata vicino allo Stadio Olimpico di Roma e che quindi avrebbe dovuto colpire gli spettatori arrivati a seguire una partita di calcio:

ROMA – Il 31 ottobre 1993 una Thema parcheggiata in via dei Gladiatori, a due passi dallo stadio Olimpico, era imbottita con 120 chili di tritolo. Era una domenica, giocavano Lazio-Udinese, partita di cartello, la ricevente era in funzione, il telecomando a distanza pronto per essere attivato pochi minuti dopo la fine dell’incontro. Sarebbe stata una strage, l’onda d’urto di quei centoventi chili di esplosivo avrebbe risucchiato centinaia di spettatori in uscita e i carabinieri in servizio che proprio in via dei Gladiatori hanno il punto di concentramento.

Il telecomando che doveva azionare la bomba si inceppò e l’attentato non ebbe luogo, era il 31 ottobre. Qualche giorno dopo, il 4 novembre, il Ministro della Giustizia Giovanni Conso decise di non rinnovare il 41 bis per 140 mafiosi detenuti. Evento casuale? No. Così Conso ammise anni dopo:

“Non ci fu nessuna trattativa né quella decisione fu l’effetto di un ricatto più o meno diretto” “Non ebbi alcuna pressione o invito da alcuno, si tratta di una scelta che feci in solitudine pensando che una soluzione diversa avrebbe dato il destro ad una possibile minaccia di altre stragi. Quella proroga, del resto, non era necessaria”. “Quella decisione fu presa non in un’ottica di pacificazione, ma per vedere di fermare la minaccia di altre stragi. C’era già stato l’arresto di Riina, e si parlava di un cambio di passo della mafia con il nuovo capo, Provenzano”. “Il vice di Riina aveva un’altra visione: puntare sull’aspetto economico ed abbandonare le stragi. Ecco perché decisi di lasciar stare un atto che non era obbligatorio. I pm non dissero nulla. Fu solo una mia decisione non concordata con alcuno”

Una dichiarazione tanto clamorosa quanto grave. Agì davvero da solo? O fu ‘consigliato’? Sta di fatto che il Ministro aveva ceduto al ricatto mafioso cancellando il regime di carcere duro ad un centinaio di boss in cambio di una strategia ‘morbida’ della mafia. E cosi fù. Da quel momento in poi non ci furono più attentati. Trattativa o no, Cosa Nostra vinse quella battaglia.

Terminava così uno dei momenti piu bui della nostra Repubblica. Il 1993 volgeva al termine, il Paese era provato da scandali, stragi e crollo del sistema politico. L’incertezza regnava sovrana. La crisi politica dei partiti di governo, minati dalle inchieste di Tangentopoli, aveva visto prevalere le forze di Sinistra, la Lega Nord ed il Movimento Sociale nelle elezioni amministrative di quell’anno. Ma il 1994 era dietro l’angolo e Berlusconi stava per ‘scendere in campo’.

Nel prossimo ed ultimo capitolo della rubrica parleremo proprio della vittoria dei Sindaci di Sinistra e della Lega e della discesa in campo del Cavaliere.

Numeri precedenti:

Fonti:

http://www.raistoria.rai.it/articoli/avviso-di-garanzia-per-giulio-andreotti/12538/default.aspx
http://it.wikipedia.org/wiki/Oscar_Luigi_Scalfaro
http://www.reti-invisibili.net/georgofili/
http://www.cadoinpiedi.it/2011/07/15/le_stragi_del_93.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Pino_Puglisi
http://www.19luglio1992.com/index.php?option=com_content&view=article&catid=20:altri-documenti&id=3551:nel-93-non-ho-rinnovato-il-41bis-e-ho-evitato-altre-stragi
http://www.repubblica.it/politica/2010/11/13/news/stop_al_41_bis_spunta_il_suggeritore_di_conso-9055803/


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