Ai tempi di Napoleone la marcia era fondamentale. Giorni, settimane, mesi di marcia. Le divisioni devono trovarsi nel posto giusto al momento giusto. Se dopo un mese di marcia io arrivo sul campo di battaglia con 4 divisioni e tu soltanto con 2, ho vinto. I soldati formano dei quadrati, mettono un ginocchio a terra e sparano un colpo mentre la seconda fila ricarica. Con 1500 uomini per lato, il quadrato sembra un vulcano in eruzione e naturalmente il nemico fa altrettanto. I due eserciti si sparano addosso senza ripararsi, in pratica giocano alla roulette. Gli ufficiali ordinano di stringere le file per riempire i vuoti. E’ una specie di litania: “stringete le file, stringete le file.” Nel frattempo rullano i tamburi, pigolano i flauti e frignano le cornamuse per rallegrare l’atmosfera. Se dobbiamo crepare, crepiamo in allegria. Qualunque cosa accada, il quadrato deve restare unito. E’ l’unica possibilità di salvezza per i suoi componenti. Se si sbanda, la cavalleria nemica spazzerà via i fuggiaschi senza pietà. Vince chi resta unito più a lungo. L’unione, la sincronia e la disciplina fanno fa la forza, il nemico può essere tenuto a bada soltanto da 3000 colpi sparati nello stesso momento a cadenza di 30 secondi. Così i soldati non possono scappare: devono stare al loro posto sotto la doccia di piombo, scommettendo che una pallottola non li ammazzi.
Durante la I° Guerra Mondiale i militari hanno imparato a ripararsi, comprendendo che non si può affrontare il fuoco delle armi automatiche come si affrontava quello dei fucili ad avancarica. Così se ne stanno rintanati nelle trincee e là, a meno che il proiettile di un mortaio non gli piova in testa o che un franco tiratore non faccia saltare la zucca dell’incauto che si arrischia a sbirciare oltre il bordo, possono considerarsi relativamente al sicuro. Il loro compito è quello di mantenere la posizione. Ma ogni tanto i generali decidono che bisogna prendere la posizione avversaria. Così, per guadagnare 100 metri di terreno, i soldati sono obbligati a uscire dalla trincea per andare incontro al fuoco nemico, sperando di arrivare vivi in modo da far fuori i nemici e occupare la loro posizione. Anche in questo caso è come giocare alla roulette.
Chi glielo fa fare a quei poveracci di scommettere sulla propria vita? Come si diceva ai tempi della I° Guerra Mondiale, “in trincea non ci sono atei.” In altre parole, un ateo non può fare la guerra. Un autentico ateo, non chi ha sostituito un feticcio con un altro. E una guerra autentica, dove la tua vita non vale un fico secco. Un ateo pensa di avere una sola vita da vivere e se la tiene stretta. La carne da cannone sono i creduloni che si fanno abbindolare 2 volte: dallo Stato e dai preti. Poveretti, non soltanto pensano che dopo morti continueranno a vivere, ma sono convinti che staranno meglio di prima. E c’è chi gli vende questa balla come se fosse una verità sacrosanta, speculando sul fatto che nessun morto torna per dire che è una balla. Se la gente pensasse che non esiste un’altra vita, credete che rischierebbe così quella terrena? Credete che i kamikaze islamici si farebbero saltare in aria, se fossero sicuri di sparire? O che quelli giapponesi si sarebbero lanciati sulle corazzate con gli aerei carichi di esplosivo? No, la guerra la fanno solo le vittime della Menzogna Globale, l’immensa menzogna che fa credere alla gente di essere immortale.
Dragor
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