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Gli attentati della mafia nei musei

Creato il 10 maggio 2013 da Archeologo @archeologo
Gli attentati della mafia nei musei In una situazione politica che molti assimilano a quella attuale, con la crisi politica di Tangentopoli e la svalutazione straordinaria della lira, la notte tra il 26 e il 27 maggio 1993 la mafia siciliana decise di non attaccare soltanto esponenti della politica e della magistratura siciliana, ma scelse di toccare il patrimonio culturale per infondere una ferita più simbolica ma altrettanto profonda nello Stato. Nonostante ciò vi furono anche diversi morti e feriti, tanti innocenti che portarono alcuni a scegliere la strada del pentimento.

Quel 27 maggio di esattamente vent'anni fa a Firenze furono colpiti gli Uffizi e la Torre de' Pulci, completamente distrutta, nella cosiddetta strage dei Georgofili, dal nome della Accademia che aveva sede in quella torre. Si persero definitivamente tre opere d'arte (Il tributo a Cesare e Giocatori di carte di Bartolomeo Manfredi, la Natività di Gherardo delle Notti), furono danneggiati altri 30 dipinti e 4 sculture, tra cui la Medusa di Caravaggio. Senza dimenticare i 5 morti e i 48 feriti nella stessa occasione. Due mesi dopo scattò il secondo attacco, contro due chiese del centro di Roma (San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro) e il Padiglione d'Arte Contemporanea di Milano. A Roma fortunatamente non ci furono vittime, ma furono danneggiate l'entrata laterale e la facciata della basilica laterana mentre a San Giorgio il portico fu completamente distrutto (oggi è stato ricostruito); a Milano ci furono 5 morti, senza danni al patrimonio artistico.



Gli attentati della mafia nei musei Cosa Nostra voleva indebolire lo Stato e attaccarlo in risposta all'applicazione del 41 bis, l'articolo della legge sull'ordinamento penitenziario che prevede una forma particolare di carcere - il più noto "carcere duro" - che dopo le stragi di Falcone e Borsellino venne applicato anche ai criminali mafiosi. La notte degli attentanti a Roma e Milano il presidente Ciampi, all'epoca presidente del Consiglio, ebbe l'impressione di un prossimo colpo di stato e la stessa notte riunì il Consiglio Supremo di Difesa. Le stragi finirono con l'arresto nel gennaio 1994 di Giuseppe Graviano, il capoclan dei corleonesi di Palermo.
Quando la mafia scelse di attaccare lo Stato in un certo momento preferì colpirne il suo patrimonio artistico, sapendo che il rapporto profondo degli italiani con la propria cultura avrebbe inferto uno sfregio devastante sul Bel Paese. Oggi la criminalità organizzata continua a minacciare il nostro paese, continuando vigliaccamente ad attaccarne il settore produttivo ed economico. Per non dimenticare quei giorni sono previste diverse iniziative per ricordare il più grave attentato al patrimonio artistico italiano.

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