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Le ricerche sono in corso e, anche se i primi risultati sono ancora tutti da discutere, c'è chi inizia a pubblicare le prime conclusioni.
È il caso del libro "The Shallows: What the Internet Is Doing to Our Brains" di Nicholas Carr (edito in Italia con il titolo "Internet ci rende stupidi? Come la rete sta cambiando il nostro cervello"), vincitore del Premio Pulitzer nel 2011, in cui si raccolgono i risultati di queste prime ricerche alcune delle quali riassunte nel seguente video.
Nel video vengono proposte alcune questioni interessanti che evidenziano come internet interferisca principalmente con le capacità di attenzione e con la memoria. Per quanto riguarda la memoria infatti non è raro ormai sentire affermazioni del tipo:
"Perché devo imparare e memorizzare queste cose quando mi basta una ricerca su Google per trovarle?"
per poi però ritrovarsi inesorabilmente a pensare: "avevo letto una cosa interessante a proposito però non mi ricordo dove" e non riuscire a ricordarsi le keyword giuste da dare in pasto a Google per ritrovare il sito.
Oltre ad una memoria meno allenata l'uso di internet influisce anche sulla concentrazione e sulla produttività. Il nostro cervello è in grado di eseguire bene solo un'operazione alla volta. Nonostante ci sembri di poter fare e gestirne più di una, a livello di neuroni questo si traduce in lasciare da parte un'azione e predisporre tutto per eseguirne un'altra attivando e disattivando diversi centri neuronali. Si tratta di un meccanismo dispendioso, che non permette di concentrarsi appieno su ogni attività e non permette di tornare alla precedente nelle condizioni esatte in cui la si era lasciata.
Ma non solo, nel cervello esiste un'area predisposta al compito di ignorare i disturbi: è quella che permette ad esempio di rimanere concentrati sul lavoro mentre i colleghi parlano nella stessa stanza. Il continuo sopraggiungere di email, messaggi istantanei, aggiornamenti di stato sovraccarica quest'area rendendo pian piano meno efficienti nel concentrarsi ignorando ulteriori disturbi.
Per finire, come se non bastasse, una ricerca condotta in Italia in collaborazione tra l'Università di Milano-Bicocca e l'Università di Verona e pubblicata su Journal of Experimental Psychology sembra aver dimostrato che questo centro si attivi non solo quando si verifica un disturbo, ma anche quando ci si aspetta che questo arrivi. Sapere che potrebbe arrivare un'email o un messaggio istantaneo può quindi mettere alla prova la nostra capacità antidisturbo come se l'interferenza avvenisse realmente. Questo meccanismo è utile perché permette di essere pronti in anticipo per fronteggiare i disturbi, ma a lungo andare compromette le capacità di concentrazione.
Naturalmente non siamo qui a negare che internet abbia molti lati positivi, senza dubbio il bilancio completo di tutti gli aspetti positivi e di quelli negativi è a favore dei primi, ma molto dipende anche dalle "dosi" e da come reagisce ogni singola persona.
Il video si conclude con il consiglio di riscoprire il piacere di prestare maggiore attenzione alle cose quotidiane, staccare da internet e dedicarsi a qualche attività creativa o manuale. In questo modo forse si potrebbe riuscire ad essere più felici senza venire interrotti in ogni momento per guardare le foto di gattini o dover aprire di corsa Wikipedia per leggere tutto sul comportamento violento dei panda.
Grazie per la vostra attenzione, potete continuare a fare ciò che stavate facendo :)
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