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Gli Europei e il Palio ai tempi di Facebook

Creato il 03 luglio 2012 da Subarralliccu @subarralliccu
3 luglio 2012 · by · in FUORIUSCITI. ·

Gli Europei e il Palio ai tempi di Facebook

Nei giorni scorsi a Siena si è corso il Palio dedicato alla Madonna di Provenzano, vinto dalla Contrada dell’Onda. Tutta la città è stata gioiosamente e massicciamente invasa da turisti e contradaioli. Sì, anche dai contradaioli, perchè in realtà sono molti i senesi DOC che ormai da anni vivono al di fuori delle mura o addirittura nei comuni limitrofi. Immagino che sia una scelta dettata un po’ dalla comodità (ve lo assicuro, non è semplicissimo vivere nel centro di una città medievale), e un po’ dal fatto che affittare le case agli studenti fuori sede è sempre un grande affare.

A parte le solite discussioni legate al maltrattamento dei cavalli (e qui ci sarebbe da scrivere un altro post, perchè qui i cavalli non sono maltrattati, e nessuno ha gioito per i due infortunati nelle ore precedenti il Palio, anzi!), nei giorni scorsi c’è stato un gran parlare del fatto che a Siena sarebbero stati proibiti gli Europei di calcio. Detta così è un po’ sbrigativa, lo so. Ma non è che le fonti reperibili in rete siano state molto più complete (qui e qui trovate due esempi).

In due parole, sarebbero stati vietati i maxischermi nelle contrade, dove l’altra sera si sono tenute le cene propiziatorie, e gli eventuali caroselli di auto e moto per i festeggiamenti per il dopopartita. C’è chi dice che il motivo sia stato preservare la tradizione, altri parlano di menefreghismo gratuito e cinico, mentre altri ancora parlano di evitare di sovraccaricare di lavoro le forze dell’ordine, che, nonostante i secoli di esperienza, si trovano in effetti a dover gestire una situazione davvero complicata.

In realtà, il divieto di festeggiare in auto e in moto non è praticamente mai esistito. Ho cercato a lungo, ma non so proprio da dove sia venuto fuori. Semplicemente, nel centro di Siena, in macchina non ci si può proprio girare, salvo eccezioni particolari. Figurarsi poi nella serata prima del Palio, con il centro storico strapieno di contradaioli, turisti, studenti fuori sede e forze dell’ordine.

Per quanto riguarda il divieto di allestimento di maxischermi nelle contrade, c’è da considerare che la cena propiziatoria è uno i momenti più importanti di tutto l’anno contradaiolo. Inoltre, scusate la sintesi grezza, questi sono un po’ cavoli loro. La festa è la loro, e se la gestiscono un po’ come gli pare. Non penso che a Sedilo apprezzerebbero ingerenze di questo tipo, nel periodo dell’Ardia.

Non so se sono riuscito a rendere l’idea di quel che è successo a Siena in questi giorni, ma in fondo volevo solo riflettere con voi su alcune cose che mi hanno sempre incuriosito e che, in questa occasione, troviamo tutte intrecciate fra loro.

1. Un articolo su Repubblica (o Il Fatto, o Il Foglio, o L’Unità) è considerato verità assoluta solo quando ci da ragione, sennò è carta straccia. Curioso, no? Cioè, mica tanto. In fondo è spiegabilissimo. Piuttosto è curioso notare come, quando fa comodo, si tenda facilmente a dimenticare che non sempre ciò che è scritto sui giornali corrisponde a verità assoluta.

2. Nelle città universitarie gli studenti fuori sede sono sempre maltrattati, nonostante il loro ruolo vitale per la sopravvivenza delle città stesse. Non so come siano considerati a Pisa, ma qualcuno riesce a immaginarsi la città della Torre Pendente senza i fuorisede, senza gli studenti sardi? Questa è una questione che andrebbe affrontata radicalmente, come ormai tutto ciò che riguarda il sistema educativo nazionale.

3. Il dibattito sui social network è ormai regolato dalla logica “prima reagisci, poi pensa”. Siamo sicuri che sia il modo giusto di utilizzare questi strumenti?

4. Il Calcio, e sopratutto la Nazionale, sono diventati un affare di Stato, intoccabile e in nessun modo criticabile (anche se alcuni compagni pensano di farlo in maniera costruttiva a breve, a Bologna). Il che mi fa pensare che forse, alla fin fine, oggi si guarda agli azzurri come un tempo si guardava all’esercito (che nel frattempo ha perso un po’ del suo fascino). Non per nulla, chiamiamo “i nostri ragazzi” sia i calciatori che i soldati. Curioso, no?

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