Rarefied Air. Aria rarefatta. Niente di particolarmente strano, visto che si sta parlando di falchi, animali abituati a vivere ad alte quote. Un pò più strano, se i falchi in questione non sono predatori alati ricoperti di piume, ma esseri umani che tentano di infilare una palla in un cesto a tre metri da terra. Curioso, perchè gli Hawks di Atlanta sembravano destinati a respirare il classico smog cittadino, non certo aria putrida, ma nemmeno raffinata. Considerazioni atmosferiche a parte, gli Hawks sono una delle sorprese di questi primi due mesi di Regular Season. Sorpresa perchè in estate, con le partenze di Joe Johnson (soprattutto) e Marvin Williams, se n’erano andati due pilastri della squadra capace di centrare cinque partecipazioni ai playoff consecutive. Al loro posto sono sbarcati in Georgia Lou Williams, Devin Harris, Kyle Korver e Danny Ferry, ex vicepresidente degli Spurs e autore degli spostamenti appena citati.
Un restyling avente una logica ben precisa: tentare di firmare Dwight Howard o Deron Williams creando spazio salariale liberandosi di contratti pesanti (quello di Johnson su tutti) e firmando giocatori in scadenza come DeShawn Stevenson, Anthony Morrow e Johan Petro. Nessuno ha chiesto qualcosa di particolare a coach Drew (anche lui in scadenza) in questa stagione, se non di centrare nuovamente i playoff, magari senza pretese di passaggio del turno. Le cose invece, stanno prendendo una piega ben diversa dalle aspettative, dato che al momento gli Hawks sono terzi ad Est ad una sola partita dagli Heat secondi e a due da Knicks capolisti. Questo perchè il gioco “small-ball” di coach Drew può vantare ottimi interpreti in un reparto guardie tra i più ricchi e interscambiabili della Lega e in un reparto lunghi altrettanto talentuoso e malleabile. Il ricambio e le soluzioni che il trio Teague-Williams-Harris garantisce negli spot di guardie ha pochi eguali in giro per la NBA, e se a questi aggiungiamo Korver, Smith e Horford, ci accorgiamo che tutto sommato questi Hawks tanto male in fondo non lo sono.
I dubbi di inizio stagione erano probabilmente legati al fatto che quest’anno sarebbe stato il primo senza la leadership di Joe Johnson, il go-to-guy e volto degli Hawks dal 2005 all’estate scorsa. La partenza del 6 volte All-Star è stata assorbita egregiamente dai vari Josh Smith (soprattutto), Al Horford e Jeff Teague, che si stanno dividendo il ruolo di leader della squadra. Squadra che, dal 2007 in poi, è sempre stata troppo forte per non fare i playoff, ma troppo debole per poter ambire ad una Finale di Conference (traguardo in effetti mai raggiunto). Ad Atlanta è sempre mancato quel qualcosa che la potesse trasformare da ottima squadra a contender, ed oggettivamente, nonostante l’ottimo avvio, è difficile vederla più in là (per l’ennesima volta) del secondo turno di post-season. Intanto però, nella città della Coca-Cola si respira aria buona, si vola attorno alle vette della Eastern Conference, aspettando il momento giusto per spiccare definitivamente il volo verso l’Olimpo, che nella NBA si chiama Anello.