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Gli insegnanti calabresi pretendono risposte!

Creato il 13 settembre 2010 da Jenny76

Gli insegnanti calabresi pretendono risposte!

L’allarme precari arriva fin sotto il Consiglio regionale della Calabria. La protesta degli insegnanti calabresi, e reggini in particolare (Comitato Precari Rc), infatti, si è ora spostata a Palazzo Campanella (Reggio Calabria) dove i rappresentanti dei sindacati di base (Usb/Rdb scuola) si sono incontrati con il governatore Giuseppe Scopelliti. Barbara Battisti dell’esecutivo nazionale Usb, arrivata da Roma, e una delegazione di lavoratori in rappresentanza di tutte le categorie della scuola, hanno discusso col presidente Scopelliti e con l’assessore regionale alla cultura Mario Caligiuri. Diversi i punti su cui siglare un accordo, anzi una vera e propria nota scritta, che impegna la Regione nei confronti dei precari e di eventuali promesse fatte. Lo pretende la stessa Barbara Battisti, che alla Regione Calabria contesta la firma sui 7 milioni di euro per i progetti Regione/scuola, «che però non possono sostituire lo stipendio degli insegnanti – spiega un precario – né la missione dell’insegnamento»; e i 100 milioni di euro, fondi europei, che invece, ogni anno vengono concessi alla Regione per la scuola. «Che fine fanno? Come vengono spesi? Qual è il piano regionale sui progetti?».

Questi ed altri i quesiti della Battisti, che non ci sta a vedere ridotta «la più grande industria di cervelli calabresi», cioè la scuola, in un colabrodo. «Se passa il piano federalista, la Calabria subirà altri 1.700 tagli sugli insegnanti, oltre ai 5.500 tagli già effettuati in questa sola Regione. Dal 2006 al 2007, i fondi per la scuola calabrese sono stati ridotti di 124 milioni di euro. Quanto prevede di spendere Scopelliti ? Qual è il futuro della Regione Calabria ?».

Attualmente il bilancio regionale calabrese investe appena lo 0,6% per la scuola. Senza contare che una parte dello scadimento della qualità dell’offerta formativa scolastica, è legata al mancato ricambio generazionale. Oltre il 17% dei docenti ha più di 60 anni, e le prospettive non sono rosee dato l’innalzamento dell’età pensionabile per le donne fino ai 65 anni.

Gli insegnanti calabresi pretendono risposte!
La tensione è alta, e sull’argomento scuola la Regione sta giocando una partita, che può costare cara al neo governatore Scopelliti, votato a furor di popolo dai calabresi. Ma penserà ai suoi concittadini ? Adesso sta a lui schierarsi dalla parte giusta, che dal nostro punto di vista non è certo quella dell’attuale governo sempre pronto a rilanciare argomenti demagogici, a sostenere che la crisi di governo non c’è. Misure di contenimento e di facciata che gli italiani intelligenti ben poco digeriscono!

Queste le rivendicazioni dei precari:

  1. Gli insegnanti calabresi chiedono al presidente Giuseppe Scopelliti di fare pressione sul Ministro, in merito alla questione “scuola calabrese”, proprio in virtù della sua particolare amicizia col governo Berlusconi;
  2. Si chiede che i soldi stanziati per assorbire i precari, vengano utilizzati secondo criteri di chiarezza, stabiliti da una commissione ad hoc e facendo riferimento alle graduatorie, anziché essere gestiti direttamente dai dirigenti scolastici, al fine di evitare preferenze e sprechi;
  3. Si chiede un’equa ripartizione dei posti nella dotazione degli organici, dato che la Calabria è stata fortemente penalizzata;
  4. Esiste una norma di sicurezza, che cozza con il provvedimento del Ministro, cioè quello di aumentare il numero degli alunni per classe. Oltre l’immediato taglio delle cattedre in seguito agli accorpamenti di classi, non dobbiamo dimenticare una situazione dell’edilizia scolastica calabrese, che è decisamente scoraggiante;
  5. Si richiedono tavoli tecnici.

Barbara Battisti, preferisce addirittura parlare di «tavolo di crisi». E’ così che è la scuola italiana in questo delicato momento storico, in crisi e nel caos; mai come quest’anno la riforma provocherà una ulteriore decurtazione di qualità nella formazione degli studenti, molti dei quali non sono soddisfatti e non accettano la deriva verso la privatizzazione dell’istituzione scolastica, ritenendola ingiusta e classista.



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