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Gli interrogativi del caso Merah

Creato il 22 marzo 2012 da Oblioilblog @oblioilblog

Gli interrogativi del caso Merah

Mohamed Merah è morto. Dopo un assedio durato oltre trenta ore, il terrorista affiliato ad Al Qaeda si è gettato dalla finestra dell’appartamento in cui si era arroccato, continuando a sparare anche durante il salto nel vuoto.

La conclusione tragica di una storia tragica solleva molti dubbi che vanno oltre le scontate quanto impronosticabili domande: quanto la vicenda peserà sulle elezioni in programma tra un mese? Chi avvantaggerà/sfavorirà?

Si è tentato di prendere vivo il killer, soprattutto per ottenere altre informazioni circa eventuali complici o a proposito dell’infiltrazione terrorista in Francia. Accusato di aver ucciso tre parà, tre bambini e un insegnanti di una scuola ebraica tra Montaubaun e Tolosa, Sud della Francia, Merah, dopo aver annunciato la resa ed essersi finto morto per ore, ha compiuto l’estremo atto, tentando di portare con sé più militari possibili. Pare ci sia un ferito grave.

La prima riflessione riguarda le forze dell’ordine. Com’è possibile che un individuo, pur addestrato e armato fino ai denti, tenga in scacco per trenta ore un manipolo di teste di cuoio, resistendo a 300 proiettili, bombe accecanti e gas paralizzanti? Merah ha avuto pure il tempo di rilasciare un’intervista telefonica di 11 minuti a France 24 in cui ha rivelato dettagli sui due agguati, confessandosi affiliato di Al Qaeda, affermando di lottare contro la legge che vieta il velo e le operazioni francesi in Afghanista e sostenendo, come poi ha provato, di non temere la morte. 

Riportando alla mente anche il fallito blitz in Nigeria dove ha perso la vita l’ingegnere Franco Lamolinara, sorge il dubbio che i terroristi stiano iniziando a surclassare i rivali per quanto riguarda strategia e abilità. Il timore è che stia nascendo uno stuolo di professionisti della morte molto più preparati sul campo rispetto a chi dovrebbe tutelare la sicurezza.

La seconda domanda riguarda l’Intelligence francese. Merah è un francese di origine algerina e in passato è stato 15 volte pizzicato dalla gendarmeria. Nel 2007 era stato arrestato pure in Afghanistan per un tentato agguato dinamitardo, salvo poi essere liberato dai Talebani. Com’è possibile che un individuo del genere possa, primo, rimettere piede in Francia e, secondo, girare a piede libero?

I Servizi Segreti si sono giustificati sostenendo che ci vogliano 15 agenti per tenere d’occhio un sospetto, ma in una nazione guidata da un ex Ministro degli Interni ci si aspetta davvero di più dal punto di vista della sicurezza interna. La paura che circolino tanti Mohamed Merah è fondata.

L’ultimo problema è politico ma non solo e  riguarda la popolarità di Sarkozy e la società francese in generale. L’anno scorso il Parlamento francese, mettendo a repentaglio le relazioni diplomatiche con la Turchia, promulgò una legge che dichiarava illegale negare il genocidio degli armeni. La legge è stata poi respinta dalla Corte Costituzionale, mettendo in fermento la cospicua minoranza armena in Francia. I tre parà periti sotto le grinfie di Merah una settimana fa erano di origine musulmana. Dopo tutte le polemiche sul burqa, Sarkozy è stato costretto a ricevere all’interno di una caserma le tre vedove coperte dal velo integrale. Nonostante l’allerta terrorismo scoppiata dopo l’assassinio dei parà, la scuola ebraica di Tolosa, chiaramente un obiettivo sensibile, non aveva alcuna protezione. Merah è stato libero di avvicinarsi e fare fuoco. I funerali sono stati celebrati in Israele. Esiste, dunque, un problema etnico in Francia? Sarkozy nel corso del suo mandato aveva scontentato gli islamici e ha concluso facendo arrabbiare gli armeni e con gli ebrei impauriti. È possibile che la situazione esploda, causando una tutti-contro-tutti razziale, soprattutto se Sarkozy sarà rieletto?

 

Fonti: Dagospia, Repubblica, GRR


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