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Gli iraniani in america volevano uccidere l’ambasciatore saudita
Creato il 13 ottobre 2011 da MadyurIl segretario della Giustizia Eric Holder ha annunciato nuove misure contro Iran in risposta a una grave violazione , il Dipartimento di Stato ha varato altre sanzioni contro 5 funzionari khomeneisti.
IL primo atto dell’Operazione scatta in primavera quando Mansor Arbabsiar cittadino americano di origini iraniane , e un suo complice , si mettono al lavoro. Contattano un membro di un cartello messicano – in realtà era un informatore della Dea – e gli spiegano che vogliono uccidere l’ambasciatore saudita a Washington usando un commando formato da narcos.
Arbabsiar specifica che suo cugino è un membro importante del regime. Il complice fa parte dell’Armata Qods spesso coinvolta in attacchi terroristici e che dispone di uomini del Medio Oriente all’America Latina . I contatti si intensificano. Gli iraniani vogliono usare l’esplosivo , in uno dei colloqui Arbabsiar è chiaro “Loro (a Teheran) chiedono che l’ambasciatore sia fatto e se centinaia se ne andranno con lui che vadano a farsi fottere”.
Gli emissari promettono al reclutatore messicano un premio di un milione e mezzo di dollari , poi eseguono alcuni bonifici bancari. Il primo agosto spediscono 49960 dollari , il 9 una somma identica. E’ Arbabsiar a condurre le danze. Finanzia il progetto , viaggia tra il Messico e gli Usa , segue dei sopralluoghi a Washington. L’attacco deve avvenire in un ristorante della capitale dove Al Jubeir va spesso a cena , un locale frequentato anche da senatori Usa.
Il finto narcos, a settembre, dice che è tutto pronto e chiede al suo contatto di recarsi in Messico per finalizzare l’accordo. L’iraniano è però respinto quando arriva nel paese sudamericano. Appena rientrato nell’aeroporto Jfk a New York è arrestato , il complice resta al sicuro a Teheran. In mano ai federali Arbabsiar collabora fornendo informazioni.
Arbabsiar e l’Armata Qods volevano colpire non solo l’ambasciatore saudita , ma anche sedi diplomatiche israeliane e di Riad negli Usa e in Argentina. L’indagine non resta confinata agli operativi.
Il presidente Obama conosce tutto a giugno e riceve briefing ogni settimana. Troppi gravi i contraccolpi. Washington informa gli alleati e annuncia le sanzioni. Teheran smentisce ogni coinvolgimento ma troppe volte sono stati presi con le mani nel sacco.
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