In tutto il mondo la cifra è di tre milioni. Una coppia su sette, nel nostro Paese, non può avere figli
ROMA - Sempre più numerosi i bambini nati con la fecondazione artificiale. Se prima queste tecniche venivano considerate come l' ultima spiaggia per le donne che non erano riuscite altrimenti a coronare il sogno della maternità, oggi il ricorso all' inseminazione e alla provetta si è diffuso a tal punto da costituire un' alternativa «affidabile», da mettere in conto quando il figlio tarda ad arrivare. E' una delle considerazioni che si possono trarre dalla lettura dei dati resi noti al congresso internazionale di endocrinologia in corso a Firenze. Circa tre milioni i bebè venuti alla luce nel mondo grazie alla procreazione medicalmente assistita (Pma). In Italia, dal 2007, sono stati almeno 10 mila all' anno, uno su quattro da mamme di età superiore ai 40, quando la percentuale di ottenere una gravidanza si abbassa notevolmente. «Un successo», secondo Andrea Genazzani, presidente del convegno, ospite d' onore Bruno Lunenfeld, inventore delle gonadotropine. Il farmaco utilizzato per la stimolazione ovarica in tutti i casi di infertilità ha compiuto 50 anni. Con il tempo è diventato sempre più sicuro, non più estratto dall' urina di donne in menopausa ma ottenuto con metodiche di ingegneria genetica. Una coppia italiana su sette è infertile, nel 2007 oltre 55.400 hanno chiesto aiuto alla fecondazione artificiale, 200.000 i cicli di trattamento con gonadotropine. «Non ci sono rischi. Non sono stati segnalati casi di trasmissione di malattie. I nostri centri lavorano bene», rassicura i genitori Giuseppe Palumbo, presidente della Commissione Affari Sociali della Camera. Ma se da una parte i dati risultano incoraggianti, dall' altra sono sintomo di un fenomeno preoccupante. Nel nostro Paese, in linea con la tendenza europea, i bambini concepiti naturalmente diminuiscono mentre aumentano quelli «sbocciati» in laboratorio. Sono tra l' 1 e l' 1,4 per cento del totale, più o meno come in Francia, Germania e Gran Bretagna, la metà rispetto ai paesi scandinavi dove ci si attesta sul 3 per cento. Il problema di fondo è che le coppie, distratte da difficoltà economiche, aspettano troppo per tentare la prima gravidanza. Se non arriva, l' unica speranza è riposta nelle tecniche artificiali. Genazzani auspica politiche di sostegno alle famiglie giovani «con bonus e incentivi di vario genere. La legge sui congedi parentali non è bastata a invertire la tendenza». Fa squillare l' allarme anche Giulia Scaravelli, responsabile del registro di procreazione medicalmente assistita dell' Istituto Superiore di Sanità: «Bisogna insistere sulla prevenzione dell' infertilità e sull' informazione. Alle donne va detto chiaramente che l' orologio biologico non può essere modificato e che dopo i 35 anni le possibilità di restare incinte hanno un brusco declino perché gli ovociti invecchiano e non si rinnovano». I dati del Registro confermano quelli diffusi a Firenze. Ai circa 6.800 bebè nati in Italia vanno aggiunti quelli nati all' estero da italiane e un 15 per cento di gravidanze di cui non si conosce l' esito. Così si raggiunge il numero di 10 mila fiocchi rosa e azzurri all' anno.
De Bac Margherita
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