Tristezza, ansia, irritabilità e problemi fisici. Sono questi i segnali di allarme che preannunciano l’arrivo della depressione. Può avere tante facce e può allo stesso tempo presentare malesseri più o meno lievi.
La depressione vera e propria definita come disturbo mentale diventerà, secondo gli esperti, la seconda causa di invalidità nei Paesi occidentali dopo le malattie cardiovascolari. I sintomi sono inequivocabili: si passa dalla tristezza diffusa, alla frustrazione passando per la perdita d’interesse per le vicende quotidiane. Insonnia, perdita della libido, crisi di pianto improvvise e apatia sono altri segnali di allarme fino ad arrivare al pensiero di farla finita, suicidandosi. Poi ci sono segnali ai quali spesso non si fa caso come l’aumento dell’appetito e del proprio peso corporeo. La depressione debilita lo spirito ma fa ingrassare, così come provoca problemi fisici come mal di schiena, lombalgia e in alcuni casi anche l’asma.
Esistono quattro tipi di depressione come sottolinea Nicola Lalli, psichiatra e psicoterapeuta, già professore associato di Psichiatria e Psicoterapia presso l´Università “La Sapienza” di Roma. La forma reattiva è causata da perdite affettive, difficoltà economiche e nel lavoro; la depressione nevrotica è dovuta al carattere di alcune persone ipersensibili a stress e frustrazioni; La depressione endogena compare nell’individuo che tende a darsi la colpa di tutto; infine la depressione mascherata, difficile da individuare, si manifesta con problemi fisici di vario genere.
Gli italiani ad esempio sono i più depressi d’Europa questo è almeno quanto si evince da un sondaggio redatto in vista della prossima conferenza del Patto europeo per la salute mentale e il benessere. Dei mille soggetti intervistati la maggior parte ha ammesso di non essere riuscita a portare a termine progetti che avevano pianificato a causa di problemi fisici o emotivi. La percentuale si aggira intorno al 25% contro una media europea del 18%. Nonostante questo, il numero delle persone che si rivolgono ad esperti è inferiore alla media dei cittadini dell’Ue mentre l’utilizzo di farmaci per curare ansia e depressione è molto frequente. Insomma gli italiani sono un popolo di santi navigatori e….depressi.
da: http://www.italiainformazioni.com
Commento del Dott. Zambello
Credo che la significativa statistica riportata nell’articolo richieda più uno studio sociologico che psicologico. Penso però che questo disagio a livello sociale non sia tanto legato alla questione economica in senso stretto. Ci sono infatti in Europa, Paesi che stanno economicamente peggio di noi ma con minori problemi psicologici. Per noi ha forse un peso determinante il fatto che politicamente sembriamo entrati in una trappola senza una via di uscita. Delusi, forse da un “sogno”, ci accorgiamo di non avere alternative. Non solo non ci sono più le grandi ideologie ma hanno perso autorevolezza importanti “agenzie” quali la scuola, i partiti e purtroppo temo, la famiglia. Ma lasciamo agli esperti l’analisi, noi come psicologi dobbiamo farci carico del disagio personale, dove ognuno elabora in maniera strettamente personale i lutti.
Ha ragione il giornalista: di depressione si può guarire ma bisogna intervenire il più presto possibile e in maniera sinergica sia farmacologicamente che con la psicoterapia.