La prima volta che ho dovuto comprarmi gli occhiali per leggere è stato cinque anni fa. Fino ad allora mi sono sempre vantato dei miei dieci decimi, di eredità paterna.
All’inizio è stato anche divertente avere questi occhiali con cui giocherellare a fare l’intellettuale. Sì, sono ancora uno di quegli ignoranti patetici che si sentivano interessanti indossando gli occhiali; come il signor dottore, o il farmacista del paese, o il maestro elementare delle nostre nonne. O, peggio ancora, come i khmer rossi che sterminarono migliaia di cambogiani muniti di occhiali perché considerati dei pericolosi intellettuali.
Poi, quei primi occhiali da 0,50 sono diventati insufficienti; mi incazzavo pensando che i quotidiani facessero a gara per scrivere gli articoli in corpo sei, invece ero io che perdevo la capacità di leggerli.
Ora col mio nuovo paio di occhiali - anzi di lenti, perché la montatura è sempre la stessa - nuovi fiammanti, riesco a leggere anche l’analisi fisico-chimica dell’etichetta dell’acqua minerale.
Questi cinque anni di lavoro davanti al computer mi sono costati una diottria secca. Da 0,50 a 1,50. Tutto quanto solo per impaginare stupidi giornali di poveri stronzi che non fanno altro che cantarsela e suonarsela a vicenda.