le ragazzine del diciassette sono confuse, è entrato un bel ragazzo (a detta loro, non sono riuscita a vederlo, per quanto mi sia sforzata) e se lo sono litigato per tutto il viaggio.
a quanto ho capito si sono litigate il diritto “di innamorarsi di lui”.
il ragazzo in questione infatti ignorava l’esistenza delle ragazzine del diciassette, che io invece ormai conosco bene.
la prima è la ragazza nera, dai capelli stirati e l’anellino col simbolo della pace. studia e spiega sempre alle altre il compito della giornata.
la seconda è bionda, l’apparecchio ai denti e un nasino all’insù.
la terza è invece castana, gli occhi alle sette e mezzo ancora addormentati, infagottata in un giacchetto che la protegge più dal mondo che dal freddo.
è stata lei a vederlo per prima.
quindi spetta a lei innamorarsi di lui.
dopo la stazione è salito invece un ragazzo, della loro età, quindi un bambino. è in classe loro, lo hanno chiamato, fatto sedere. ma non ha alcuna speranza. ha gli occhiali, il berretto di lana calato sulla testa e sopra il cappuccio. ha addosso l’odore di chi si deve confrontare con i propri ormoni ma non riesce a farsene una ragione.
lei lo prende, le dice: “guarda! il tipo col giacchetto bianco seduto di spalle! lo conosci?”
“no…”
“è bellissimo, vero?”
“mah…”
un secondo ragazzo della classe arriva e si mette vicino a loro. gli piace la ragazzina con l’apparecchio e secondo me anche a lei piacerà, ma in quinta, adesso sono solo in seconda e non c’è verso.
“lo conosci quello là?”
“sì”
“di che anno è?”
“del ‘93″.
a quel punto io scendo e me ne vado.
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