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Pochi sanno, perche' pochissimi raccontano, che fino a poco tempo fa' le banche erano divise in commerciali e d'affari. La divisione era stata imposta dopo la crisi del '29, perche' ci si era accorti che usare i soldi dei correntisti per operazioni speculative ad alto rischio portava a dinamiche fallimentari. La separazione e' stata progressivamente eliminata negli ultimi 20 anni, con i risultati che vediamo. E' stato cioe' concesso alle banche, usando i soldi dei depositi, di investire in settori ad altissimo rischio , ad esempio in titoli greci o nel mercato immobiliare americano ,con profitti altissimi. Quando il sistema e' collassato, finita la ripartizione degli utili, si sono chiesti aiuti di stato per evitare il fallimento, che avrebbe comunque significato per la collettivita' rifondere i correntisti con grandi esborsi di denaro pubblico. Questa distorsione del mercato, con utili privati e remissioni pubbliche, e' inaccettabile da tutti i punti di vista, tanto piu' che ancora non si e' ripristinata una regola che chiunque , in buona fede, capisce essere necessaria.
Nella produzione industriale mondiale, seppur in un altro contesto, si assiste alla stessa distorsione. Non si tiene cioe' conto dei danni all'ambiente e alla salute che derivano dalla produzione, dell'effetto serra, del depauperametno delle risorse naturali che non sono infinite. Le spese per le cure mediche, per gli enormi disastri dovuti all'estremizzazione dei fenomeni atmosferici, per la gestione dei rifiuti, sono tutte a carico della collettivita'.
La vicenda dell'Ilva di Taranto di questi giorni non fa' eccezione, e si inserisce perfettamente in questo scenario. I dati statistici del ministero della salute sono chiari: nella zona c'e un'incidenza di tumori superiore a quella nazionale del 15%; per quelli al polmone, del 30%. Che si sia dovuto aspettare il provvedimento di un giudice per affrontare la questione e' inquietante; serve una sentenza per dire che esalazioni che provocano tumori vanno fermate? La vicenda e' raccontata ponendo la questione occupazione in primo piano, peccato che sia del tutto incongruente. L'azienda in questione ha avuto numerosi finanziamenti pubblici, nazionali ed europei, che sono stati usati per incrementare la produzione, e non per tutelare la salute pubblica.
E' di proprieta' di Emilio Riva, pregiudicato per tre diversi procedimenti (vedi), facente parte dei "capitani coraggiosi" di Alitalia, amico personale di B. Acquistata nelle privatizzazione del 1995 a circa il 10% del suo valore, ha realizzato utili negli ultimi 10 anni che hanno superato i due MILIARDI di euro; ora chiede altri soldi pubblici paventando lo spauracchio dei licenziamenti di massa. La cosa bella (...) , e' che il governo , come prima e piu' importante determinazione, ha pensato bene di inveire contro la magistratura , rea di "aver interferito con l'azione di governo", e contra la quale "si ricorrera' in ogni grado di giudizio".
Sulle responsabilita' della proprieta', silenzio. Alla citta di Taranto, che subisce un attentato quotidiano alla salute, silenzio. Sugli amministratori locali preposti al controllo, silenzio. Perseguono un intendimento che, evidentemente, reputano naturale, per quanto avverso alle regole di mercato tanto decantate:profitti al privato, perdite alla collettivita': gli piace vincere facile.
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