Le risposte a tutte queste domande sono una serie di no. Una lunga, incredibile, infinita serie di no. Quella che segue non è altro la vera storia romanzata delle prime due settimane nell’angolino più a nord della gelida Albion. Perché sempre in Albion sto. Parlano strano, vestono a scacchi e pare non indossino le mutande, ma stanno sempre tutti sulla stessa grande, gelida, perfida isola. La vera storia de LaCocchi VS Edimburgo. Alla guida di un van demmerda griffato “EUROPCAR” su tutti i lati, sportelli, tettucci e cofani possibili, che tutti in autostrada tenevano a dovuta distanza, laCocchi e il suo nuovo amore, Australia, stanno trasferendo tutti i beni posseduti verso nuove mete, lontane dalla trafficatissima e amatissima Londra. Nuove mete in cui il vento soffia costantemente, la gente veste hipster, si cammina in ogni luogo e ci sono almeno 15 caffè per ogni abitante, e un pub ogni 180 abitanti. -Pensavate, voi, che bevessero e basta, gli scozzesi. E invece no-
La roba stipata in numerosi scatoloni nel van demmerda è per lo più della Cocchi, che ha accumulato in tre anni nella City un numero indefinito di cose inutili e di vestiti. Ma non ha lasciato nulla a Londra. Perché un trasloco è il momento perfetto per capire che hai tante stronzate in casa, ma che comunque “la padella me la porto perché è sempre molto utile. In caso te la tiro in testa se mi rompi i coglioni.”
Questa la scusa utilizzata dalla nostra laCocchi per convincere Australia a portare in Scozia anche le uniche due padelle da lei possedute.
Il viaggio comincia bene: uscendo dal parcheggio laCocchi alla guida del van demmerda sbatte contro il muro e, non avendo mai guidato a destra, rischia di portare con sé in Scozia anche tutti gli specchietti di tutte le macchine parcheggiate tra la stazione di Victoria e lo scintillante quartiere di Chelsea. Dopo due giorni di viaggio, uno stop nel Lake District, nove ore di macchina, i nostri eroi arrivano in terra scozzese. Il vento soffia gelido quel giorno, ma splende un sole incredibilmente primaverile. “Ah, vedi che abbiamo fatto bene a lasciare Londra!” Due minuti dopo, infatti, nevicava. Dal momento della raccolta delle chiavi del nuovo appartamento in poi, laCocchi viene sottoposta ad una serie di momenti incredibilmente stressanti, che la mandano quasi sull’orlo di riprendere il van demmerda, guidare fino a Londra, scaricare il van, fare finta che tutto questo non sia in realtà mai successo. 1- La nostra eroina decide di prendere un caffè. Al bancone, tizio chiede: “Ahauhfiaofhwiof milk?”Lei lo guarda. Pensa:“Che cos’ha detto questo?” Risponde sì, si ritrova il caffè di un’altra in mano. Shock linguistico-accento scozzese-non ci capiremo mai-io me ne vado. 2- I nostri eroi arrivano, dopo un’ora di giramenti rocamboleschi con van demmerda nel centro di Edimburgo, davanti alla loro nuova casa. Scendono dalla macchina, al numero 9. Mettono la chiave nella toppa, con quella tipica agitazione da casa nuova-vita nuova, con quell’entusiasmo da prima casa insieme, tutte quelle cose romantiche lì, unite anche ad un bisogno del bagno incredibile. “Darling, non riesco ad aprire la porta.” “Ma come non riesci? Dai a me dai, faccio io.” Ed è così che i nostri giovani eroi sbattono la testa contro la dura realtà: la chiave non funziona. Dopo qualche innocente imprecazione che ha visto protagonista Dio, la Madonna e qualche altro Spiritoso Santo, la Cocchi intuisce che esistono due numeri 9 nella via. Lode a te Signore, i nostri amici riescono finalmente ad entrare nella casa, che si rivela una scintillante merda. Shock casa di merda-no, scusa, non c’è il riscaldamento ma questi sono matti-oddio la doccia è grande come uno dei miei scatoloni per il trasloco-oddio per muoverti dentro il bagno devi fare come Tom Cruise in Mission Impossible nella scena della rapina dall’alto-io me ne vado. 3- LaCocchi allora decide che, per tranquillizzarsi, ha bisogno di due cose: una doccia, e della birra. Molta birra. Tanta birra. Manda Australia a fare rifornimento e trattiene il respiro per riuscire a far passare il culo nella strettoia tra il cesso e la doccia, accende quindi speranzosa la doccia, per scacciare via lo stress. La doccia non funziona. Shock la doccia non funziona-dai cos’è uno scherzo-io questa casa la brucio-vi uccido tutti-maledetta quella stronza dell’agenzia io la meno-io me ne vado. Nonostante i primi giorni siano stati una serie di sfortunati episodi dietro l’altro, tra cui ricordiamo l’allagamento della cucina grazie alla lavatrice rotta e l’incontro con i vicini di casa tossici, nonostante il freddo, gli amici che si contano su un dito-uno e la casa ancora piena di scatoloni, LaCocchi e Australia sono ancora nella piccola Edimburgo. La città è carina e accogliente, gli scozzesi non si capisce cosa dicano ma sono sempre sorridenti, si cammina dappertutto e sembra che qui l’alcool non vada così tanto, va di più il caffè. Litri di caffè, grandi tazze di caffè. Datemi una birra. I nostri due eroi non hanno ancora trovato un lavoro, distribuiscono curriculum su curriculum in tutti i locali della città, sperando in una chiamata. Per ammazzare il tempo cucinano prelibatezze ogni sera nella loro cucina grande come quella della Fisher Price, bevono bottiglie di vino e guardano la tv scozzese sperando di imparare l’accento, sperimentano ristoranti e caffè, visitano la città come turisti. LaCocchi non ha ancora dato segnali di cedimenti nervosi, anche se l’altra sera, dopo qualche birra di troppo, si è affacciata alla finestra di casa e ha urlato ai due tizi che litigavano in strada di andare affanculo, voi e la città, e sto freddo fottuto e il vento che mi scompiglia la frangia, e questa casa con questo bagno da nani da giardino, e tutta questa tranquillità, e datemi un cazzo di autobus, un taxista arrabbiato, una metro, un lavoro! Vaffanculo, Scoziaaaaaaaaaaaaaaaa. Nonostante questo, giuro, va tutto molto bene.
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