Photo credit: Helga Weber / Foter / CC BY-ND
Impossibile non accorgersene. Anche agli osservatori meno attenti, non sarà sfuggita la moltitudine di donne, più o meno giovani, che si aggirano per le strade della città in short, spesso in formato mini. Gli short -o pantaloncini che dir si voglia- sono, senza alcuna ombra di dubbio, il must have dell’estate 2013. Di lunghezza, design e materiali differenti, li portano proprio tutte: quelle con le gambe lunghe ed affusolate, quelle con le gambe corte e tornite, quelle con la cellulite o la “buccia d’arancia” e quelle con le teleangectasie, le adolescenti e le donne mature, le donne con la pelle d’ebano e quella con la pelle candida. E il più delle volte, non si tratta di bermuda o di pinocchietti, ma di pantaloncini molto corti, anche inguinali. Uno degli indumenti caratteristici dell’abbigliamento da spiaggia è stato, in questa estate che volge ormai al termine, definitivamente sdoganato anche in città; a portarlo, oggi, sono quasi più le donne che gli uomini, molti dei quali sembrano prediligere il pantalone lungo anche durante la bella stagione. L’invasione cittadina dei pantaloncini, con conseguente massiccia esposizione di gambe scoperte, pare abbia generato qualche turbamento nel “maschio italico”, pure ormai avvezzo ad un abbigliamento femminile disinvolto, come dimostra l’articolo recentemente redatto per il Secolo XIX dal giovane scrittore Marco Cubeddu, nel quale lo stesso si domanda cosa mai possa spingere le donne a denudarsi in massa. “Cosa pensano di ottenere”, le donne, vestendosi “da sgualdrine”, si chiede Cubeddu; a suo avviso, di certo non facili fidanzamenti e l’amicizia delle donne che non portano gli short, visto che i suoi amici per primi (e lui?) non si fidanzerebbero mai con ragazze che vestono in quel modo (pur guardandole con piacere) né le sue amiche anti-short bramerebbero mai la compagnia di ragazze filo-pantaloncini. E chissà, cosa pensano di ottenere. Magari nulla di più della sensazione di sentirsi attraenti, di piacersi; o forse, vogliono semplicemente essere di moda; o forse, sì, il loro obiettivo è quello di stuzzicare l’altro sesso, di ottenere quanti più sguardi possibili. Chissà. Ma, io dico, importa? Importa sul serio a qualcuno del perché le donne indossano i pantaloncini corti anziché le gonne al ginocchio? Chi lo sa. Di certo, non è questo il punto. Partendo dal presupposto che ognuno veste come gli pare, nella consapevolezza che nella società dell’immagine per molti “l’abito fa il monaco”, volendo formulare una riflessione rispetto ad una macro tendenza di stagione come tante, ci si potrebbe soffermare, anziché sulle solite argomentazioni vagamente sessiste, sulla relazione fra quel dato indumento e il concetto di eleganza, domandandosi, ad esempio, nel caso specifico, se i pantaloncini siano o meno eleganti. Se fossi io a dover formulare tale riflessione, direi che gli short sono di certo pratici, spiritosi, giovanili, anche sexy se ben abbinati, ma assolutamente non signorili: asserirei che l’eleganza sta nel sobrio, nell’essenziale, e che i pantaloncini, al di fuori delle località di mare, regno dell’informalità e dell’ineleganza, sono fuori luogo. Ma così facendo esprimerei un’opinione del tutto personale, che, come tale, avrebbe un valore assai limitato. Quello che di certo ha un valore, invece, è il rispetto che va necessariamente accordato a ciascun essere umano, senza distinzione di sesso e di età, ragazzine in mini short incluse. Le donne (e per gli uomini non è diverso) vanno rispettate sempre e comunque in quanto persone, anche quando decidono di usare l’abbigliamento per attirare l’attenzione su di loro, o perché è considerato un must have e il prodotto dell’estate: è una questione di civiltà.
Articolo di Dalila Giglio