Il noto storico, giornalista ed intellettuale laico Paolo Mieli, ex direttore de Il Corriere della Sera e attuale editorialista, ha recensito sul noto quotidiano, il libro di Gabriele Ranzato, docente ordinario di Storia contemporanea presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Pisa, intitolato “La grande paura del 1936” (Laterza 2011).
Nell’affrontare la storia della guerra civile spagnola ha spiegato come fu la sinistra comunista a permettere l’ascesa del dittatore Franco. Si è anche a lungo soffermato sull’avversione di questa area atea e anticlericale nei confronti della Chiesa.
Dopo aver elencato le inevitabile colpe, come l’insensibilità alle aspirazioni di emancipazione delle classi subalterne, riprende le parole di Ranzato: «le sinistre spagnole misero in atto contro la Chiesa una vera e propria persecuzione religiosa».
Il 17 marzo, l’ateo Manuel Azaña scriveva al cognato: «Ho perso il conto delle località in cui hanno bruciato chiese e conventi». Allo scoppio della guerra civile erano ben 239 i luoghi di culto dati alle fiamme. Innumerevoli i roghi di quadri confessionali precedentemente accatastati nelle piazze, le violazione dei tabernacoli e delle ostie consacrate, sparse a terra per essere calpestate. Moltissimi i cadaveri di parroci e vescovi disseppelliti, la tassazione dei funerali cattolici (talvolta impedimento alla loro stessa celebrazione), il divieto per i simboli cristiani sulle tombe, la proibizione della processione pasquale, l’equiparazione della Settimana Santa a una «riunione clandestina» con conseguenti arresti, l‘impedimento delle prime comunioni dei bambini, cani lasciati liberi di scorrazzare nelle città con un crocifisso al collare. «Non occorre essere credenti - puntualizza Ranzato - per sentire e capire quanto dolore e quanto risentimento provocassero queste ferite alle coscienze religiose, cui spesso si accompagnarono altre grandi e piccole vessazioni, come il divieto o la tassazione delle immagini esposte nella pubblica via, o dei rintocchi di campana». Si passa poi a descrivere della «leggenda delle caramelle avvelenate»: si fece infatti diffondere la voce (ovviamente infondata) che suore e dame cattoliche andavano distribuendo tra i bimbi bonbon letali che avevano già prodotto un’ecatombe di bambini. Le folle di anticlericali aggredirono così monache e pie donne giudicate sospettate di aver provveduto a quegli avvelenamenti, il tutto nell’ormai consueta indifferenza delle autorità di polizia. Nella foto un cadavere di una suora arsa viva.
Secondo Mieli dunque, «la storia della Spagna negli anni che precedettero (e in parte determinarono) la Seconda guerra mondiale si comincia a scrivere soltanto ora».