La Svizzera si riconferma in testa alla classifica del patrimonio pro capite netto che è di 146’540 euro
La crisi colpisce europei e americani. Ma le cose non vanno proprio così ai livelli dei più ricchi.Secondo uno studio di Allianz pubblicato oggi dall’assicuratore tedesco Allianz gli svizzeri dispongono in media dei patrimoni più elevati del pianeta, ma i loro attivi tendono a ristagnare e sul fronte passivo si segnala anche il maggior indebitamento al mondo. Inoltre la pubblicazione mette fra l’altro in luce come nella Confederazione aumentino le diseguaglianze. Stando alla quinta edizione del Global Wealth Report, che propone un’analisi delle famiglie di oltre 50 paesi, la ricchezza mondiale ha raggiunto un nuovo record nel 2013, salendo a 118’000 miliardi. Rispetto all’anno prima vi è stata una crescita del 10%, la più elevata dal 2003.Secondo gli specialisti di Allianz questo si spiega con l’eccellente andamento dei mercati azionari in Giappone, USA ed Europa. Non si è verificato però un rinnovato interesse dei risparmiatori per l’acquisto di azioni: solo gli Usa infatti hanno registrato un afflusso consistente di nuova liquidità in azioni e altri titoli, mentre in Europa è proseguita la tendenza al ritiro di capitali.
La Svizzera, osserva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si è riconfermata al primo posto della classifica per patrimonio finanziario pro capite netto (patrimonio finanziario lordo al netto dei debiti), con in media 146’540 euro (circa 177’000 franchi). Al secondo posto, con notevole distacco figurano gli Stati Uniti (119’565 euro).Per quanto riguarda il patrimonio finanziario complessivo elvetico – 1’794 miliardi di euro – la progressione annua è stata del 5,3%, appena sotto la media europea. Ma dal 2007 la crescita è stata dell’11%, contro il 15% europeo, e se si allarga ancora di più l’orizzonte temporale la Confederazione presenta un bilancio che Allianz definisce “decisamente magro”: dalla fine del 2000 il patrimonio finanziario lordo delle famiglie svizzere è cresciuto in media del 2,3% annuo rispetto a un tasso medio del 3,5% negli altri paesi. Solo l’Italia e la Grecia hanno registrato tassi più modesti. Su base pro capite, la crescita annua scende addirittura all’1,3%: se si sottrae ancora il rincaro medio dello 0,6% ne risulta per la Svizzera una situazione pressoché di stagnazione.Persino il Giappone ha registrato risultati migliori nello stesso periodo. Stando ad Allianz in Svizzera i risparmiatori risentono chiaramente degli effetti del basso livello dei tassi di interesse. In termini assoluti gli svizzeri rimangono comunque al primo posto della classifica mondiale per patrimonio finanziario pro capite lordo, con circa 222’030 euro.Anche i debiti sono però i più alti del mondo: 75’490 franchi a testa. Se la crescita del debito privato ha subito nel 2013 un netto rallentamento, il rapporto debito/PIL è rimasto a quota 124%, anche questo un valore giudicato estremamente elevato. Tuttavia l’indebitamento viene leggermente relativizzato se rapportato al patrimonio finanziario lordo: per la Svizzera ne deriva una quota del 34%, risultato che corrisponde esattamente alla media europea.L’ultimo rapporto Allianz analizza per la prima volta anche lo sviluppo della distribuzione della ricchezza all’interno dei vari paesi. I risultati mostrano un quadro differenziato: nella maggior parte degli stati presi in considerazione, negli ultimi dieci anni la distribuzione è rimasta invariata o è migliorata. È questo il caso soprattutto nelle economie emergenti e in particolare nell’America Latina.In alcune grandi nazioni come l’India e la Russia, così come nei paesi industrializzati, si constata invece una tendenza opposta: la ricchezza del 10% più ricco della popolazione è quindi ulteriormente cresciuta. La regione in cui questa tendenza è più evidente sono gli Usa, ma anche la Svizzera e altri paesi europei come Francia, Irlanda e Italia hanno registrato un significativo aumento della disuguaglianza economica. La crescita fondamentalmente debole della ricchezza dovuta alla crisi sembra ripercuotersi maggiormente sui patrimoni di piccole e medie dimensioni.”I risvolti politici di questa situazione sono chiari”, commenta Michael Heise, capo economista del Gruppo Allianz, citato in un comunicato. “Chi si batte per una distribuzione più omogenea della ricchezza non deve tanto cercare di frenare la crescita della ricchezza con tasse e imposte, quanto piuttosto puntare a promuoverla a tutti i livelli. La crescita è lo strumento migliore per ottenere una maggiore giustizia sociale”, conclude Heise.
Lecce, 23 settembre 2014
Giovanni D’AGATA