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Gli uomini non riescono a perdonarsi la mancanza di ricchezza

Creato il 11 marzo 2011 da Andreapomella

Gli uomini non riescono a perdonarsi la mancanza di ricchezzaSe incontri per la strada un uomo con un cappello a cono cinese, una barba lunga e grigia, la pelle del viso spaccata dal freddo, una giacca di velluto logora e rattoppata, un paio di pantaloni segnati dai traumi della vita di strada, le scarpe simili a una specie di rifiuto organico senza forma né colore, se lo incontri lungo il marciapiede di una via commerciale frequentata da ricchi borghesi dagli occhi freddi, ecco, quell’uomo rappresenta una fastidiosa e vistosa eccezione. In nome di quella eccezione questa specialissima creatura ti impone subito uno stato di allerta che ti prepara più o meno al peggio, se non proprio a un tentativo spericolato di rapina, quantomeno all’incontro ravvicinato con una somma di odori sgradevoli. In parole povere ti senti minacciato nella tua sicurezza, nel tuo benessere, nella tua pulizia e nella dignità della tua visione della vita. Non è affatto detto che quell’uomo non abbia mai rubato uno spicciolo in vita sua, che non abbia mai molestato un uomo, ma il fatto che più di tutto il resto lo pone in una luce sinistra e avversa, in questa parte di mondo, in quest’ora precisa della storia umana, in questo angolo di città, è la sua condizione economica. Non altro. Quello che gli si rimprovera è la sua sostanziale incapacità di generare profitto, la sua inettitudine al guadagno, il suo carente spirito d’impresa. Tutto il resto, giacca e scarpe comprese, è una conseguenza. Allora ciò che intimorisce è la sua povertà, non tanto il suo odore, o la sporcizia dei vestiti che indossa, e nemmeno la sua espressione un po’ folle. Gli uomini non riescono a perdonarsi la mancanza di ricchezza. Questo fatto è per me di estrema im­portanza, perché riuscire a mettere a fuoco nitidamente il metro con il quale giudichiamo, in un solo colpo d’occhio, le persone che incontriamo per la strada, significa aprire gli occhi su uno squarcio accecante, sull’abisso delle nostre degradazioni. Viviamo in una società abietta, tra gente ignobile, e abbiamo forme di comportamento pubblico spregevoli e piene di ambiguità.


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