Della gluten sensitivity si dice tutto e, purtroppo, il contrario di tutto; per fortuna la ricerca scientifica è un continuo work in progress e ci aiuta a capire davvero meglio la gluten sensitivity.
Venerdì scorso ho avuto l’onore ed il piacere di parlare proprio di Gluten Sensitivity al Gluten Free Fest, ospitato a Perugia; nella piacevole intervista, moderata da Sara Quartarella, responsabile della comunicazione di AIC Umbria, nonché presentatrice degli eventi editoriali del Gluten free Fest.
Qualche dato: negli ultimi 25 anni moltissimo è stato pubblicato sia nel web sia sotto forma cartacea riguardo la gluten sensitivity e nell’approfondimento settimanale di scienza di Gluten Free Travel and Living, in questi quasi due anni di vita un terzo degli articoli (circa 80 nel complesso) riguardava appunto la gluten sensitivity. Perché?
Perché per capire bisogna conoscere e informarsi. Questo è l’obiettivo primario mio e di tutta l’area scienza.
Digitando su Google gluten sensitivity in pochissimi secondi si apre un mare magnum di informazioni. Ma, proprio per questo motivo, non è semplice separare la componente modaiola da quella reale, da quella scientifica, da quella del paziente gluten sensitive che troppo spesso si sente apostrofare “ma si tratta di stress, è tutto psicosomatico…”
Il mare magnum di risultati digitando su Google gluten sensitivity – Gluten Free Travel and LivingInnanzitutto, la gluten sensitivity non è una malattia psicosomatica. Guardando il diagramma delle patologie correlate al glutine si osserva che la celiachia conclamata, quella diagnosticata con gli attuali mezzi diagnostici, è una parte dell’intero mosaico. All’interno di questo mosaico c’è anche la gluten sensitivity.
La mappa dei disturbi correlati al glutine e la gluten sensitivity – Gluten free Travel and LivingCome è stato già descritto in un altro articolo, la sintomatologia della gluten sensitivity si interseca e si sovrappone con quella della celiachia conclamata e con quella dell’allergia al frumento. Per simboleggiare la gluten sensitivity in modo immediato si può pensare alla no man’s land della prima guerra mondiale, quella lingua di terra che separava le trincee nemiche. Ed in quella lingua di terra poteva accadere tutto ed il contrario di tutto. E’ in questa no man’s land che la ricerca va avanti, a dispetto dei fads (le mode) e dello scam (l’imbroglio), definizioni che spesso accompagnano il gluten free.
Se in Google Scholar, motore di ricerca degli articoli scientifici, si digita gluten sensitivity, in pochi secondi il numero dei risultati che si ottengono è notevole.
Gluten sensitivity e ricerca su Google Scholar – Gluten Free Travel and LivingCosa ancora più sorprendente è che solo nel 2015 gli articoli scientifici sono più di 1000. Questo è la dimostrazione di quanto impegno i maggiori esperti mettano nel cercare di capire quanto accade nella no man’s land, ma lo fanno con raziocinio e seguendo protocolli scientifici.
Gluten sensitivity e ricerca, i risultati del 2015 sono più di mille – Gluten Free Travel and LivingQuindi, dall’articolo di Gibson del 2013, nel quale si parlava di effetto nocebo e che molti detrattori hanno utilizzato come riferimento scientifico per liquidare la gluten sensitivity con “non esiste”, le ricerche sono andate avanti. In tutto il mondo scientifico.
I massimi esperti di celiachia in campo mondiale sono scienziati italiani; molti di questi scienziati italiani sono anche i massimi esperti della gluten sensitivity. Così come l’illustre Prof. Catassi nel 2013 in una sua pubblicazione disse che la gluten sensitivity esisteva, accendendo la luce in fondo al tunnel per molti pazienti, così come hanno fatto e continuano a fare le ricerche dell’illustre Prof. Umberto Volta e del suo gruppo di lavoro, anche le ricerche dell’illustre Prof. Fasano e della sua equipe e dell’illustre prof. Di Sabatino e dei suoi collaboratori contribuiscono a mantenere accesa la luce in fondo al tunnel, portando progresso, informazione e chiarezza.
Nell’articolo pubblicato su Gastroenterology nel Maggio 2015, autori l’illustre Prof. Fasano e il suo gruppo di lavoro, si legge chiaramente
“Although there is clearly a fad component to the popularity of the GFD, there is also undisputable and increasing evidence for NCGS. However, we require a better understanding of the clinical presentation of NCGS, as well as its pathogenesis, epidemiology, management, and role in conditions such as irritable bowel syndrome, chronic fatigue, and autoimmunity”
ovvero
“Nonostante ci sia una evidente componente modaiola nella popolarità della dieta senza glutine (GFD gluten free diet), c’è anche una inequivocabile e crescente evidenza per l’esistenza della gluten sensitivity (NCGS, non coeliac gluten sensitivity). In ogni caso è necessario una maggiore comprensione della gluten sensitivity, della sua presentazione clinica, patogenesi, epidemiologia, gestione e ruoli in condizioni cliniche quali la sindrome da intestino irritabile, la sindrome da stanchezza cronica e l’autoimmunità”.
Quindi, la gluten sensitivity esiste e si deve lavorare per capire i suoi dettagli.
Considerata l’attenzione sempre viva nei confronti del lavoro di Gibson, del quale sono stati analizzati criticamente i limiti in un precedente articolo, va sottolineata la evidente necessità di porre la medesima notevole attenzione nei confronti del lavoro dell’illustre prof. Di Sabatino e dei suoi collaboratori – tra i quali ci sono ricordiamo l’illustre prof. Umberto Volta e il prof. Gino Corazza. Tale lavoro è attualmente in press (in corso di stampa) e sarà pubblicato a breve, ma si può già trovare nel web, la rivista è Clinical Gastroenterology and Hepatology (in press da febbraio 2015).
Di Sabatino e collaboratori hanno effettuato uno studio longitudinale (cross over trial) randomizzato, ovvero casuale, in doppio cieco e con controllo placebo su un gruppo di pazienti con sospetta gluten sensitivity, ai quali sono state somministrate piccole quantità di glutine. Dai risultati è stato osservato che, rispetto al placebo, piccole quantità di glutine provocavano nei pazienti un peggioramento dei sintomi, quali il dolore ed il gonfiore addominale, la mente annebbiata, la depressione e la stomatite con afte. Va infatti ricordato che la gluten sensitivity non ha solo la sintomatologia intestinale, ma presenta sintomi extraintestinali e neurologici.
La conclusione dello studio di Di Sabatino e collaboratori, che ripeto essere uno studio cross over, randomizzato, in doppio cieco e con controllo placebo, è la seguente:
“In a cross-over trial of subjects with suspected NCGS, the severity of overall symptoms increased significantly during 1 week of intake of small amounts of gluten, compared with placebo”
ovvero
“Nello studio cross over con pazienti con sospetta gluten sensitivity, rispetto al placebo, la severità dei sintomi aumentava significativamente dopo una settimana di somministrazione di piccole dosi di glutine”.
I risultati di questo studio sono anche supportati da quelli ottenuti in un altro studio del 2015, pubblicato su Nutrients, del quale parleremo in modo più approfondito, la cui conclusione è che la gliadina e quindi il glutine alterano le funzioni intestinali sia nei pazienti con celiachia conclamata sia nei pazienti gluten sensitive.
Il progresso delle ricerche quindi sottolinea ancora una volta quanto sia necessario che la gluten sensitivity sia studiata e quanto sia necessario che venga diagnosticata per esclusione, come descritto nel precedente articolo sulla diagnosi, e non sia autodiagnosticata (self reported nello studio di Gibson del 2013).