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#go_interviste: TEATRO E CABARET? ROBA DA DONNE

Creato il 22 luglio 2014 da Gowoman
#go_interviste: TEATRO E CABARET? ROBA DA DONNE 22 lug 2014  #go_interviste: TEATRO E CABARET? ROBA DA DONNE Posted by elena tandin
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Viola Sambrotta e Francesca Esposito, amiche nella vita e duo comico sui palchi di mezza Lombardia. Con loro parliamo di teatro, di cabaret e di… uomini che non fanno ridere.

Prima di tutto, le presentazioni

V: Sono un under 30 ma over 25 (sì, nel mezzo!), oltre a fare cabaret sono una praticante e una studentessa… insomma, un essere vivente tutto fare!
F: Mi chiamo Francesca, ho 30 anni e sono entrata nel mondo della recitazione 8 anni fa… cioè, in realtà ci ho messo solo un piedino in questo mondo… una gamba dai!

Cosa vi ha spinto ad avvicinarvi al teatro, e poi al cabaret?

V: Mi sono avvicinata al teatro perché abbagliata da quei fari accecanti non ho capito dove stessi andando… No, in realtà volevo fare il tecnico di sala, e capire i meccanismi per gestire la scena da fuori. Poi un corso di recitazione mi ha fatto superare la timidezza e sono finita dalla parte sbagliata del palco.
F: E’ stato il cabaret a farmi avvicinare al teatro. Alle superiori ero il classico “pagliaccio della classe”, imitavo i professori e facevo ridere le mie compagne. Questa cosa del “far ridere” mi riempiva di gioia, così ho iniziato ad informarmi per fare qualche corso. Ma cercando il cabaret ho invece trovato una scuola di recitazione teatrale in cui sono rimasta 8 anni! Proprio durante questo periodo ho conosciuto Viola, mi ha chiesto di provare a fare dei pezzi comici a due, la cosa ci è piaciuta e così siamo finite entrambe a frequentare (finalmente!) una vera accademia di cabaret.

Il mondo dei comici sembra essere dominato dagli uomini. Secondo voi c’è una differenza tra comicità maschile e femminile?

V: La comicità è asessuata, è di chi se la ride. Ne esistono certamente diverse tipologie, sana, grezza, raffinata, surreale, volgare e così via. Io credo che preferirne un tipo ad un altro sia una questione cognitiva: ciò che non conosciamo non lo capiamo e non possiamo trovarlo divertente. Per quel che riguarda il “monopolio” maschile… non so perché ce ne siano così tanti, e soprattutto così tanti che non fanno ridere!
F: Alcuni dicono che è molto più difficile per una donna entrare in questo mondo e farcela, altri invece sostengono che essere una donna facilita dato che “ce ne sono così poche”… insomma decidetevi! Io credo che se uno/a ha una comicità che arriva al pubblico, offre divertimento e situazioni in cui il pubblico si ritrova, non c’è differenza di sesso che tenga!

Il cabaret in televisione è diventato ormai popolarissimo. Ma quali opportunità esistono oltre a “Zelig” e “Colorado”?

V: Le cose sono molto cambiate, una volta Zelig e Colorado erano dei traguardi raggiunti dopo una carriera sudata, ora il percorso si è invertito e sono diventati dei trampolini di lancio. Di altre opportunità ce ne sono ovunque, dipende dagli scopi e dagli obiettivi che si vogliono raggiungere. E anche quando sembrano non esistere bisogna crearle con una buona dose di inventiva e spavalderia.
F: Dipende dagli obiettivi del cabarettista. C’è chi sogna di campare di cabaret, ma alla vecchia maniera, con le serate nei locali, senza per forza arrivare alla popolarità. Anche se la “piccola” differenza di cachet conta!

Un consiglio per chi vuole intraprendere la carriera di attrice

V: Oltre alle basi indispensabili che dà una scuola, il mio consiglio è quello di non lavorare mai soli: collaborare con colleghi di genere e livello diversi è fondamentale per farsi contaminare e costruire un percorso personale più vario. Inoltre permette di avere un “pubblico” anche durante la preparazione di uno spettacolo: basta una sola persona che si fermi a guardarne con attenzione un’altra, ed è già teatro.
F: Non aspettate, buttatevi! Poi cercate di sperimentare il più possibile: seguite insegnanti diversi, provate stili diversi… Ognuno ha qualcosa che può arricchirvi!

 


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