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Golf: Molinari chiude 33° il PGA Championship

Creato il 12 agosto 2013 da Sportduepuntozero

molinari francesco - Foto Massimo PincaJason Dufner ha vinto con 270 colpi (68 63 71 68) il PGA Championship, quarto major stagionale dove Francesco Molinari si è classificato 33° con 283 (72 68 70 73, +3) e Matteo Manassero 72° con 292 (72 69 74 77, +12).
All’East Course (yards 7.163, par 70) dell’Oak Hill CC, a Rochester nello stato di New York, Dufner, 36enne di Cleveland, nell’Ohio, ha conquistato il suo primo major e il terzo titolo in carriera, dopo i due datati 2012, superando nel giro finale Jim Furyk (272 – 65 68 68 71, -8), unico vero interlocutore nella corsa al titolo. Ha ottenuto un altro piazzamento eccellente lo svedese Henrik Stenson, terzo con 273 (-7) e tra i primi tre per la quarta volta consecutiva, tornato agli ottimi livelli di gioco che lo caratterizzarono tra il 2006 e 2007, ma che non ha ancora la capacità di graffiare nei momenti chiave. La sorprese sono venute dall’altro svedese Jonas Blixt, quarto con 274 (-6), e da Scott Piercy, autore di un 65 (-5) miglior score del turno e quinto alla pari con Adam Scott (275, -5), che invece ha buttato ancora una volta una buona occasione. Efficace la regolarità di David Toms, settimo con 276 (-4) e in alto dopo parecchio tempo, e ottava posizione con 277 (-3) per Zach Johnson, Dustin Johnson, per l’australiano Jason Day e per il nordirlandese Rory McIlroy, campione uscente, che è sembrato potersi inserire nella corsa al titolo prima di impantanarsi con una palla ingiocabile alla buca cinque per un tripo bogey deleterio.
E’ stato un torneo nel quale sono completamente mancati i big a partire da Tiger Woods e da Phil Mickelson. Il primo, 40° con 284 (71 70 73 70, +4), ha mostrato nervosismo e con una caratteristica insolita: lui, combattente nato, ha mollato dopo il secondo giro quando ha capito che il possibile 15° major nel suo palmares era andato.

Mickelson, 72° come Manassero, ha vivacchiato per due turni, poi ha ceduto nel terzo con un 78 (+8).
Si sono difesi discretamente Steve Stricker, 12° con 278 (-2) e Matt Kuchar, 22° con 280 (par), e sono andati in altalena tutti gli altri: il tedesco Martin Kaymer e gli inglesi Lee Westwood, Paul Casey e Justin Rose, finiti alla pari con Molinari, l’inglese Ian Poulter e lo spagnolo Sergio Garcia, 61.i con 288 (+8), Brandt Snedeker, 66° con 289 (+9), e il fijano Vijay Singh, 68° con 290 (+10). Non sono entrati tra i 75 rimasti in gara dopo 36 buche Bubba Watson e il sudafricano Charl Schwartzel, 76.i con 144 (+4), l’inglese Luke Donald, 88° con 145 (+5), il sudafricano Ernie Els, 96° con 146 (+6), e l’irlandese Padraig Harrington, 107° con 147 (+7).
Furyk, che francamente nessuno pronosticava tra i protagonisti, ha iniziato il giro finale da leader con un colpo di vantaggio su Dufner, ma è apparso abbastanza incerto con il gioco lungo rimediando sul green. Tuttavia ha potuto poco contro i tre birdie dell’avversario in otto buche e alla nona, quando ha segnato il primo bogey di giornata, dopo che aveva messo a segno un birdie, si è trovato due colpi indietro che sono rimasti tali sino al termine. Entrambi hanno comunque potuto giocare con tranquillità perché chi li seguiva non andava certo ad andatura tale da far pensare ad un riaggancio. Stenson e Scott, che erano i due rivali più accreditati e pericolosi, hanno iniziato tutti e due con un bogey, poi sono andati a corrente alternata. Scott ha commesso errori decisivi alla 13 e alla 16 (in totale cinque birdie e cinque bogey per il 70) e Stenson si è perso con due bogey nelle ultime cinque buche (per lui stesso 70 con un eagle, due birdie e quattro bogey). Di McIlroy, che aveva dato subito battaglia con un birdie, si è detto: alla buca 5 ha trovato il triplo bogey e alla fine ha potuto solo rimontare fino al 70 del par dopo altri tre birdie e un bogey.
Dufner, che nel 2011 era stato beffato nel play off da Keegan Bradley dopo essersi fatto raggiungere giocando un finale dissennato con tanto di palla in acqua, nelle ultime tre buche ha soprattutto badato a quanto stava facendo Furyk, che per la quinta volta in un anno e mezzo non è riuscito a imporsi pur essendo leader dopo 54 buche. Così ha pareggiato il birdie alla 16 e ha concluso con due bogey, giocando in sicurezza sugli errori del rivale Per il vincitore, che ha ricevuto un assegno di 1.445.000 dollari su un montepremi di otto milioni di dollari, un 68 (-2) con quattro birdie e due bogey.

Per Furyk un 71 con due birdie e tre bogey.
“E’ stata una giornata lunga e difficile – ha detto Dufner che appena uscito dal green ha ricevuto l’abbraccio della moglie Amanda – su un campo molto impegnativo. Ancora non mi capacito di quanto avvenuto, anzi non posso credere che sia accaduto proprio a me. Nel giro finale ho avuto molta fiducia e ho deciso di essere aggressivo perché volevo vincere e quindi non sono mai stato indeciso oppure sulla difensiva. Semmai prudente sulle ultime buche. Sono felicissimo e questo successo segna una svolta nella mia carriera”.
Citazione d’obbligo per il sudafricano Tim Clarke, 68° come Singh, che ha trovato l’unico momento di visibilità alla buca 11 (yards 226, par 3) quando ha messo a segno la palla direttamente dal tee per la “hole in one” in un giro in 75 (+5).
Molinari, anche se ha ceduto un po’ nel finale, è stato abbastanza regolare nella sua prestazione, mentre Manassero ha mostrato due facce distinte nelle due metà di gara. Il primo ha avuto una escursione di cinque colpi tra i suoi score con un 68 (-2) nel secondo turno e un 73 (+3 ) a chiudere con un birdie, due bogey e un doppio bogey. Il veronese ha messo otto colpi di differenza tra il parziale di 69 (-1) del secondo giro e il 77 (+7) finale condotto con un birdie, quattro bogey e due doppi bogey. Complessivamente un “+1” sulle prime 36 buche e un “+11” sulle seconde. Sconcertante il rendimento sulle ultime quattro del tracciato dove ha perso complessivamente dodici colpi.

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