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Goma ha una spada di Damocle: il vulcano Niyragongo, che incombe sulla citta' come gli extraterrestri su New York in Independence Day. Nel 2002 le e' caduta sulla testa distruggendo il 40 per cento della citta'. E il bello deve ancora arrivare, dicono gli abitanti
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Passare da Gisenyi a Goma è come passare da Sacramento (USA) a Tijuana (Messico). Da una parte la modesta ricchezza, la dignitosa povertà, la pulizia, l’ordine e il fair play del Rwanda. Dall’altra la miseria nera, il disordine, il sudiciume e l’arbitrio del Congo. Qui siamo nel Far West, ci sono perfino i saloon con le puttane dove si puo’ pagare con polvere d’oro. Oltre a tutto la città risente ancora della mortifera eruzione del vulcano del 2002. C’è lava dappertutto e si usano mattoni di lava per costruire case e muri, cosa che rende Goma nera come Clermont-Ferrand e altre città dell’Auvergne costruite con lava vulcanica.
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Ecco il Muro di Goma, naturalmente costruito con blocchi di lava
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Se vi occorrono dei blocchi di lava per farvi una casa, qui li comprate a 100 CDF l'uno
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Se vi mancano i soldi per comprarvi i blocchi di lava, niente paura. Potete costruirvi una splendida baracca con materiali di fortuna, naturalmente sulla lava ____________________________________________________________________________
Gisenyi e Goma sono praticamente la stessa città divisa da una frontiera: Gisenyi sta in Rwanda, Goma in Congo. Un po' come Berlino Ovest e Berlino Est, e infatti anche qui c'è un bellissimo muro. Mentre facciamo la coda al controllo dei passaporti, vediamo un gruppo di giovani Rwandesi piuttosto malconci che sta rientrando in Rwanda. "Che cos'è successo?", chiedo. "Studiamo in un liceo francofono di Goma e i nostri compagni ci hanno picchiati", piagnucola uno. "Avete chiamato la polizia?" "Si', ma ci ha picchiati anche la polizia". "Per tutta Goma corrono dei motociclisti che gridano 'A morte i Rwandesi'", piagnucola un altro. Guardo mia moglie, è diventata più bianca di me.
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Come avrete capito, malgrado le vicine miniere d'oro qui non si naviga nell'oro. Per sopravvivere si improvvisano piccoli commerci
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Perché questo odio verso i Rwandesi? Perché la capitale del Nord-Kivu è sotto la minaccia dei ribelli di M23, militari che rivendicano i diritti conquistati con l'accordo del 23 marzo 2009. M23 è una delle tante milizie che imperversano nel Kivu: i genocidari delle FDLR (Forces Démocratiques de Libération du Rwanda), i cristianisti ugandesi della LRA (Lord Resistance Army),i ribelli pure ugandesi delle ADF (Allied Democratic Forces), i Mai Mai che si considerano guerrieri magici a prova di proiettile (salvo quando vanno a sbattere contro un proiettile, mai dire Mai). Il governo congolese accusa il Rwanda di sostenere M23, il Rwanda risponde indignato che non si sogna neppure e che non vuole essere il capro espiatorio dei problemi congolesi.
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Arrangiarsi diventa un'arte. In 3 mq si riesce a piazzare un laboratorio fotografico, un supermarket, un cybercafe e un ufficio di cambio. Si accettano anche scommesse sulle corse dei cavalli e sui match di calcio
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Nessuno dice come stanno veramente le cose, cosi ve lo dico io. Il problema è nato a Berlino nel 1886, quando gli ‘zungu hanno ridisegnato l’Africa Centrale a modo loro. Una linea e zac, un pezzo di Rwanda va al Tangayika. Un’altra linea e zac, un pezzo di Rwanda va all’Uganda. Un’altra linea e zac, un pezzo di Rwanda va al Congo. Il fatto è che questo Rwanda congolese è popolato di Rwandesi, per la precisione i Banyamulenge di etnia Tutsi. Il governo congolese li maltratta negando la nazionalità e qualche volta organizzando massacri, cosi’ i Banyamulenge si sono organizzati nel partito CNDF (Congrès National pour la Défense du Peuple). Nel 2005 il CNDF si è sollevato, ufficialmente per proteggere la minoranza Tutsi nel Kivu, ufficiosamente per impadronirsi delle ricchezze minerarie (si puo’ sempre unire l’utile al dilettevole). In un rapporto dello scorso giugno, l’ONU accusa il Rwanda di sostenere M23 fornendo uomini e materiale.
Cosi’ rispedisco mia moglie in albergo a Gisenyi. Con la sua faccia da Rwandese, non posso certo portarla in un posto dove si grida «a morte i Rwandesi». «Ti ammazzeranno e poi che cosa faro’ tutta sola?» piagnucola lei. « Niente paura, sono più immortale dei Mai Mai», la rassicuro. Poi passo la frontiera utilizzando, o lampo di genio, il passaporto francese (che mi costa 30.000 RWF di visto per andare in Congo), invece di quello rwandese con il quale potrei andare gratis. Certo, non ho il fisico del Rwandese classico, ma è meglio non correre rischi. Ho appuntamento con mio cognato Edwin, tenente dell'esercito rwandese. Mi ha promesso di portarmi in un paese controllato da M23.
Dragor