Benvenuti nell'inferno di Gomorra.
Gomorra è un western postmoderno, un gangster movie futurista, un dramma sociale iperrealista, un fantasy apocalittico, un melodramma surreale aromatizzato allo zolfo, un noir contrassegnato da un pessimismo cosmico.O forse è tutte queste cose insieme.
E'un film necessario, uno stato dell'arte non della cinematografia italiana (perchè il film di Garrone nella sua ostentata napoletanità travalica i confini nazionali in virtù della sua unicità in un panorama cinematografico come quello nostrano e questo è già sufficiente per testimoniarne la grandezza) ma di un autore che conosce il cinema italiano e internazionale e cerca di rielaborarlo filtrandolo con la sua sensibilità.
Ecco perché sono ben evidenti gli echi del miglior Altman (anche se quello di Garrone non è un film propriamente corale riesce miracolosamente a equilibrare le storie che lo compongono),quelli degli inferni metropolitani di Scorsese, quelli del Rossellini neorealista, del Fellini visionario e perché no del Pasolini meno cerebrale nel modo di orchestrare i vari attori tra professionisti e volti presi direttamente dalla strada che davanti alla macchina da presa non recitano ma offrono, regalano frammenti della proprio vissuto.
Gomorra è un film che appare da subito indispensabile nella nostra cinematografia,appena uscito già ha la statura di un classico, di un termine di paragone.
E'un film necessario perchè descrive un universo terribilmente reale , non verosimile come quasi sempre accade al cinema.
E' un film che racconta da vicino tutti i meccanismi che regolano il mondo o meglio la giungla di quello spicchio di Campania e ci ricorda una volta ancora che la realtà supera sempre ogni forma di immaginazione.
E così si parla di guerre intestine tra clan camorristici (le prime sequenze,quelle della strage nel centro estetico ci danno un benvenuto al suono di canzoni napoletane frammisto al colore denaturato del sangue e ai fori lasciati dalle pallottole), di persone che non possono uscire di casa perché anche un gesto futile come quello di andare a fare la spesa può essere fatale, delle lamentele dei familiari degli affiliati alla camorra che sono in carcere perché i soldi che gli arrivano dall'organizzazione sono sempre meno, del creatore di vestiti che vende la sua opera di creazione ai fabbricanti cinesi (e per contrappasso una volta avuta salva la vita si mette a fare l'autotrasportatore, delle proprie creazioni), dei due bulletti di quartiere che si trovano invischiati in una storia molto più grande di loro (e con risvolti tragici), del ragioniere della camorra che porta settimanalmente i soldi alle famiglie dei carcerati o dell'imprenditore truffaldino che traffica in rifiuti tossici.
Questa fetta di Napoli e di hinterland che viene descritta è un avamposto dell'inferno in terra, un mondo di scheletri di cemento e ferro arrugginito che giacciono immoti come testimoni di una passata civiltà, paesaggi lunari si intersecano in un mondo in cui le scorie velenose diventano un affare miliardario (che è un controsenso),un mondo in cui la droga e il delirio d'onnipotenza bruciano i pochi neuroni rimasti intatti nella testa dei giovani i quali hanno di fronte un unica scelta: a quale clan appartenere.
Ed è una questione di denaro, non solo d'onore.
A parte le tematiche affrontate tutte straordinariamente importanti e necessarie Gomorra è un film che brilla di luce propria anche dal punto di vista squisitamente formale.
Garrone si allontana stilisticamente dalla classica estetica televisiva della docufiction o peggio della fiction televisiva di cui abbiamo ormai piene le tasche. Sceglie uno stile asciutto in cui attori professionisti e attori per caso si intersecano in maniera mirabile.
Sceglie di stare accuratamente a distanza dalle storie che racconta, si comporta come un cronista ma scava in profondità, il suo sguardo è quello di uno scienziato che studia un fenomeno che pur già noto sembra ancora meravigliarlo.
Da chirurgo provetto affonda il bisturi e sfronda, elimina tutto il lato folkloristico che pensiamo appartenga a Napoli e ai napoletani.
Anzi fa di più inserisce il folklore tipico partenopeo quasi come contrappunto per rendere ancora più selvaggiamente visonarie alcune sequenze, un modo di fare cinema che probabilmente in Italia ancora non s'era visto e per questo Gomorra assume importanza ancora maggiore.
E'un film pieno di omicidi, di morti ammazzati ma le sequenze in cui ci sono omicidi sono neutre nel loro orrore.Un semplice rapporto di causa effetto, la pallottola penetra e tu muori, così semplicemente , senza glamour, senza un fiato, senza quei rallenti o quegli altri mezzucci cinematografici utilizzati solo per enfatizzare l'avvenimento.
La morte non ha enfasi, né la richiede in questo pianeta sanguinario è solo routine, un lavoro come un altro.
Alcune sequenze sono straordinarie :mi preme ricordare quella :del cosiddetto imprenditore Toni Servillo che con tuta che lo fa sembrare astronauta passeggia in uno scenario lunare intriso di rifiuti tossici, la strage nel centro estetico all'inizio del film, i due ragazzi che provano le armi sparando all'impazzata prede di un delirio quasi parossistico.
Questo è un film fondamentale per le generazioni di cineasti a venire.
Dovrebbe essere celebrato adeguatamente.
Sinceramente avevo molto apprezzato L'imbalsamatore ma pensare che Garrone arrivasse a questi livelli era francamente poco prevedibile....
( VOTO : 10 / 10 )