Recita Google:
“Un cookie è un breve testo inviato al tuo browser da un sito web visitato. Consente al sito di memorizzare informazioni sulla tua visita, come la tua lingua preferita e altre impostazioni. Ciò può facilitare la tua visita successiva e aumentare l’utilità del sito a tuo favore. I cookie svolgono un ruolo importante. Senza di essi, l’utilizzo del Web sarebbe un’esperienza molto più frustrante.
I cookie vengono utilizzati per vari scopi. Li utilizziamo, ad esempio, per memorizzare le tue preferenze per SafeSearch, per rendere più pertinenti gli annunci che visualizzi, per contare il numero di visitatori che riceviamo su una pagina, per aiutarti a registrarti ai nostri servizi e per proteggere i tuoi dati.”
Peccato che tutto ciò sia perlopiù interferenza nella propria privacy.
I cookie vengono appiccicati dai siti che ospitano il programma di affiliazione Adsense in modo tale da rendere pertinente un annuncio pubblicitario e creare maggiore monetizzazione dello sponsor, di chi mette a disposizione un sito, e per ultimo dell’utente ignaro. Vengo inseriti da chi vuole sfruttare la nostra esperienza sul web per i propri fini, mica per i vostri (non crederete mica alla favoletta della web experience?!). Vengono usati dai proprietari dei siti per capire le vostre tendenze, la tipologia di visita e la pertinenza dei contenuti. Ma non per voi, per loro…
Un utente sa cosa vuola e se cerca un telefono, un viaggio o una lavatrice li cercherà quando lo desidera invece di “subire” consigli commerciali per gli acquisti. Questo è un modo per rendere giorno dopo giorno il web sempre meno libero ma condizionato da quelle campagne marketing che ci vogliono far arrivare dove desiderano, non dove vogliamo. Il web dovrebbe convergere verso la conoscenza non il consumismo.
Algoritmi saccenti
Google millanta privacy, invece ce la toglie. Ogni volta che visitiamo un sito web, cerchiamo immagini o cerchiamo delle località sulle mappe veniamo veicolati solo su certi risultati. In un certo modo come Facebook che ci fa vedere solo certi annunci o certe aggiornamenti di stato. Si accolllano la prerogativa di sapere quello che ci interessa per invogliare l’utilizzo di ADV.
La lingua preferita non dev’essere la propria ma quella propria del web. Questo significa “navigare”, trovarei su un sito italiano, per poi passare ad una americano o Giapponese. Il bello del web è questo, non avere confini territoriali, di conoscenza e di apertura mentale.
Google si permette di affermare che senza sarebbe una fruizione del web più frustrante, penso esattamente il contrario. Navigare in libertà senza pensa re per forza a dover acquistare o essere indirizzati verso i soliti interessi ì, questo dovrebbe essere il paradigma di un web libero, senza confini.
O meglio essere trasportati nelle pagine come lobotomizzati da Mister G?!
Saccenza oltreconfine nel afferamare che i cookie servono a proteggere i nostri dati ma questa è la tattica giusta: negare, negare sempre l’inverosibile che alla fine qualcuno lo convinci. Se avevamo voglia dei consigli per gli acquisti, allora avremmo acceso la TV!
Non smettere di cercare quello che cerchi altrimenti rischi di trovare quello che trovi…