Quando ero bimba, il rito del primo aprile non mi faceva impazzire. Tutt’altro.
Invecchiando, la voglia di inventarmi scherzi è andata aumentando, e confesso che se c’è l’occasione non mi sottraggo: vedi l’anno scorso, qui sul blog, lo scherzone “à la Scribacchina”, vittima il sempresolito Jaco Pastorius.
Oggi, un po’ in carenza di idee (e forse non troppo nel mood giusto), io stessa sono stata vittima di uno scherzo che oso definire geniale.
Apro il browser, visualizzo la solita pagina iniziale di Google e leggo in basso “Che strano odore, che cos’è? Scoprilo con Google Olezzo”:
La curiosità, si sa, è donna. Clicco e mi ritrovo sulla pagina di presentazione di questo innovativo applicativo Google:
Leggo con stupore la mirabolante presentazione:
“Che odore è?
- Google OlezzoBETA sfrutta tecnologie nuove ed esistenti per offrire l’esperienza olfattiva più intensa che sia oggi disponibile:
- I veicoli di Street Sense hanno inalato e indicizzato milioni di chilometri quadrati di atmosfera.
- La funzione di rilevamento dell’odore ambientale di Android raccoglie gli odori attraverso il sistema operativo mobile più sensibile al mondo.
- Compatibile con l’alta risoluzione di SMELLCD™ 1.8 e versioni successive per odori precisi e controllati.
E quando la ricerca può risultare maleodorante, c’è la funzione SafeSearch inclusa”.
Avendo un iPhone, per una frazione di secondo mi chiedo se la innovativa “funzione di rilevamento dell’odore ambientale di Android” sia stata sviluppata anche per Mac. La domanda svanisce dopo due secondi, il tempo di leggere subito sotto gli esempi di applicazione dello straordinario Google Olezzo: libri gratta e annusa, Foodle (?!?), AdScent Beta per le aziende… e qui qualcosa inizia a puzzare, stavolta sul serio.
AdScent… cioè? Al posto del click di AdWords (o di AdSense) ti viene fatturata (o pagata) l’annusata?…
Non ancora convinta di essere stata presa per i fondelli dal signor Google, clicco il tasto “Prova Google Olezzo Beta” (o Google Nose) e vedo in evidenza (oltre alla chiave di ricerca “lettiera sporca”) un riquadro dedicato al “Tovagliolo usato”, con tanto di definizione proveniente dal fornitissimo Google Aromabase: “Avanzo di sugo della pasta con un pezzo di broccolo che ti sei tolto dai denti”.
Chapeau, signor Google: un pesce d’aprile di quelli con la P maiuscola.
Che però mi ha lasciato con un certo amaro in bocca.
“Nel mondo frenetico in cui viviamo non sempre abbiamo il tempo di fermarci a sentire il profumo delle rose. Ora, con Google Olezzo Beta, le rose sono a portata di clic”.
Una cosa di una tristezza infinita.
Bisognerebbe sempre trovare il tempo, il coraggio e la voglia di fermarsi ad annusare il profumo delle rose.
Quelle vere.