di: http://www.huffingtonpost.it
Prendiamone dunque atto e tieniamoci alla larga, suggerisce Consumer Watchdog,l’organizzazione no-profit per consumatori. Sì, perché secondo la stessa ‘ammissione’ di Google, nel momento in cui decidiamo di aprire un account di posta con il colosso informatico, stiamo automaticamente sottoscrivendo che i nostri dispacci informatici vengano scansionatati dagli operatori della compagnia.
Secondo l’accusa, Google utilizza i dati ‘rubati’ dalle nostre email per realizzare pubblicità mirate e gli viene richiesto di svelare esattamente quali informazioni estrae. Ma, secondo il motore di ricerca, si tratta di normale amministrazione e, anzi, di procedure senza le quali non si potrebbero garantire nemmeno i servizi anti-spam e anti-virus. Per Google, che si rifa al caso Smith v. Maryland, del 1979, vale lo stesso principio secondo cui chi manda una lettera ad un collga di lavoro è consapevole che ad aprirla potrebbe essere l’assistente del mittente anziché il mittente stesso.
Ma secondo alcuni, quest’analogia non calza. John M. Simpson, direttore di Consumer Watchdog per la privacy, ad esempio, ribatte: “Quando invio una lettera mi aspetto che l’ufficio postale la recapiti in base all’indirizzo sulla busta. Non mi aspetto che il corriere la apra e la legga. Allo stesso modo, quando mando un’email, mi aspetto che venga recapitata al mittente indicato, in base all’indirizzo email; perché mai dovrei immaginarmi che venga intercettata da Google e letta?”.
E non è la prima volta che Google si trova nei guai per questioni legate alla privacy. Recentemente era stato indicato dal quotidiano britannico The Guardian come uno dei fornitori di informazioni alla NSA durante l’operazione PRISM, cosa che i due fondatori, Larry Page e Sergey Brin, hanno negato. A maggio, poi, Google aveva annunciato un nuovo software, il Policy Violation Checker, per spiare i dipendenti in ufficio e, qualora scrivano qualcosa di sconveniente, rivelarlo al boss.
Nel 2011 si era scontrato con la Federal Trade Commission per operazioni poco trasparenti durante il lancio di Google Buzz. Gmail, invece, era stata aspramente criticata fin dal lancio, nel 2004, quando avvocati e sostenitori della privacy avevano denunciato la pesante intromissione nella posta degli utenti al fine di sponsorizzare gli annunci mirati.