Questo accade con Gorbaciof, un film abbastanza ben scritto e ben girato ma che arriva poco oltre la sufficienza soltanto (o quasi) per merito di un fuoriclasse, l'immenso Toni Servillo. Mi sta venendo sempre di più la convinzione che alcuni giovani registi italiani semi-impegnati scrivano le sceneggiature PER Servillo. E' talmente straordinario l'eco de Le Conseguenze dell'amore che quasi quasi sta venendo fuori una specie di format, quello del film incentrato al 90% sull'attore napoletano, con ruoli che lo vedono impegnato in giri loschi, malavita, soldi sporchi e doppie vite. Le Conseguenze dell'amore, Gomorra, Una Vita tranquilla e Gorbaciof, il personaggio di Servillo presenta quasi sempre questi tratti comuni sopracitati.
Anche nel film di Incerti si ritrova ad interpretare Marino Pacileo (chiamato Gorbaciof per una vistosa voglia sulla fronte), un contabile del carcere di Poggioreale amante del gioco d'azzardo (soprattutto poker, ma anche videopoker, bingo e scommesse...) con una manina un pò troppo lunga, visti i soldi continuamente sottratti alle casse del carcere dove lavora. Come nel film di Sorrentino si troverà però ad avere a che fare con le conseguenze dell'amore, quello per una giovane cinese figlia del proprietario del ristorante dove nel retro va a giocare a poker.
E' un film sulla non comunicazione, sul non detto, sui silenzi. La prima frase compiuta che sentiamo dire da Gorbaciof arriva dopo oltre mezz'ora e non è un caso che anche il suo rapporto con la giovane cinese avvenga soltanto tramite gesta. E centrale è infatti il poker, il gioco dell'impassibilità e della non comunicazione, se non quella regolamentata, per eccellenza.
Ma è anche un film sulla solitudine e sul vuoto vivere. La routine dell'esistenza di Gorbaciof ci viene mostrata da Incerti in modo prepotente, reiterato. Sveglia, lavoro al carcere, mensa, partita a poker, autobus, ritorno a casa, il regista ci mostra intere giornate tutte uguali una all'altra, fino a che l'innamoramento non previsto sconvolgerà questa routine e la vita del protagonista.
Si ha la sensazione che senza Servillo il film sarebbe stato troppo piatto, privo di guizzi di sceneggiatura, quasi un compitino ben fatto e nulla più. Incerti sta addosso all'attore più che può, lo segue con la macchina da presa dapertutto, sembra non volerlo abbandonare nemmeno un secondo per non rischiare di sprofondare. E in effetti, da sola, la camminata che Servillo regala al suo personaggio vale più di parecchie scene madri di altri attori.
Particolare la scena straordinariamente kafkiana (quasi un omaggio a Il Processo direi) della riunione dei giudici. Buono il finale nell'automobile in quella che è forse la scena più riuscita dell'intero film. Non c'è possibilità d'amore in Gorbaciof, non c'è speranza, nessun futuro migliore. Perchè, quasi sempre, quando nella vita entri in una spirale puoi anche vedere la via d'uscita vicinissima ma poi, inevitabilmente, la spirale ti risucchierà dentro. E soccomberai. Gli occhi di Servillo nel finale sono l'ennesimo capolavoro di un attore che è nostro patrimonio, vero valore aggiunto di ogni progetto cui entra a far parte. Che Dio ce lo conservi.
(voto 6,5)