Gossip letterario dagli USA: plagio, questo (s)conosciuto!
Pubblicato da Alessandra Zengo Il Gossip piace. E piace molto anche agli sfigati che leggono libri (e non riviste scandalistiche!), ve lo posso assicurare. E' qualcosa di imprescindibile dall'attività umana e, in particolar modo, dalla blogosfera, dove con la scusa dell'anonimato graziosi signori tal dei tali si permettono di giudicare pesantemente le persone. Chiamasi, con un termine tecnico in uso di questi tempi, trollaggio. E' quello che è successo recentemente in America a seguito della vicenda di plagio che a travolto la famosissima YA blogger Christy di The Story Siren. E quando cade un leader ci si fionda sul suo cadavere per festeggiare. Quasi sempre. Non questa volta, o almeno non del tutto. Perchè l'intelligenza — sempre colpa sua! — di alcuni ha fatto si che la vittima diventasse la blogger plagiatrice e le carnefici le fashion bloggers che invece erano state plagiate e a cui era stato rubato il lavoro. Starete sicuramente pensando: la gente sta male. E vi rispondo: come non concordare? E' ormai una verità universalmente riconosciuta, e prima o poi qualche scrittore ci dedicherà un incipit, sicuro.Su Twitter si è scatenato l'inferno, a quanto pare, che ha coinvolto le tre fashion blogger plagiate. La popolarità di Christy ha amplificato la vicenda ed è stata per lei un'arma a doppio taglio. Sicuramente la vicenda non poteva passare sotto silenzio, data la levatura e la considerazione di questa blogger d'oltreoceano — una specie di guru letterario. Alcuni suoi accaniti followers, però, hanno diffamato e scritto messaggi pesanti e velenosi — per usare un eufemismo— alle ragazze plagiate, prendendo come scusante il fatto che i loro blog non fossero i migliori nel settore della moda. E' forse una giustificazione? E da quando? Giusto per sapere. Se il mio blog fa schifo, o comunque non è uno dei big, allora può essere plagiato? Non credo proprio. E, anzi, anche solo il fatto che venga presa in considerazione l'ipotesi fa rabbrividire.
The Story Siren is, at this point, somewhat irreplaceable. Così esordisce il blog Cuddlebuggery che, come molti altri (anche dei big come Dear Author), ha parlato di questa vicenda che ha colpito tutta la blogosfera americana. Continua così, mettendo in luce un punto importante della vicenda, che forse ad alcuni è sfuggito:
There is nothing to be gained by standing up to The Story Siren. Authors and Publishers will miss out on the exposure if they do. Many, many book bloggers are standing behind her – in some part because they benefit in their own exposure, industry contacts etc, in doing so. Those that do stand up to her, are not well-organized or being led by any party in particular and so have no focal crusade. By standing up for what’s right you lose: blogging contacts, publishing contacts, alienate audiences, miss out on the benefits of some blog hops and memes and any other benefits a powerful blogging ally might give you. But the evidence is quite clear. The Story Siren stole content from other bloggers and benefited greatly from that content. We are the bad guys because we are supporting theft of content, and enabling a blogger who, rightly, should be condemned – because we will benefit from that.
Ed ecco spiegato il motivo: l'interesse personale. What else? La causa di tutti i mali dei blogger, o quasi. Senza un'etica e senza una regolamentazione seria come chiede il ministro Severino da qualche giorno (domanda: i blogger e la liertà d'espressione fanno così paura?). Stavo giusto preparando un post sui blogger— con una piccola inchiestina che coinvolgerà anche gli addetti ai lavori, giusto per non sentire sempre le solite opinioni — che mi capita a fagiolo questa vicenda. Ho deciso di parlarne non perchè mi interessi il gossip straniero (abbiamo già tanto di cui parlare in Italia!), non perchè sono una fan di The Story Siren (si trovano siti con recensioni migliori in giro) e nemmeno per infierire (alle 5 della mattina sono ancora mezzo-addormentata), ma perchè è una triste vicenda che ricorda molto da vicino i casi di plagio avvenuti anche in Italia e che diventano sempre più frequenti.
E maggiore è la frequenza del plagio, minore sarà la considerazione che si darà alla gravità del "furto intellettuale". Questo è il VERO e REALE problema. Ma come sempre l'onestà intellettuale scarseggia e, anche di fronte all'evidenza dei fatti, si nega. Negare sempre, questo l'imperativo quando si viene colti in fallo. Perchè negare è qualcosa di istintuale, di non programmato, ci viene naturale come respirare. E anche quando le scuse arrivano, arrivano parzialmente nascoste da un fioco "I didn't know" che non regge e non convince. Nell'ultimo suo post riguardo al plagio, Christy scrive così:
When I first received the allegations of plagiarism, I was presented with the information and could not deny the facts. While the content was not identical the subject matter was. I thought only content could be plagiarized. Changing a few a words around with a thesaurus, or simple copying and pasting content. It seems as though taking a general topic and rewriting it is plagiarism. That is simply my own ignorance on the matter, and I should have known better. It was a confusion of inspiration and plagiarism on my part. I am not denying my actions. I was in the wrong. I read a post, I thought it was interesting and wanted to make it into something that would be relevant for book blogging.Wrong! Christy sapeva benissimo che il plagio non era solo il famoso copia/incolla, di cui noi blogger italiani siamo sfortunatamente molto consapevoli, perché ci aveva proprio dedicato un articolo nell'aprile 2010. Articolo prontamente rimosso a seguito dello "scandalo" ma che potete leggere nell'archivio online: QUI.
Plagiarism is wrong. No matter how you look at it. There is no excuse... “I didn’t know.... I didn’t mean to... I did it subconsciously.” No, you didn’t. You did know and you did mean to. Plagiarism isn’t just copying and pasting word for word and passing it off as your own. It can be taking someones work and changing around the sentence structure, getting out your thesaurus and changing a few words here and there... basically taking the central idea tweaking it and passing it off as your own work.Non molto corretto difendersi trincerandosi dietro una presunta ignoranza (inesistente), non credete?
Grazie a questa vicenda ho avuto modo di parlare del plagio, un'azione sempre più frequente che molti blogger si trovano a dover contrastare. Ma senza i mezzi adeguati dato che blogger, per esempio, non da la possibilità di segnalare un sito plagiatore. Nascono siti appositamente creati per COPIARE. Proprio recentemente era stato scoperto da alcune blogger un blog neonato che aveva plagiato moltissimi blog letterari noti, quasi nessun contenuto presente all'interno era autentico. Ora, qualcuno me ne spieghi il senso. Ma il plagio non si riduce solo ad anteprime e recensioni complete— com'è già successo in passato— ma anche a paragrafi, frasi etc. Molte volte si soprassiede, data la frequenza con cui succede, per non far nascere un polverone, ma la cosa irrita e fa incazzare chi mette impegno nel lavoro che svolge.
Voi cosa ne pensate?