Il discorso di Silvio Berlusconi sulla situazione economica del paese pronunciato alla Camera dei deputati il 3 agosto 2011
Signor Presidente, onorevoli deputati,
sono qui per fare il punto sulla situazione economica italiana, sulle conseguenze della crisi internazionale e sulle decisioni che il Governo ha assunto e che intende assumere.
È a tutti chiaro che i problemi e l’emergenza che in queste ultime settimane abbiamo dovuto affrontare sono la diretta conseguenza di una crisi di fiducia che scuote i mercati internazionali e non accenna a placarsi, tanto per le incertezze sull’euro, quanto per la spinta della speculazione finanziaria. Tale crisi deve essere fronteggiata con fermezza e coerenza senza inseguire i nervosismi del mercato, finendo così con l’annientarli.
Il nostro Paese ha un sistema politico solido, che si è dimostrato capace, con il concorso responsabile dell’opposizione, di approvare in soli tre giorni una manovra di quasi 80 miliardi di euro, raccogliendo l’invito alla coesione nazionale del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Abbiamo fondamentali economici solidi. Le nostre banche sono liquide, solvibili e hanno superato agevolmente gli stress test europei, abbiamo anche registrato segnali significativi di ripresa, pur in una congiuntura altalenante. Nel mese di luglio si è registrata una decisa diminuzione – pari al 28,8 per cento – delle ore complessivamente autorizzate della Cassa integrazione guadagni rispetto a quelle dello stesso mese di un anno fa. Non è venuta meno, quindi, la voglia di fare impresa, la voglia di investire e di superare le criticità che permangono nel nostro Paese.
Il Governo e la sua maggioranza hanno approvato il 6 luglio una manovra economica diretta ad assicurare, attraverso provvedimenti adottati nell’immediato, l’obiettivo del pareggio di bilancio entro il 2014, condizione che determinerà la conseguente stabilizzazione strutturale del debito e la sua progressiva diminuzione in rapporto al PIL. Questa manovra è stata concepita in coerenza con gli obiettivi fissati in sede europea ed è stata giudicata adeguata e sufficiente dall’Europa e da tutti gli osservatori internazionali anche relativamente alla tempistica.
Anche questa mattina il presidente dell’Eurogruppo, Juncker, e poi successivamente il commissario europeo agli affari economici, Rehn, hanno confermato al Ministro Tremonti il loro apprezzamento e la loro fiducia su questa manovra ed anch’io successivamente ho tenuto una lunga conversazione con il Presidente del Consiglio europeo, H. Van Rompuy, che mi ha telefonato dopo il Consiglio dei ministri.
Desidero quindi approfondire l’analisi della situazione per cui oggi siamo qui, a cominciare dall’andamento dei mercati finanziari. Ovunque è aumentata l’incertezza sull’intensità della crescita nel mondo, in particolare negli Stati Uniti e nel Giappone. Anche la robusta attività produttiva dei Paesi emergenti tende a rallentare.
Negli Stati Uniti le difficoltà di raggiungere un accordo sull’innalzamento del limite del debito pubblico ed evitare così il rischio di default hanno indotto una ricomposizione dei portafogli degli investitori in favore degli investimenti a breve termine. L’accordo bipartisan tra democratici e repubblicani che è stato raggiunto non pare aver ridotto le tensioni internazionali.
Le turbolenze sui mercati finanziari hanno tratto alimento anche dalla percezione di un’eccessiva lentezza nella reazione delle autorità dell’Unione europea alla crisi del debito sovrano innescata dalla situazione greca. Il 21 luglio scorso il Consiglio europeo ha approvato un nuovo programma di assistenza per la Grecia, programma volto ad assicurarne pienamente le esigenze di finanziamento e a migliorarne radicalmente la sostenibilità del debito, con tassi di interesse più bassi, con scadenze più lunghe e con il coinvolgimento – su cui si è accesa una grande discussione – del settore privato. Il Consiglio ha anche ampliato la capacità del Fondo europeo di stabilità finanziaria di intervenire nella gestione delle crisi con maggiore flessibilità e con maggiore forza economica.
Sono decisioni importanti, di grande portata, anche se i mercati non hanno riflettuto e non riflettono ancora l’importanza di questi interventi che sono stati deliberati. È quindi essenziale dare certezza ai mercati definendo con fierezza tempi, strumenti e risorse negli interventi previsti.
I rischi di contagio influenzano le scelte degli investitori istituzionali europei orientandoli in favore delle attività ritenute meno rischiose, in primo luogo i titoli pubblici tedeschi a scapito del debito sovrano dei titoli degli altri Paesi. Le tensioni si sono estese al nostro Paese ma non solo, problemi analoghi sono avvertiti – come sapete – anche in molti altri Paesi dell’area dell’euro. Queste tensioni hanno elevato il differenziale fra il rendimento dei buoni del tesoro decennali e quelli del corrispondente titolo tedesco fino ai massimi storici da quando è partita l’unione monetaria. In occasione degli ultimi collocamenti di titoli pubblici i rendimenti sono saliti di oltre un punto percentuale.
Come spesso accade nelle crisi di fiducia, i mercati tuttavia non valutano correttamente il merito di credito; le valutazione degli investitori sui nostri titoli non tengono nel giusto conto la solidità del nostro sistema bancario, la salda posizione patrimoniale delle nostre famiglie e delle nostre imprese, il contenuto indebitamento estero del Paese, l’assenza di squilibri nel settore immobiliare e la prudenza seguita nella conduzione Pag. 30della politica di bilancio durante la crisi. Si tratta di punti di forza che in più di un’occasione hanno spinto le autorità europee a considerare l’Italia in condizioni di assoluta sicurezza. Lo ha riconosciuto poco tempo fa anche il Presidente della Commissione europea Barroso che ha definito «chiaramente ingiustificate» le pressioni sul nostro mercato.
Le nostre banche hanno superato con le loro sole forze la crisi finanziaria, hanno assorbito le ingenti perdite sui crediti provocate dalla profonda recessione dell’economia reale, nei mesi scorsi hanno fatto ricorso con tempestività al mercato dei capitali dotandosi delle risorse patrimoniali necessarie a fronteggiare anche eventi particolarmente sfavorevoli e hanno superato gli stress test condotti a livello europeo. Anche la raccolta obbligazionaria effettuata sui mercati internazionali nei primi mesi del 2011 è stata cospicua ed anche sufficiente a far fronte al rimborso dei titoli nell’intero anno.
Le banche italiane dunque si presentano oggi ben capitalizzate, in grado di sostenere la ripresa dell’economia, in grado di soddisfare le esigenze finanziarie di famiglie e di imprese, ed anche per questo motivo da noi la crescita del credito al settore privato è attualmente superiore a quella che avviene negli altri Paesi. Il saldo radicamento sul territorio ha consentito di espandere la raccolta presso le famiglie sotto forma sia di depositi sia di obbligazioni. La redditività, già in miglioramento, beneficerà dell’espansione dei prestiti, beneficerà del miglioramento della qualità del credito e beneficerà del contenimento dei costi perseguito dalla quasi totalità degli istituti bancari.
I ribassi dei corsi azionari delle nostre banche che si stanno verificando sono assolutamente eccessivi. Per i maggiori istituti i valori di mercato sono oggi di gran lunga inferiori ai valori di bilancio. Anche il settore privato italiano – le famiglie e le imprese – è caratterizzato da condizioni finanziarie solide. Le famiglie sono contraddistinte dal più basso indebitamento in rapporto al PIL tra i maggiori Paesi, con un valore pari a meno della metà di quelli del Regno Unito e degli Stati Uniti e tre quarti di quello della Germania. La loro ricchezza finanziaria è particolarmente elevata nel confronto internazionale. Anche i debiti delle nostre imprese sono assolutamente contenuti in rapporto al loro fatturato. Se al nostro deficit pubblico aggiungessimo il sistema dei risparmi e dei debiti delle famiglie e delle imprese italiane saliremmo immediatamente al secondo posto in Europa, immediatamente dopo la Germania e prima di Svezia, Gran Bretagna e Francia. Ma veniamo al nostro debito pubblico: dopo lo scoppio della crisi l’evoluzione dei nostri conti pubblici è risultata nell’insieme più favorevole di quella di gran parte dei Paesi avanzati. Con la recessione anche la situazione del nostro bilancio era peggiorata. Nel 2009 il deficit aveva superato il 5 per cento del PIL, un valore però inferiore, in certi casi molto inferiore, a quello registrato negli altri Paesi dell’area. Con la ripresa dell’attività economica e grazie alla nostra azione di finanza pubblica, i conti sono migliorati.
Nel 2010 l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche è sceso di quasi un punto percentuale sempre in rapporto al PIL e il disavanzo primario si è sostanzialmente annullato. Il deficit di bilancio è risultato meno ampio di quanto avevamo prudenzialmente indicato come nostro obiettivo, che era il 5 per cento. Ancora una volta è risultato significativamente più basso di quello degli altri Paesi dell’area dell’euro, che si è collocato al 6,3 per cento. Il sentiero di riduzione del deficit concordato in sede europea viene percorso di fatto più rapidamente. Quello che ci chiedono è quello che cercheremo di fare. Stati Uniti, Gran Bretagna e Giappone hanno registrato disavanzi compresi tra il 9 e l’11 per cento del PIL. Noi nel maggio scorso abbiamo definito la manovra di bilancio per il triennio 2010-2012, volta a condurre il disavanzo al 3,9 per cento del PIL quest’anno, al 2,7 per cento del PIL l’anno prossimo, in linea con il piano concordato in sede europea per il rientro dalla situazione del disavanzo eccessivo. I dati relativi al fabbisogno del settore statale per i primi sette mesi di quest’anno sono coerenti con l’obiettivo che ci siamo posti. Con il decreto-legge manovra il Consiglio dei ministri ha approvato un percorso di finanza pubblica che porterà al pareggio di bilancio entro il 2014.
Le misure del decreto-legge sono state ulteriormente rafforzate nel corso dell’iter parlamentare di conversione in legge. Questi interventi ci consentiranno di avviare una rapida riduzione del peso del debito pubblico in rapporto al PIL, cioè sotto il 113 per cento nel 2014, cioè sette punti in meno di quanto registrato nel 2010. Con il collegamento fin dal 2013 dell’età di pensionamento all’andamento delle aspettative di vita e con gli altri interventi in materia di previdenza, abbiamo ulteriormente rafforzato la solidità dei conti pubblici nei prossimi decenni. Le riforme introdotte negli ultimi anni pongono l’Italia tra i Paesi europei in cui la pressione esercitata dai regimi previdenziali sui conti pubblici sarà la più contenuta. Il nostro sistema di pensioni è stato apprezzato ed è stato anche giudicato come un esempio da seguire nella riforma degli altri sistemi europei. Quindi, non abbiamo fatto poco, sappiamo di certo che c’è ancora molto da fare. Lo sforzo di contenimento della spesa deve fondarsi sempre più su efficaci procedure di spending review, che rendono strutturali i risparmi di spesa.
Occorre anche un piano di azione immediata che risponda allo sviluppo dei mercati. Dobbiamo considerare interventi che sostanzialmente azzerino il fabbisogno finanziario nell’ultima parte dell’anno. Questo sforzo dovrà integrarsi con il crescente decentramento delle decisioni, che è previsto dal federalismo fiscale.
Dobbiamo migliorare la qualità dei servizi pubblici e della regolamentazione, che sempre più incidono sulla nostra capacità competitiva e sulle nostre prospettive di crescita. Dobbiamo, infine, liberare maggiori risorse per gli investimenti, chiamando alla collaborazione anche gli investitori privati.
È quindi essenziale che Governo e Parlamento attuino in tempi brevi la delega fiscale e assistenziale, definendo un regime di tassazione che modernizzi l’Italia e sia più favorevole alle famiglie, al lavoro e all’impresa. Ma, certamente, è la crescita l’obiettivo essenziale. In questa ottica, il Comitato interministeriale per la programmazione economica, il CIPE, ha questa mattina dato concretezza al Piano per il sud, con la destinazione immediata di 7,4 miliardi di euro per la realizzazione di circa 130 interventi che rilanceranno l’economia del Mezzogiorno.
Questa mattina ho anche firmato due decreti: il primo istituisce la commissione governativa, affidata all’autorevole guida del presidente dell’ISTAT, che fornirà le informazioni necessarie per procedere al livellamento retributivo dei titolari di cariche elettive e dei vertici delle amministrazioni italiane rispetto agli standard europei .Il secondo decreto definisce modalità e limiti di utilizzo delle auto di servizio, le cosiddette «auto blu», al fine di ridurne numero e costo. Per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati, nell’incontro che avremo domani con le forze sociali il Governo proporrà una collaborazione per la stabilità, per la crescita e per la coesione sociale, che dovrà accompagnare il Programma di stabilità e il Piano nazionale di riforme presentati a Bruxelles nel maggio scorso.
La crescita dell’economia e dell’occupazione è la conseguenza, soprattutto, della positiva convergenza dei comportamenti responsabili degli attori istituzionali, economici e sociali. Per questo, ci adopereremo per un’intesa tra Governo e organizzazioni rappresentative dell’impresa e del lavoro sui modi con i quali realizzare un’efficace unità di intenti. Questo confronto dovrebbe riguardare, in particolare, quattro punti: la gestione della manovra e dei provvedimenti per lo sviluppo, gli investimenti nelle infrastrutture, il ruolo delle banche, e quindi dei finanziamenti alle imprese, e le relazioni industriali tanto nel settore privato quanto nel settore pubblico.
L’emergenza della situazione finanziaria ed economica descritta ci impone, come ho già detto, di dare una risposta ancor più forte, immediata e visibile sul piano dell’impegno per la crescita, che renderà credibile e sostenibile il piano di stabilizzazione finanziaria. Nel merito, desidero anticipare al Parlamento i temi del confronto con le parti sociali. La gestione della manovra riguarda tanto le misure approvate che quelle da approvare, attraverso il disegno di legge delega di riforma del sistema fiscale e assistenziale.
Il monitoraggio congiunto degli investimenti infrastrutturali consentirà di verificare tempi e modi dell’effettivo trasferimento di risorse pubbliche, consentirà di controllare la spesa effettiva dei concessionari e licenziatari di servizi nazionali di pubblica utilità, a partire dalle nuove reti di telecomunicazione, consentirà di verificare l’efficacia delle misure rivolte ad accelerare i procedimenti di esecuzione, consentirà di rimuovere insieme le strozzature che rallentano l’esecuzione delle opere.
Il ruolo delle banche e della finanza di impresa è ancor più necessario in un contesto di prolungata difficoltà per molte attività produttive. Oltre alle intese tra banche e associazioni di imprese per garantire la necessaria liquidità, Governo e parti sociali verificheranno tempi e modi di operatività dei nuovi strumenti di sostegno finanziario alle imprese.
Le relazioni industriali, soprattutto in un Paese che ha conosciuto elevati livelli di conflittualità sociale, costituiscono uno strumento fondamentale per attrarre investimenti quando garantiscono un’adeguata produttività attraverso la piena utilizzazione degli impianti e la tregua sociale. Il Governo ha da tempo proposto alla valutazione delle parti sociali una bozza di riforma dello statuto dei lavoratori, che abbiamo voluto chiamare statuto dei lavori. È giunto il momento di verificarne il grado di consenso per procedere all’esame parlamentare.
Lo sviluppo della contrattazione territoriale o aziendale è, altresì, sostenuto dalla proroga della detassazione e della decontribuzione degli incrementi retributivi che genera. Al tempo stesso, il Governo garantisce, anche per il prossimo anno, un’adeguata dotazione di risorse per gli ammortizzatori sociali che dovremo, ancora più, collegare con le attività di ricollocamento dei lavoratori. Le nuove norme in materia di pubblico impiego incentivano interventi di razionalizzazione e riqualificazione delle amministrazioni pubbliche, garantendo incrementi retributivi legati alla produttività individuale e collettiva, sempre attraverso la contrattazione.
Non intendo, naturalmente, sorvolare sui costi della politica di cui si fa un gran parlare. Cerco di farlo senza demagogia. Sulla base di quanto previsto dal decreto-legge «manovra», il Governo agirà per contenere tutti gli emolumenti delle alte professionalità pubbliche, elettive e non, riconducendole ai valori medi europei. Inoltre, il Governo, attraverso la riorganizzazione delle province, connessa con la diffusa aggregazione delle funzioni fondamentali dei comuni, già prevista dal decreto sul federalismo municipale, potrà pervenire ad un ulteriore contenimento della pressione fiscale e ad una ben maggiore efficienza nella gestione dei servizi locali.
Sapete tutti, del resto, che il Consiglio dei ministri ha già approvato la riforma costituzionale che porterà a dimezzare il numero dei parlamentari e a contenere i tempi e i costi dell’attività legislativa. A questo proposito, una riforma che certamente si impone, e voi siete i primi a saperlo, è quella dei Regolamenti parlamentari . Sarà possibile anche compiere una verifica congiunta sulla ragione di essere di società ed enti dello Stato, chiedendo la stessa riflessione in ciascuna dimensione regionale, con lo scopo di procedere a liquidazione o fusione.
Onorevoli colleghi, prima di concludere vorrei ricordare che la crisi finanziaria ha colto il nostro apparato produttivo nel corso di un processo di adattamento alle nuove tecnologie ed alla globalizzazione. Ne ha risentito la crescita, da tempo meno intensa di quella degli altri Paesi dell’area dell’euro, per effetto delle pesanti eredità del passato e per effetto dei nodi strutturali, che conosciamo bene, che frenano il nostro sviluppo.
Prima con il decreto sviluppo e poi con la manovra di bilancio triennale il Governo, coerentemente con quanto fatto fin dal 2008, ha introdotto ventisette misure concrete per sostenere la crescita economica del Paese: quattro relative alla fiscalità di vantaggio per imprese e cittadini, cinque in materia di semplificazione e liberalizzazione, quattro per aumentare l’efficienza della giustizia, ben undici di incentivazione al sistema produttivo, tre di valorizzazione del capitale umano. A questo riguardo, mi preme sottolineare le misure che riconoscono un credito di imposta a favore delle imprese che investono in ricerca scientifica e una tassazione secca del 5 per cento, l’aliquota più bassa d’Europa, a favore delle imprese guidate da giovani sotto i 35 anni. Il Governo si è fortemente, direi quotidianamente, impegnato anche per la soluzione delle crisi aziendali.
Solo negli ultimi otto mesi sono state risolte ben trenta vertenze. Grazie all’azione del Governo, alla voglia e alla capacità di reagire del tessuto imprenditoriale italiano e alla stretta collaborazione con i sindacati siamo riusciti a garantire un futuro stabile e produttivo a tante aziende e a tante famiglie.
Restare al fianco di chi lavora e produce è uno dei modi più efficaci che abbiamo per contrastare la crisi. Continueremo a lavorare su questo fronte difficile e molto impegnativo, consapevoli che la difesa e l’innovazione del nostro apparato produttivo sono fondamentali per la ripresa economica del Paese. La nostra economia, dunque, è vitale, forte della capacità innovativa degli imprenditori e del senso di responsabilità delle parti sociali che si è riflesso anche nel loro recente appello sulla necessità di accelerare l’azione di rilancio della crescita. Ricordiamolo a noi stessi e a tutti: il Paese è economicamente e finanziariamente solido. Nei momenti difficili sa essere coeso e sa affrontare le difficoltà.
Il Governo e il Parlamento agiranno – mi auguro – con un ampio consenso politico-sociale per affrontare ogni minaccia alla nostra stabilità finanziaria. Oggi più che mai dobbiamo agire tutti insieme. Raccolgo con convinzione l’invito alla coesione nazionale, che il Presidente Napolitano ha sollecitato più volte, un monito saggio che faccio mio. Tutti hanno il dovere di rimboccarsi le maniche. Il nostro dovere, quale che sia la nostra collocazione politica, è di operare per il bene dell’Italia e per costruire la ripresa dell’economia, facendo ciascuno la propria parte e ricordando che la stabilità politica è da sempre l’arma vincente contro la speculazione.
Onorevoli colleghi, in conclusione, nessuno nega la crisi, tutti dobbiamo lavorare per superarla . (…)State ascoltando un imprenditore che ha tre aziende in borsa (…) e che, quindi, è nella trincea finanziaria, consapevole ogni giorno di quello che accade sul mercato .Ciascuno deve fare la propria parte.
Non chiedo alle opposizione di condividere il nostro programma, ma auspico vivamente che possano contribuire con le loro idee e con le loro proposte a fare emergere sempre di più ciò che serve al Paese. Auspico, cioè, che le opposizioni facciano ciò che sono state chiamate a fare, ma lo facciano senza mai perdere di vista il comune obiettivo, perché comune sono certo che sia l’obiettivo di portare l’Italia fuori da questa crisi, che non è italiana, ma è planetaria.
Assicuro che il Governo non resterà sordo alle vostre proposte, non resterà sordo alle vostre idee quando esse saranno animate da questo spirito patriottico. Al Governo spetterà di fare per intero il proprio compito di completare il proprio lavoro, un lavoro cui gli italiani ci hanno chiamato nel 2008 e che completeremo nel 2013, quando ci sottoporremo nuovamente al loro giudizio, con la serena coscienza di chi ha fatto tutto il possibile per il proprio Paese in anni così difficili.
Nei venti mesi che ci separano da quell’appuntamento il Governo farà il Governo. Completerà il percorso delle riforme già all’attenzione del Parlamento – e tutti sappiamo che sono estremamente importanti per la modernizzazione del Paese -, rafforzerà sempre di più il rapporto con le parti sociali e proporrà un’agenda di interventi per sostenere la crescita e lo sviluppo economico dell’Italia.
Agli italiani diciamo che il Governo è pronto a fare fino in fondo la sua parte. Abbiamo la maggioranza parlamentare, abbiamo una forte determinazione, abbiamo la piena consapevolezza delle responsabilità e dell’impegno che ci attendono e il desiderio profondo e sincero di consegnare agli italiani, fra due anni, un Paese più forte e più sicuro di sé.
È una sfida difficile ma gli italiani meritano che venga giocata fino in fondo con tutte le nostre forze e siamo convinti che sapremo essere, tutti insieme, all’altezza di questa sfida.